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Appennino senza neve, Legambiente: “La Regione sottovaluta il cambiamento climatico”

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Legambiente commenta la notizia che la Giunta Regionale, a nome del presidente Bonaccini e dell'assessore Corsini, starebbero per chiedere un confronto col Governo sul tema della crisi della neve nelle stazioni Appenniniche.

“Una notizia che lascia sgomenti per la mancanza di prospettive per la montagna – si legge nella nota -  e l'assenza di strategie a lungo termine di adattamento al cambiamento climatico. Ci saremmo aspettati l'attestazione di una crisi irreversibile e della necessità di investimenti turistici di altro tipo. Invece tra le proposte che avanza la nostra Regione purtroppo non c'è traccia di un'idea di ripensamento del modello turistico attuale, basato sugli impianti di risalita, ma anzi si parla addirittura di nuove tecnologie per mantenere la neve artificiale anche con temperature più elevate!”.

Secondo Legambiente “si tratta evidentemente di una completa sottovalutazione degli impatti veri del cambiamento climatico e del fatto che la situazione di quest'anno non può che diventare una costante, con temperature sempre più in crescita. Dunque un trend che mette il settore turistico di fronte alla necessità di cambiare l’offerta invernale, non di inseguire presunte soluzioni tecnologiche fallimentari, sovvenzionate con soldi pubblici”.

“Se è giusto e necessario supportare le aree fragili dell'Appennino – continua - non è certo utile continuare ad alimentare l'illusione di poter prolungare un modello senza futuro. Gli impianti di innevamento artificiale sono energivori, richiedono grandi quantitativi di acqua – ricordiamo che l’AIPO proprio ieri testimoniava una carenza di acqua rispetto al necessario di almeno il 40% ancora adesso nonostante le precipitazioni degli scorsi mesi – e producono una neve molto compatta dannosa per la biodiversità.

Un atteggiamento purtroppo portato avanti in questi anni recenti con proposte di investimento assurde, come quelle del potenziamento degli impianti di risalita del Corno alle Scale”.

Per Legambiente “l’unica soluzione è quella di avviare un percorso serio e strutturale di diversificazione dell'offerta turistica, diretta ad una fruizione slow e multistagionale, esplicitando la necessità di abbandonare vecchi modelli. Occorre lavorare con gli operatori per dare loro una prospettiva credibile, investendo nella strutturazione di proposte alternative e nella formazione”.

Infine, “altro tema, inoltre, sarebbe quello di mettere l'acceleratore sulla diffusione delle energie rinnovabili nel nostro territorio, in coerenza con l'obbiettivo del 100% di energia verde dichiarato dalla stessa Regione. Legambiente conclude notando invece che proprio l'Assessore al Turismo regionale risulta uno strenuo oppositore della proposta di impianto eolico offshore nel mare di fronte a Rimini, uno dei principali impianti a rinnovabili che il nord Italia potrebbe ospitare. Una contraddizione che avvalla l'impressione che l'emergenza clima sia davvero sottovalutata”.

1 COMMENT

  1. Se la memoria non mi tradisce, le stazioni sciistiche del nostro Appennino risalgono grosso modo ad alcuni decenni fa, quando la neve cadeva solitamente in abbondanza, e non vi erano segnali dei cambiamenti climatici cui stiamo invece assistendo da qualche tempo, e che sembrerebbero irreversibili, al punto da dover giocoforza rivedere più d’una delle nostre abitudini.

    Il comparto sciistico non è comunque il solo ad essere interessato dalle mutazioni climatiche in corso, in una col forte rincaro delle tradizioni fonti di energia, vedi ad es. il settore immobiliare, dove si cerca di incoraggiare un maggior isolamento delle abitazioni esistenti , contro il freddo invernale e il caldo estivo, ma l’adeguamento avviene pur tuttavia in maniera graduale ed incentivata.

    Tale principio di gradualità andrebbe applicato pure, a mio modesto vedere, agli impianti sciistici, in attesa che possano “riconvertirsi” oppure, come sostiene qualcuno, dotarsi di quelle tecnologie volte a produrre energia in proprio per la “neve artificiale”, se questa può essere la strada in grado di far proseguire l’attività (ma qui io non mi pronuncio, da inesperto qual sono della materia).

    In detta ottica, può dunque aver senso la richiesta di un piano di emergenza, come sembrerebbe voler fare la Regione, così da poter far fronte alla emergenza in atto, ma ritengo nondimeno anch’io che andrebbe accompagnata da “strategie a lungo termine”, che indichino in quale direzione si vorrebbe andare, e prefigurino nel contempo la maniera con cui predisporsi a farlo.

    P.B. 05.01.2023
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