Per cominciare il 2023 in maniera inedita, il Club per l'Unesco di Carpineti propone di guardare una nuova video-intervista, che va ad arricchire il progetto rESISTERE in Appennino, questa volta dedicata ad un poliedrico montanaro d'adozione. La scelta di lasciare la natia Como si è radicata strettamente nella vita più intima di Alessandro, eppure il percorso professionale e personale che ha intrapreso nel carpinetano ci consente alcune riflessioni più generali.
Innanzitutto, a ben vedere, la sua passione per il kendo, arte marziale giapponese, è nata dalla voglia di condividere con suo figlio un'attività sana e formativa. Da quell'iniziale interesse, però, è scoccata la scintilla per questa disciplina che pone alla base non solo il rispetto per sé e per gli altri, ma anche di precise regole. Ecco allora che la capacità del kendo di plasmare corpo e spirito ha spinto Alessandro a diventare formatore, con una particolare attenzione ai bambini. Questa arte marziale, allora, come tutti gli sport si connota concretamente come uno strumento educativo estremamente efficace ed inclusivo, funzionale, come ci ricordano le Nazioni Unite che gli hanno intitolato una giornata internazionale, a sostenere lo sviluppo individuale e delle comunità, ma anche a promuovere la pace. Dando un'occhiata al video, la presenza di tante bambine ci fa anche sperare che il dojo sia sempre più anche laboratorio di parità di genere.
D'altro canto Alessandro ci permette di agganciare anche un altro concetto, ovvero quello di sostenibilità, da intendersi nel senso più lato possibile Infatti, emerge spesso dalle sue parole il valore profondo che rivestono per lui la ricerca di armonia e di bellezza, tanto naturali che di matrice umana, che lo impegna nel luogo dove ha deciso di vivere, per affrontare meglio le sfide che ogni giorno gli sottopone. Se volessimo condensare in un'immagine questa sua affermazione, basterebbe andare con il pensiero a Marola, alla sua abbazia, ai castagneti secolari, al centro di spiritualità dove Alessandro lavora. Un luogo in cui il territorio accompagna ai suoi ospiti le tracce dei mutamenti e delle storie che lo hanno attraversato e plasmato, in cui le impronte dell'insediamento umano si confliggono e si intrecciano con le caratteristiche indiscutibili dell'ambiente naturale. Perché, come recita l'haiku del poeta giapponese Ikenishi Gonsui, "C’è una meta per il vento dell’inverno: il rumore del mare".
Complimenti!
Cristina Bagnoli