Il nuovo Governo, guidato dall’esponente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, ha incassato la fiducia di Camera e Senato ed è definitivamente in carica con l’appoggio del Parlamento.
Nei giorni scorsi, nel salotto della nostra radio, è andata in onda la puntata di Radionova Dossier condotta da Gabriele Arlotti proprio per commentare il risultato elettorale e le ripercussioni sulla politica locale.
Sono intervenuti Robertino Ugolotti, referente Italia Viva Azione; Sauro Fontanesi, presidente del neonato circolo Fratelli d’Italia a Castelnovo; Paolo Ruffini, coordinatore Pd della montagna; Enrico Ferretti, sindaco di Ventasso; Luca Maioli, consigliere del Movimento 5 Stelle a Castelnovo.
Dopo i primi commenti sullo scenario nazionale è stato inevitabile chiedersi se anche in montagna il ruolo di Fratelli d’Italia sarà centrale nelle amministrative del 2024.
“Adesso il nostro unico pensiero sia a livello nazionale e soprattutto a livello locale – risponde Fontanesi - è quello di rivolgere le attenzioni alle 120mila imprese che rischiano di chiudere per il caro bollette, alle 370mila persone che rischiano il licenziamento, al fatto che nelle nostre comunità composte da 47 comuni nell’ambito della provincia di Reggio Emilia ci sia una disoccupazione oltre il 5%, di conseguenza la nostra preoccupazione è questa. Tutto ciò che riguarderà un’eventuale possibilità riferita a una coalizione di centro destra o a una lista civica sarà da vedere.”
Per Luca Maioli puntare su un simbolo politico a livello locale è un errore: “Per riuscire a portare a casa un comune al giorno d’oggi ci vuole proprio un discorso di personaggi. A livello locale devi guardare chi forma un gruppo importante che conosce il territorio, che crede nel territorio, credo che alla fine sia l’unico modo per coinvolge un po’ tutti. Se io mi presento come Movimento 5 Stelle vado a prendere una piccola parte di chi sostiene il Movimento 5 Stelle e una piccola parte di chi mi può conoscere ma se noi mettiamo insieme un gruppo di persone importanti, nel senso conosciute sul territorio, che hanno voglia di fare e hanno voglia di rilanciare quello che è il nostro territorio credo che la gente un pensiero ce lo possa fare.”
Dello stesso avviso Enrico Ferretti: “Per quanto riguarda le votazioni credo che sia veramente sotto gli occhi di tutti che la montagna ha un connotato di centrodestra, è stato chiaramente un segnale forte questo. Questo cosa vuol dire? Che chi ha governato finora magari ha tralasciato qualche piccolo pezzo e l’essere presente anche dentro uno dei comuni, portando avanti insieme agli altri, credo che possa aiutare il nostro territorio. Quello che ha detto poc’anzi l’amico dei 5 Stelle credo che sia la perfetta visione di un territorio, cioè cercare di persone, questa è la cosa più importante.”
Un punto di vista cauto, invece, quello di Ugolotti: “Noi però dobbiamo avere un obiettivo cioè noi non possiamo mettere insieme tutti o il contrario di tutti perché altrimenti vincono gli altri. Dobbiamo mettere insieme quelle forze che abbiano un obiettivo comune che è quello della montagna e dell’Appennino. Io credo che sicuramente il centrosinistra qualcosa, forse anche per tanti anni di governo, può aver lasciato. Non sono tra quelli che dicono che questa montagna non ha nulla di buono, noi dobbiamo valutare quello che c’è e quello che si può incrementare.”
Per Ruffini, invece, il civismo è una realtà: “Il partito democratico deve rinnovare se stesso e non ha nulla da insegnare agli altri però in questo lavoro di rinnovamento ci sono idee che possono essere messe in comune. A noi interessano le idee e le persone. Il civismo è una realtà, nel senso che i partiti sono un po’ tutti in difficoltà e i giovani non vogliono essere etichettati. Questo è il tema e quindi c’è bisogno di creare delle occasioni. Noi abbiamo un Appennino che è dentro a questo mondo, che vive le cose belle e le difficoltà di questo mondo, però è un Appennino resistente.”
A quanti promuovono senza riserva il “civismo” mi verrebbe di far presente che non mancano esempi di una sua applicazione poco o nient’affatto autentica, nel senso di liste definite civiche ma comprendenti invece candidati politicamente schierati – pur se non dichiarati – e che poi si manifestano tali in corso di mandato, al che mi sembrerebbe preferibile una esternata appartenenza partitica, come succedeva una volta, allorché, nella presentazione delle liste, ciascun candidato veniva “identificato” come indipendente o come appartenente all’uno o altro partito (secondo un principio di “trasparenza” che dovrebbe essere senza tempo).
Va da sé che la “società civile” può mettere a disposizione delle istituzioni locali figure e personalità di indubbia competenza e preparazione, ma a me pare che dette “qualità” dovrebbero seguire un cosiddetto “filo conduttore”, senza il quale azioni-proposte-idee, sul piano amministrativo, anche importanti e pregevoli, rischiano di restare tra loro scollegate, nonché prive di continuità, e a me pare che il filo conduttore possa venire dalla politica, sicuramente quella passata, quando le liste per il voto comunale amalgamavano l’esperienza dei “veterani”, che assicurava anche la continuità, trasferendola pure negli esordienti.
P.B. 28.10.2022
P.B.