Si riaprono le porte del carcere per il genero e la figlia di Giuseppe Pedrazzini ritrovato senza vita, lo scorso mese di maggio, sul fondo di un pozzo posto nel giardino della sua abitazione a Cerrè Marabino, profondo 8 metri e coperto da una lastra di pietra pesante 120 chili.
La Cassazione ha infatti rigettato il ricorso del legale della coppia contro la decisione del Tribunale del Riesame di Bologna che lo scorso luglio, su richiesta della Procura di Reggio, aveva disposto il carcere per i due indagati. In attesa del pronunciamento della Suprema Corte i due erano sottoposti a obbligo di firma e di dimora.
Per la vedova Marta Ghilardini, anche lei indagata, il Riesame aveva ritenuto sufficiente una misura cautelare meno afflittiva; rimane l’obbligo di firma e di dimora.
I due risultano indagati con le accuse di sequestro di persona, soppressione di cadavere e truffa ai danni dello Stato e ieri sono stati condotti nel carcere di Mantova.
Del 77enne si erano perse le tracce da mesi e la famiglia non ne aveva mai denunciato la scomparsa.
