Pochissimi parlamentari montanari eletti a Roma, nessuno a Reggio Emilia. La montagna è entrata nel dibattito elettorale? Ci sarà domani? Ne parliamo con Marco Bussone, presidente Uncem (Unione Nazionale Comuni, Comunità ed Enti montani)
Avete un’idea di quanti parlamentari eletti della montagna ci saranno nel nuovo Parlamento?
In realtà no, faremo una mappatura a breve. Però non farei una distinzione fra parlamentari montanari e non montanari, non è un segno distintivo. Ci sono persone non montanare che sono vicine a temi che affrontiamo. Ci sono esponenti politici che lavorano per i territori montani e la loro sinergia. Non è esaustiva per i quesiti che poniamo. Poi sappiamo come funziona questo sistema elettorale.
Come funziona?
Questo sistema elettorale fa sì che nessun sistema riesca a rappresentare i territori. Quello che mi preme sottolineare è che quello che ci penalizza è la riduzione dei parlamentari e se non cambia la legge elettorale non cambierà mai nulla. Quello che conta è che dobbiamo avere persone che studiano, che sappiano portare nelle aule parlamentari le nostre questioni e le nostre necessità, opportunità; che conoscano i temi. Ma, ripeto, la montagna non è rappresentata come voluto e ciò è dovuto alla riduzione dei parlamentari.
A Reggio Emilia, comunque, nemmeno un parlamentare della montagna c’era nella precedente tornata (gli eletti furono 8, questa volta 4). Al di là di questo, come scritto nell’editoriale di Redacon, l’Appennino e le Alpi nel dibattito politico ci sono entrati davvero poco: secondo lei rischiamo rischia una marginalità istituzionale?
“E’ da discutere: la montagna è al centro di un dibattito culturale, politico, giornalistico ed economico, come mai è accaduto. Ad esempio, rispetto ad esempio a venti anni fa c’è una grande differenza. Oggi, a partire dalla risoluzione dei parlamentari prima della pandemia, attenzione alla green economy, Pnrr. Attenzione c’è stata, ma molte cose sono da completare, come ad esempio il testo Unico Forestale. Ci sono molte questioni che si interfacciano con la montagna, ad esempio la questione fiscale: serve una normativa che consenta di dare a chi ha poco; ma anche quello della sanità. Che si chiamino aiuti, che si chiami disegni di legge, occorre una legge per la montagna. Il discorso legato alla montagna è di tipo trasversale: se parli di sanità ti riferisci anche alla montagna, in particolare della riduzione dei medici; è montagna parlare dei borghi. Negli enti in questi anni è cresciuta l’attenzione e si sono ottenuti risultati importanti, come importanti finanziamenti economici. Ecco perchè il disegno di legge degli Enti locali ci riguarda: per mettere ordine nelle comunità montane”.
Nelle ultime agende dei parlamentari, quanto si è parlato di montagna e per che cosa: tanto o poco dal suo punto di vista?
“Se ne è parlato ma se ne deve parlare in un dialogo inclusivo: il nostro è un percorso attraverso il dialogo con le aree urbane. Dobbiamo scrivere un patto. In città si produce ad esempio il Pil, da noi si produce bene sociale, climatico e tutto questo non va visto come distinto ma bisogna farlo 'convergere'. L’interazione genera inclusione e tutto questo è un lavoro, politico, che dobbiamo fare”.
Per quello che ha osservato lei, in quale misura la montagna è entrata nel dibattito elettorale?
“Il dibattito di questa campagna elettorale è stato falsato dai tempi e si è svolto in condizioni particolari: la guerra, il caro energetico… E’ stata una campagna lampo. Ma al di là di questo il problema principale, come ho già accennato diverse volte, è la riduzione del numero dei parlamentari. E’ ormai da tempo che i candidati si trovano catapultati in territori che non conoscono. Il primo passo è modificare la legge elettorale. Noi come Uncem avremmo voluto più dibattiti, organizzare un incontro pubblico per parlare dei problemi, ma non c’è stato tempo. Comunque so per certo che ci sono state iniziative nei comuni montani per parlare dei problemi del territorio”.
Si è parlato recentemente di insularità e meno di montagna a livello di riforme istituzionali.
“Non è vero; si parla di montagna anche per effetto di una norma (articolo 44 della Costituzione). Di insularità è giusto che si parli perchè la sperequazione tra Nord e Sud deve cessare: quello del Marche, per fare un esempio, non è un problema solo di quella Regione, ma di tutti. Per entrambi bisogna fare di più non per isolarle ma per dare opportunità”.
Abitualmente, quali sono i principali interlocutori dell’Uncem nel Governo?
