A Castelnovo Monti riprendono, al Teatro Bismantova, gli appuntamenti che andranno avanti fino a primavera, con il ciclo di conferenze de La Lanterna di Diogene.
La prima sarà il 14 gennaio, alle 16.30: un incontro sulla canalizzazione del Secchia durante il Medioevo e dell'uso della sua energia nell'economia preindustriale, ma anche di come, durante il Novecento, si sia scelto di abbandonarla a favore della cementificazione.
Ne parlerà Maria Assunta Ferretti, docente alle scuole superiori reggiane, in dialogo e confronto con Anna Marconi. Quello dell'approvvigionamento idrico era un problema conosciuto per la città di Reggio, che si presentava nel duplice aspetto del rifornimento del centro e del deflusso urbano delle acque verso la bassa, che si perdevano ben prima di immettersi nel Po, creando così ampie zone palustri e malsane. All'età comunale risalgono i primi importanti interventi di regimentazione delle acque piovane e di canalizzazione, opere di notevole portata, che tuttavia non avevano prodotto esiti pienamente soddisfacenti. Il canale Secchia, infatti, che pure era stato scavato già alla fine del XII secolo per convogliare in città le acque dell'unico vero fiume della regione, così da sottrarre Reggio ai capricci del Crostolo e del suo irregolare regime torrentizio, non si era rivelato in grado di assicurare la continuità sperata negli approvvigionamenti della città.
Questi e altri aspetti storici saranno analizzati nel corso dell’incontro di sabato pomeriggio. Gli appuntamenti con La lanterna di Diogene proseguiranno poi l’11 febbraio, con la scrittrice Normanna Albertini che parlerà di “Donne di montagna e orizzonti”, sulle figure femminili come primo baluardo della Resistenza e non solo; il 4 marzo invece si parlerà dello “Stregone della Canalaccia”, personaggio considerato ribelle dagli occhi dei moderni, con il professor Roberto Baldini e con Cesare Gigli. Lo Stregone della Canalaccia fu un guaritore la cui fama si diffuse negli Appennini modenese, reggiano e lucchese, ma anche all’estero. Il suo nome era Giuseppe Silvio Tazzioli ed operò principalmente proprio alla Canalaccia di Piandelagotti, in provincia di Modena.