“La realtà mi sta addosso. Come un cappotto stretto. Pruriginoso, soffocante. Non c’è verso di starne fuori. Tutta attorno, adesa alla pelle, mi fiacca e mi stordisce. Ovunque mi giri, guardi, ascolti, immagini anche: realtà. Tutta attorno. […] Non è facile, nasci, e tutto è già, ti coglie impreparato, come un’imboscata. […] L’esserci cresciuto dentro, null’altro che realtà. […] La realtà è una mostruosità, creata da un mostro che mostra tutta la sua mostrificità, mostrandoci tramite essa il suo infimo sogno mostruoso, mostrificando tutto. Tutto ciò che chiamiamo realtà”.
Inizia così, giocando in modo surreale con la parola ‘realtà’, “L’ettere dal Dietromondo”, ultima opera letteraria dello scrittore Silvano Scaruffi. Cinquanta lettere in stile surreale, più “una teoria elaborata da due fisici sulla quale si basa l’intera struttura del romanzo”. “Forse, l’idea di fondo - spiega l’autore -, è che il pensiero umano non è solo uno scoccare di scintille tra due neuroni, ma una vera e propria onda che deforma le membrane dendritiche ogni volta che le investe. Il pensiero è un’onda che interagisce con un particolare tipo di realtà, la realtà compenetrata”. E nella narrazione si trova un po' di tutto: “amore, picchi, voragini, alieni, viaggi, psichedelia, oscurità e luce radiante. Tutto quello che c’è nelle storie che capitano ogni giorno, a ogni ora, appena fuori da ogni finestra di qualunque casa”.
Autore inquieto e in costante ricerca, come lo definisce il glottologo Daniele Vitali, che intravede “radici profonde sulla montagna ligonchiese, il cui linguaggio percola sullo sfondo di questo romanzo irrealmente reale. È anche autore di testi interamente dialettali, risultato non trascurabile, specie così lontano dai grandi centri di pianura.”
Per lo scrittore Riccardo Finelli Scaruffi è “l’inventore di un genere letterario: la fantascienza selvatica. Quel mondo alieno celato nelle pieghe quotidiane di paesaggi e personaggi aspri, solo all’apparenza conosciuti”.
Per Maico Morellini, vincitore del Premio Urania, “Philip K. Dick esplorava realtà alternative: Scaruffi ne crea di nuove. Forgia realtà compenetrate tessute intorno a un mosaico di vite vissute, temute e sperate.”
Alessio Serafini, fisico teorico presso la University College of London, afferma: “Era dai tempi di Michelson e Morley che nessuno si occupava più d’ettere. E invece per fortuna Scaruffi non ha paura di farlo. Perché bisogna pur etterci, delle volte!”.
Per Andrea Gibertoni, curatore della collana ‘Strane visioni’ (Edizioni Hypnos), “la più grande dote di Silvano” è “la capacità di saper prendere per mano chiunque e farlo entrare in due minuti nel cuore delle sue allucinazioni e allucinate narrazioni; mostrando che anche in un bosco o nelle antiche vie di un borgo appenninico possono accadere cose meravigliose, assurde e inspiegabili.”
“‘L’ettere dal Dietromondo’ - commenta Francesca Costantino, agente letterario -, è uno di quei libri di cui non si vuole e non si può interrompere la lettura. Disturbante, perturbante, carismatico. Miscela sapientemente cultura pop, filosofia e fantascienza con una fluidità di intenti uniche. A livello personale, posso dire che, arrivata all’ultima pagina, il mio unico pensiero è stato: ‘Ne voglio ancora’”.
Scaruffi vive a Ligonchio, in fondo al paese. Scrive romanzi e altre cose. Delle volte, lo chiamano a leggere in giro le cose che scrive. Ma lui non ci va mica sempre. Ha pubblicato: “La fossa del malcontagio” (Elytra), “Come morire prima di aprire un negozio di surf” (Tanit), “Un problema di creature mannare a Ligonchio” (AbaoAqu), “Le pecore si contano a Maggio” (AbaoAqu), “Gli alieni non hanno le antenne” (AbaoAqu) e “L’incantatrice di vermi” (AbaoAqu).
“L’ettere dal Dietromondo” è stato pubblicato dalla casa editrice “Industria&Letteratura” nella collana “Pianeti erranti” curata da Federico Nobili.
“So di un posto. C’è un morto, morto ammazzato in quel posto. Un posto tra gli alberi in salita, e quando ci stai per arrivare, ansimando e arrampicando a testa bassa, per prima cosa vedrai spuntare un piede. C’è un morto là, garantito, l’ho già detto. Chi sia stato io non lo so, non lo so e non lo voglio sapere. Sta lì da giorni. Morto stecchito. Guardalo bene, ti aiuterà a sbarcare in un nuovo formato di realtà: il formato della disillusione.” (Dalla quarta di copertina)