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A Ligonchio per i 100 anni dei Parchi. Cannata: “Risentiamo di cambiamento climatico, minacce ad ecosistemi, consumo suolo”

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“Nel 1922 nascevano il Parco nazionale d’Abruzzo e il Parco nazionale Gran Paradiso. 100 anni fa. Sono stati anni importanti in cui, oltre a creare culturalmente l’identità italiana cominciavano a muovere i primi passi i movimenti per la tutela dell’ambiente. Dopo un secolo di storia della conservazione e l’istituzione di tantissime aree protette, declinate attraverso parchi nazionali e regionali, riserve e i Siti della Rete Natura 2000 che, fra terra e mare, tutelano oltre il 20% del territorio nazionale, possiamo dire che il patrimonio naturale del Bel Paese, almeno nella sua componente più delicata e selvaggia, è protetto grazie a norme specifiche”.

Ad affermarlo è il presidente del Parco nazionale d’Abruzzo, Giovanni Cannata, che interverrà domani 17 ottobre a Ligonchio (Ventasso) per la certificazione dei primi 46 operatori certificati “Cets”, la Carta europea del turismo sostenibile, in occasione della cerimonia “Cento anni di natura”, la ricorrenza per la nascita dei primi Parchi italiani.

“Questo però non significa che va tutto bene e che possiamo sederci sugli allori, perché conservare è di per sé un’azione dinamica che deve ogni giorno affrontare nuove sfide, come dimostrano i cambiamenti climatici e l’uso spesso poco attento che l’uomo che fa del territorio, minacciando direttamente o indirettamente anche le aree protette. L’ecologia ci insegna che gli ecosistemi sono strettamente collegati tra loro e quindi le divisioni che gli uomini operano sono insignificanti per la Natura. Oggi più che mai con i cambiamenti climatici in atto l’Italia dovrebbe guardare al sistema delle Aree Protette con maggiore attenzione e consapevolezza perché i Parchi possono contribuire alla transizione ecologica tanto decantata, ma molto poco praticata”.

L’attenzione dell’ambiente è più forte in Italia. Ma nel mondo?

“Dire che in Italia c’è molta attenzione all’ambiente potrebbe essere corretto, ma non significa necessariamente che l’ambiente sia adeguatamente tutelato. A questo proposito basta guardare i dati relativi allo stato di conservazione di specie ed habitat che periodicamente mandiamo alla Commissione Europea in attuazione di quanto previsto dalla Direttiva Habitat per avere contezza del fatto che non tutti gli ecosistemi sono in condizioni ideali, ma soprattutto che in molti casi lo stato di conservazione di specie ed habitat minacciati peggiora. Oppure vedere i dati di consumo del suolo, che ogni anno ci vede aumentare la quantità di terreni impermeabilizzati con cemento, asfalto e via dicendo. In molti stati del mondo le condizioni di tutela e conservazione sono però decisamente inferiori a quelle adottate in Italia e, più in generale, in Europa o nel Nord America, e per questo dovremmo lavorare per esportare buone pratiche, evitando però di cadere nella trappola del predicare bene e razzolare male”.

Il Parco nazionale dell’Appennino tosco-emiliano porta le montagne nel nome. Un valore?

“Assolutamente sì, visto che 15 del 25 parchi nazionali italiani sono ubicati proprio sull’Appennino dove hanno contribuito in maniera determinante non solo a valorizzare il ricco patrimonio naturalistico e ambientale, ma anche a contrastare il triste fenomeno dello spopolamento delle aree interne che, proprio grazie alla presenza delle aree protette, è stato meno intenso che altrove, rappresentando tutto ciò che un parco nazionale può offrire, una valida alternativa all’emigrazione. Quindi le Aree Protette svolgono un’azione di tutela e di presidio del territorio di fondamentale importanza, riconosciuta anche da incentivi economici significativi come le Zone Economiche Ambientali (ZEA), che però andrebbero completate e implementate con tutti i servizi telematici e dei trasporti, che permetterebbero a molti più cittadini di non spostarsi per lavoro o farlo riducendo l’impatto di mezzi provati, dando così concreta attuazione alla tanto declamata transizione ecologica”.

Quali sono le nuove forme di occupazione che i giovani possono trovare nei parchi?

“Sono diverse le opportunità che un Parco può offrire ai giovani. Tra le principali forme di economia c’è sicuramente il turismo con tutte le sue sfumature, che offre ai giovani l’opportunità di rimanere nel territorio e valorizzarlo. La professione che certamente permette ai giovani di fare ciò, è quella della Guida ambientale che accompagna il visitatore alla scoperta delle peculiarità naturalistiche e culturali, coinvolgendo anche la filiera delle attività economiche locali, creando una rete sinergica e sostenibile dal punto di vita sociale e ambientale. Ma i giovani possono trovare anche opportunità in quei mestieri antichi che vengono riscoperti  e innovati. Grazie ai parchi che hanno permesso un approccio gestionale sostenibile delle risorse e un uso del territorio consapevole  le principali risorse si sono conservate permettendo alle nuove generazioni di continuare ad usufruirne”.

A Ligonchio, presso il Rifugio dell’Aquila, l’inziativa prenderà il via alle 15.30 di lunedì, con lo straordinario intervento di Giovanni Cannata, presidente del Parco nazionale di Abruzzo, Lazio e Molise, preceduto, alle 15.30, dai saluti di Raffaella Mariani, vicepresidente del Parco nazionale dell’Appennino tosco-emiliano e del sindaco di Ventasso, Enrico Ferretti. Alle 16 il Festival della Carta Europea del Turismo Sostenibile con la presentazione di Natalia Maramotti e la consegna degli attestati ai 46 operatori turistici. Quindi, alle 17.30, la celebrazione per i 100 anni dei Parchi nazionali italiani e la tavola rotonda con i presidenti Giovanni Cannata e Fausto Giovanelli, l’assessore regionale alla montagna Emilia-Romagna Barbara Lori, Gabriella Meo, Gabriella Meo, per le associazioni ambientaliste, Giampiero Sammuri, presidente di Federparchi. Alle 21 il concerto de “L’Associazione”.