“È mio nonno!” è la prima risposta di Marzia Del Fabbro alla domanda chi è Luigi Del Fabbro; un’esclamazione carica di entusiasmo, di orgoglio, di puro amore. È nel giorno della festa dei nonni che arriva la storia di Luigghie, un nonno che ha trovato la sua immortalità nel murales dipinto su Cà di Fernugghia, la piccola casa che si affaccia sulla piazzetta di Ligonchio di sopra.
È la storia di un uomo resiliente, di un’artista e di un nonno molto amato.
“Una persona unica, dolcissima, attenta alla sensibilità di noi familiari e di ogni persona con cui entrava in contatto. A noi bambine faceva i complimenti in tedesco (kinda), tanti, e ci annusava la testa, a confermare ogni volta che eravamo le sue piccole amate nipoti. Luigi aveva rispetto per tutti e trovava in ognuno delle qualità più che dei difetti. Non ha mai portato rancore o odio; quello che aveva passato da bambino e da giovane anziché renderlo duro e ostile, lo aveva reso una persona sensibile e gentile. Ha dipinto quadri bellissimi, a nostro parere, ricordi di luoghi visti nell’infanzia o suggestioni di paesi lontani, soltanto immaginati, che hanno preso forma nelle sue tele. Conserviamo di lui un ricordo bellissimo e gli dobbiamo molto, ci ha aperto i pensieri e gli orizzonti e ci ha insegnato che la cosa più importante è la pace.”
Questo il racconto che ne fanno le nipoti Marzia Del Fabbro e Enrica Baccini che, con l’aiuto dell’artista Daniele Castagnetti, hanno utilizzato la facciata di Cà di Fernugghia per un grande murales raffigurante il nonno, un modo per ridare vita alla sua casa dal cui uscio osservava passare la vita di paese.
Luigi nacque a Burghausen, in Baviera, da padre friulano e madre tedesca di origine svedese. Allo scoppiò della prima guerra mondiale si ritrovò orfano e fu mandato in un campo di concentramento dal quale riuscì a fuggire insieme a un amico polacco. Attraversò l’Europa fino a quando lo stato italiano non lo chiamò per il servizio militare dopo il quale giunse a Ligonchio dove prese servizio presso la Società Generale Ozola per la costruzione della centrale idroelettrica.
È qui che incontrò quella che sarebbe diventata sua moglie, Caterina Galli, di Cà di Fernugghia. Con lei partì per Postumia Grotte, in provincia di Trieste oggi Slovenia, dove lo aspettava un’importante occasione professionale e dove avrebbero passato i successivi 10 anni felici insieme ai loro due figli Anna e Carlo. Con l’arrivo della seconda guerra mondiale Luigi fu richiamato nell’esercito dove fu l’interprete (italiano-tedesco) di un colonnello (De Rienzo). D’altra parte Caterina, rimasta sola con i bambini in una zona vicina al confine, viveva una situazione sempre più difficile tanto da spingerla a rientrare a Ligonchio. La speranza della fine della guerra si fa sempre più flebile, Luigi decide quindi di fuggire dall’esercito e a piedi torna a Ligonchio da Treviso.
Ligonchio è terra di partigiani, il fatto che Luigi sia tedesco di nascita pur essendo italiano di cittadinanza lo mette in una posizione difficile con episodi drammatici che grazie a don Carlo Orlandini è riuscito a superare.
È con la fine della guerra che la situazione finalmente volge al meglio, Luigi trova un impiego stabile alla Edison e ci resterà fino alla pensione.
Comincerà a dipingere riscuotendo anche un discreto successo, sono tanti i ligonchiesi che conservano un suo quadro in ricordo di quell’uomo che non ha mai permesso alle difficoltà di incattivirlo e che dal muro di casa sua, pipa alla bocca, continuerà ad ascoltare le chiacchiere dei passanti.
Bella storia. Complimenti ai familiari e a Davide Castagnetti per la sua bellissima opera che spero non sia l’unica che lascia sui muri delle nostre case. È come scrivere romanzi, lasciare testimonianze sui muri, alla lettura di tutt in questa epoca dove tutto è in web e virtuale.. L’arte è sempre un veicolo di conoscenza e bellezza.
Simona sentieti artista