sulle Letture della domenica XXIX
Anche oggi, come nelle ultime due domeniche, la liturgia ci propone la fede come tema centrale su cui fermarci a riflettere. Questa domenica però lo fa offrendoci uno spunto di meditazione in più: la fede non viene infatti presentata a sé stante, ma come virtù viva che parla e agisce attraverso la preghiera e la testimonianza.
Nella prima lettura vediamo la strategia utilizzata da Israele per vincere una battaglia contro il re Amalèk. La chiave della vittoria è stata l’intercessione di Mosè per il suo popolo, che levando le mani invocava l’aiuto di Dio nello scontro. Al di là della valenza bellica del gesto, è importante per noi il significato dell’insegnamento che il brano ci vuole offrire: Israele è perduto senza l’aiuto del suo Dio, pertanto decide di invocarlo incessantemente. La fede in Dio è essenziale per poter affrontare le avversità della vita. La preghiera di Mosè è necessaria perché Dio non salva l’uomo senza l’uomo. Detto altrimenti, Dio non agisce per nostro conto risolvendoci i problemi come se fosse al nostro servizio; tuttavia è sempre pronto a venirci in aiuto quando noi preghiamo con fede sincera. Ma allora perché molte delle nostre preghiere non vengono esaudite? Diverse volte nella nostra vita ci capita di elevare richieste al Signore senza ricevere risposta. Ciò vuol dire che in realtà Dio non ascolta le nostre preghiere? O piuttosto significa che non abbiamo imparato a pregare bene? Come si fa a pregare?
Un primo suggerimento può essere colto dal modo in cui Mosè intercede per la vittoria di Israele: egli si fa aiutare da due persone così da invocare l’aiuto di Dio per il popolo. Da ciò deduciamo che la preghiera, pur originandosi da una scelta individuale, non è solo un atto privato ma può essere condiviso; inoltre non va esercitata solo a fini egoistici, ma prestando attenzione alle esigenze dei nostri fratelli più bisognosi.
La seconda lettura ci offre un secondo consiglio prezioso. Paolo ci esorta a conoscere la Scrittura per restare saldi nella fede e a testimoniarla senza sosta. Il cuore della preghiera infatti è vivere quotidianamente la Parola di Dio attraverso la testimonianza. Potremmo dire, con un’immagine metaforica, che la fede è il corpo dell’uomo, la preghiera la sua voce e la testimonianza del vangelo la sua azione. Conoscere la Parola di Dio e metterla in pratica è ciò che è richiesto all’uomo di fede; ma per fare questo è necessario riportare le Scritture al centro della nostra vita spirituale.
Illuminante è anche il brano del vangelo, che riporta la parabola della vedova e del giudice disonesto. Sappiamo che nella cultura del tempo la vedova era una figura molto debole e senza numerosi diritti, compreso quello di appellarsi a un giudice. Tuttavia la vedova del vangelo si ostina a chiedere giustizia per sé. Il giudice, per nulla timorato di Dio, dapprima si rifiuta di ascoltarla, ma poi, stancato dall’insistenza della vedova, esaudisce la sua richiesta. Quanto più Dio agirà per chi prega, Lui che è già pronto a donare la felicità ai suoi figli!
Ma di fronte alla conclusione del brano non dobbiamo illuderci: se la vedova ha ricevuto ciò che chiedeva è grazie alla sua fede, tanto grande da indurla a insistere nella sua domanda. Anche la nostra preghiera deve essere accompagnata da una forte fede, che per essere tale necessita di essere strettamente legata all’azione. Non ci può essere una fede fine a sé stessa, ma fede, preghiera e azione devono stare sempre insieme. Come potremmo fare delle invocazioni se la nostra vita non spiega ciò che invochiamo?
Un’ultima osservazione riguarda il contenuto della preghiera. La vedova sapeva quello che chiedeva al giudice: «Fammi giustizia contro il mio avversario». Fuori dal contesto parabolico, la sete di giustizia rappresenta agli occhi di Dio ciò che è necessario alla nostra salvezza. Per quanto possa apparire banale, se vogliamo imparare a pregare bene non dobbiamo dimenticare mai questo punto. È inutile infatti chiedere qualcosa di cui in realtà non abbiamo bisogno, perché non avrebbe senso essere esauditi. Quando presentiamo a Dio la nostra preghiera senza ricevere risposta, fermiamoci a meditare, facciamo silenzio e chiediamo il dono del discernimento per il nostro bene ultimo. Che il Signore ci doni la fede necessaria a pregarlo degnamente.
Buona domenica
Don Paul