“La montagna è un tema traversale anche nei rapporti con tutti i ministeri: quello delle Politiche Agricole e quello della Coesione e del Sud, ma direi tutti. Dobbiamo tenere presente la specificità dei territori, questa va riconosciuta; non ci possono essere leggi uguali per tutti i territori. Dove non arriva ad operare l’impresa, il privato, deve intervenire lo Stato, indipendentemente dal motivo. Lo Stato ha il compito di colmare le lacune, deve consentire a tutti di beneficiare dei servizi”.
Come Uncem siete attivi a segnalare diverse tematiche e problematicità in montagna: ci vuole riepilogare quali?
“La cosa che ci preme di più è il Testo Unico degli Enti locali e che speriamo sia affrontato con la prossima legislatura. Poi i servizi: scuola trasporti e sanità: occorre dare risposte ai cittadini ed evitare che le carenze di strutture li costringa a spostarsi. Le risorse naturali, in primis acqua e foreste. Ci vuole grande capacità di implosione. Il turismo deve essere unito all’agricoltura, non possono essere considerati separati. E per questo è necessaria la cura del territorio. Non può esserci turismo senza paesaggio. E infine la digitalizzazione: occorre colmare il divario digitale (digital devide): ci sono ancora aree montane dove il sagnale di internet è scarso, alcuni canali della televisione non sono visibili. Su questo tema Uncem ha stimolato le attività dei vari governi, con una proposta precisa: dove l’impresa privata non riesce ad arrivare, allora deve arrivare lo Stato, mettendo a disposizione degli operatori le risorse adeguate. Dobbiamo intervenire per colmare il gap di infrastrutture, dobbiamo spingere, monitorare affinchè lo Stato intervenga”.
Ha avuto la percezione che uno schieramento piuttosto che un altro possa essere più o meno sensibile alle tematiche di montagna?
“No, conoscono bene i temi. In tutti i partiti ci sono persone valide e competenti che hanno attenzione sui temi che Uncem tratta e propone. Chiedo che ci sia dialogo tra loro, i temi sono talmente complicati che vanno condivisi: occorre dialogo e confronto, è fondamentale perché poi chi arriverà dopo andrà ad annullare quanto fatto e bisognerà ripartire. Mi riferisco soprattutto al tema della riforma degli Enti locali, che ovviamente riguarda anche la montagna. Questa va fatta con un confronto con tutti i partiti per evitare quanto ho detto prima; dopo approvate le riforme non possono essere smontate. Saremo tutti perdenti. Noi puntiamo a trovare ‘coesione’ che vuol dire anche alzare l’asticella, mettere dei punti fermi sui quali le differenze non ci sono”.
(Gabriele Arlotti e Monica Errico)
Vero,una campagna elettorale frettolosa, in un clima davvero difficile,la guerra,i costi della vita quotidiana,in crescita esponenziale,una insicurezza generalizzata che si basa su fatti concreti,una legge elettorale con limiti evidenti,la riduzione dei parlamentari che ha ridotto e ridisegnato i collegi elettorali,(anche nel PD che oggi rappresento si è corso dietro a sirene varie ,soppressione delle provincie etc etc e ne avrei da dire ma ci sara tempo e modo),però ricordo che i ns candidati tutti sono venuti in appennino per incontri pubblici(4),per banchetti ai mercati(10),,per contatti con singoli cittadini,e o aziende,tutto questo in poco più di 20 giorni e con gli eletti(Malavasi,Del Rio e Rossi se verrà ufficializzata la sua elezione) c’è un impegno vero che metteremo alla prova già dai prossimi giorni a seguire per approfondire i tanti temi legati alla vita quotidiana e al futuro del ns appennino.Non ho avuto notizia di eguale presenza dei candidati degli altri schieramenti ma potrei sbagliarmi.
Ruffini Paolo
Carissimo Paolo, mi pare anacronistico elencare le visite dei candidati degli schieramenti di centro sinistra alle elezioni politiche.
Il dato di fatto è solo uno, il centro sinistra ha perso, come ha perso la montagna, relegata nelle veste di “ruota del carro” .
Dalle elezioni politiche precedenti son passati 5 anni ed è inconfutabile il fatto che questo nostro territorio è in declino, lo spopolamento avanza, i servizi scricchiolano,
Di certo non si può dare colpa alla Meloni o a Salvini qui ha governato “i soliti” noti, spalleggiati dalla classe dirigente del PD della bassa prima poi da quella regionale.
Anni orsono in un dibattito organizzato dal PD, intervenni facendo presente che se il partito seguiva la linea degli “autoreferenziati” o degli “autorefeRenzianti” avrebbe sbattuto ma di brutto.
