In questa domenica diamo inizio al periodo dell’Avvento, che segna l’avvio del nuovo anno liturgico. “Avvento” significa letteralmente “attesa”: attesa del Natale, certo, ma soprattutto attesa della futura «venuta del Figlio dell’uomo». Il termine italiano “venuta” è la traduzione del concetto greco di “parusia” (παρουσία, lett. “presenza”). Con questo termine gli antichi indicavano l’arrivo di un sovrano in una determinata regione; era un avvenimento atteso con speranza, poiché spesso era accompagnato da una serie di miglioramenti di interesse pubblico (come le sistemazioni delle infrastrutture). Ma per noi oggi cosa significa vivere nell’attesa della venuta del nostro Re? In che modo Egli verrà?
La prima lettura ci presenta una visione avuta dal profeta Isaia. In questa visione arriverà un giorno di pace per Gerusalemme, la città santa di Dio; questo giorno sarà caratterizzato dalla salita verso il tempio di tutti i popoli, che si riuniranno per lodare Dio e per mettersi all’ascolto della sua parola. È una visione colma di serenità, simboleggiata tra l’altro dalle forti immagini di pace che il profeta ci offre («spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri, delle loro lance faranno falci; una nazione non alzerà più la spada contro un’altra nazione, non impareranno più l’arte della guerra»).
Se questa visione può sembrare lontana a venire, nella seconda lettura Paolo ci sprona invece a essere pronti e a prepararci al suo arrivo: «la notte è avanzata, il giorno e vicino». L’apostolo non sta parlando di un’imminenza temporale, ma di un momento propizio per noi per rispondere nel giusto modo alla chiamata di Dio. E qual è il giusto modo in cui possiamo prepararci per gustare questo momento di grazia? «Comportandoci onestamente». Paolo esorta i suoi lettori e tutti noi a seguire con coerenza l’insegnamento del vangelo, gettando via «le opere delle tenebre» per rivestirsi «del Signore Gesù Cristo».
Focalizziamoci ora sul brano del Vangelo: poco prima Gesù ha profetizzato ai discepoli la prossima distruzione del Tempio di Gerusalemme, il centro massimo della loro fede (cfr. Mt 24, 1-2) e la venuta di un periodo di sconvolgimenti e di rinnovamento (cfr. Mt 24, 7-31). Per renderlo più comprensibile, Egli ne paragona la portata a quella del diluvio universale. In quel tempo gli uomini erano concentrati nel soddisfacimento dei loro bisogni terreni («mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito»); di per sé non commettevano nulla di male, ma avevano completamente perso di vista la cura della loro dimensione spirituale, trascendente. In altre parole, quegli uomini avevano rimosso lo sguardo da Dio. Il diluvio è stato in questo senso una sorta di purificazione per l’umanità, poiché da esso sono stati salvati i pii che ancora ascoltavano la voce del Signore.
La parusia di Cristo avrà lo stesso effetto: presi due individui, «uno verrà portato via, l’altro lasciato»; ovvero, ci sarà chi sarà coinvolto dalla venuta del Signore che tanto attendeva e chi invece, troppo preso dai suoi bisogni materiali, non vi darà peso. È interessante notare che Gesù tiene a specificare che questo avverrà mentre gli uomini saranno «nel campo» o mentre le donne «macineranno la mola». Questo bel passo ci insegna che anche lavorando si può vivere nell’attesa di Cristo, anche il lavoro può essere un luogo di santità. Non ci è chiesto infatti di compiere cose straordinarie, ma di vivere la nostra vita ordinaria in modo straordinario, conducendo la nostra quotidianità in modo degno dell’arrivo di Cristo.
In questo senso si comprende il senso autentico dell’esortazione che chiude il brano: «Vegliate». Dobbiamo essere sempre pronti, dobbiamo essere in attesa ogni giorno. Cosa vuol dire “vegliare” per un cristiano? Attendere la venuta di Cristo nella paura e nello sconforto? Attenderlo passivamente come si aspetta un treno alla stazione? Niente affatto. Vuol dire vivere nell’amore che Cristo ci ha insegnato. Tutta la Scrittura potrebbe essere riassunta nei comandamenti dell’amore verso Dio e verso il nostro prossimo che Gesù ha posto al centro del suo ministero di evangelizzazione. Preghiamo, dunque, per vivere questo periodo d’Avvento coerentemente con il Vangelo; indossiamo «le armi della luce», così da attendere il giorno di pace del Signore senza mai distogliere lo sguardo da Lui.
Buon Avvento!