Domenica scorsa abbiamo lasciato Giovanni sulle rive del Giordano mentre annunciava la venuta del Messia e invocava la conversione del popolo. Oggi lo ritroviamo in carcere proprio quando quel Messia pare finalmente giunto: è Gesù. Eppure qualcosa non convince il Battista, che tramite alcuni suoi discepoli gli pone una domanda diretta: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». Ma se Giovanni era colui che doveva preparare la strada al Messia, perché non riconosce subito Gesù come tale?
Forse perché lo stesso Giovanni è influenzato dall’idea che Israele aveva del Messia, secondo cui egli sarebbe stato non solo un uomo di Dio, ma anche un forte capo politico che li avrebbe liberati dal giogo romano per donargli la gloria di un tempo. Inoltre tra le azioni che le Scritture riconoscevano al Messia vi era la liberazione dei prigionieri (cfr. Is 42, 7); evidentemente lo stesso Giovanni si aspettava di essere liberato! Spesso anche noi abbiamo la stessa difficoltà a riconoscere Cristo nella nostra vita; dobbiamo fare come Giovanni, che senza farsi fermare dal dubbio è andato alla ricerca della verità.
Davanti alle domande dei discepoli del Battista, Gesù elenca tutti i risultati del suo ministero come prove della veridicità del suo ruolo: «i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo». Oltre al loro senso letterale, ogni segno ha anche un significato teologico. Ad esempio, i ciechi che «riacquistano la vista» sono coloro che riottengono di poter vedere Dio, gli zoppi che «camminano» coloro che procedono sulla via della fede, i lebbrosi «purificati» coloro che possono riavvicinarsi a Dio, e così via. Cristo è venuto a guarire ogni malattia dell’anima, per concedere a noi fedeli la grazia di risollevarci dal peccato e procedere sulla via della fede.
Malgrado i dubbi di Giovanni, Gesù gli riserva parole di elogio, definendolo «più che un profeta». Giovanni ha infatti avuto il compito di preparare la strada per la venuta del Regno di Dio. Ma subito dopo Gesù aggiunge che «il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui». Questo perché il Battista non ha avuto la possibilità di vivere direttamente la novità portata da Cristo, ovvero l’amore misericordioso di Dio che si incarna per salvare i suoi figli. In ciò il ruolo di Giovanni ricorda quello di Mosè: come questi ha guidato Israele verso la terra promessa senza entrarvi personalmente, così il Battista ha preparato la strada al Regno di Dio senza sperimentarlo di persona.
La terza domenica d’avvento è giustamente definita “domenica della gioia”, perché ci ricorda che in Cristo tutte le nostre malattie spirituali possono essere guarite. Lasciamo entrare la grazia di Cristo nella nostra vita e gioiamo insieme alla Chiesa nell’attesa del suo arrivo.
Buona domenica.