I dati mi hanno dato ragione, il centro sinistra e i suoi dirigenti hanno perso il senso delle realtà il collegamento con i cittadini, ma ancor peggio hanno escluso persone che per capacità dimostrata avrebbero dato lustro a partito.
Facile ora parlare di caro bollette, di aumenti ecc ecc.
Facile, ma il PD dove era???
Non ho sentito un politico locale parlare dei problemi che sta vivendo l’agricoltura della montagna, solo alcuni dati :
mangimi raddoppiati confronto 2021
Foraggi più 120%
Luce più 400 %
Gasolio agricolo più 115 %
Prezzo Parmigiano Reggiano stabile….. come ha illustrato il presidente del consorzio, facendo credere ai contadini “creduloni” che tutto va bene.
Il rischio che corre il comparto visti i prezzi pagati dal mercato del latte alimentare, circa 60/70 Centesimi di € è il seguente:
la vendita del latte al mercato alimentare vista l’esigenza di monetizzare nel breve e l’impossibilità delle aziende di attendere 15 mesi per la chiusura dei bilanci delle latterie.+
Con conseguente calo di produzione, perdita di posti di lavoro, chiusura di latterie.
Ora Paolo la montagna ed il nostro territorio debbono NECESSARIAMENTE tornare al primo posto nell’agenda politica provinciale e regionale, questo è compito della classe dirigente politica del PD , scuse non ve nè sono, non vi sono appelli.
Nella speranza che avendo toccato il fondo, si abbia un sussulto di orgoglio e che si mandino a casa i fautori di questo sfacelo.
Se così non fosse è giusto che il centro sinistra si nebulizzi.
Cordialmente
Al rappresentante del PD mi sentirei di dire che l’attenzione per la Montagna non si misura, a mio vedere, con la venuta qui da noi dei candidati al Parlamento durante la recente campagna elettorale, bensì coi provvedimenti adottati nel tempo a sostegno dei territori appenninici da una forza politica che ha avuto ruoli di governo a livello nazionale, regionale e locale, com’è il caso del PD, trovandosi dunque nella condizione di “decisore politico”, in grado cioè di assumere provvedimenti che potevano incidere sul presente e futuro di questi luoghi.
P.B. 05.10.2022 •
P.B.
Mi guardo bene dal pensare che l’elenco della iniziative del PD
fosse esaustivo nel risolvere i problemi di rappresentanza e di sostanza nel ns territorio.Si lavora con umiltà e in silenzio per ricucire quel rapporto tra i cittadini e i suoi rappresentanti ,punto critico che spesso viene messo in evidenza.Gli incontri pochi o tanti,partecipati o non,hanno messo sul tavolo: la crisi demografica che ns appennino sta cambiandone l’ assetto e la natura,la scuola,la sanità,la agricoltura,le aziende artigiane,i trasporti la viabilità etc etc ;di questo si è parlato,con uno sguardo a noi e a ciò che ci succede attorno.,senza sconti,trionfalismi o facili soluzioni.Certo che il PD deve cambiare,tanto;troppo governo in questi anni,troppa abitudine a pensarsi sempre necessari,quasi insostituibili in quel ruolo,perdendo di vista nel tempo il ricambio della classe dirigente,e impoverendosi nel rappresentare un mondo che sta vivendo una crisi di civiltà epocale.Il responso delle elezioni e stato chiaro e netto e qui mi taccio,ringrazio però per le osservazioni e il confronto.Ps:
Ieri mattina nella ns scuole superiori c’ è stato un confronto su un modo avanzato e moderno di approntare gli strumenti che servono ai nostri ragazzi per affrontare professionalmente questo mondo .PD o non PD,le istituzioni,il governo con i fondi del pnnr,la regione e la provincia nel metterli a disposizione,la scuola con i suo dirigenti e insegnanti i ragazzi hanno fatto la loro parte ,in modo davvero invidiabile ,grazie!!! Paolo Ruffini
Ruffini Paolo
Mentre qui si sta parlando di politica, e mi riferisco a due dei quattro commenti, nel secondo del rappresentante PD si cita una iniziativa scolastica, cui egli plaude, ma io mi chiedo cosa c’entri nella fattispecie il richiamarla, e quale relazione possa avere tale iniziativa con la politica, posto che la supporrei piuttosto come decisione autonoma dell’Istituto scolastico interessato (a me pare che detta parte del commento sia andata abbastanza fuori tema, a meno di una motivazione o spiegazione che mi sfugge).
P.B. 06.10.2022
P.B.