Home Editoriale La montagna reggiana conferma tutti i suoi parlamentari

La montagna reggiana conferma tutti i suoi parlamentari

275
1

Nella recente tornata elettorale una buona notizia c’è. I parlamentari montanari confermati nel prossimo Parlamento saranno gli stessi di prima. Né uno di più né uno di meno. Ovvero, zero.

Otto erano i parlamentari uscenti (Del Rio, Rossi, Iori, Incerti, per il Pd, Zanichelli e Spadoni, per il M5Stelle, Vinci, ex Lega ora Fli e Fiorni, Fi), quattro saranno quelli della prossima tornata dove si è dimezzato il numero degli eletti (oltre a Del Rio, confermato, Malavasi e Rossi per il Pd e Vinci, per Fli). In nessun caso nessun montanaro, così come nessun montanaro era candidato.

Recentemente, chi scrive, ha posto una domanda a un dibattito agli autorevoli candidati delle diverse forze politiche. Quali le vostre proposte per la montagna? Nelle risposte si è andati poco oltre la Diga di Vetto e un moderato confronto sui punti nascita (tutti d’accordo, ma nessuno li riapre…). La montagna finisce tra un reparto chiuso da troppi anni e un possibile sbarramento a Vetto tra vent’anni? Ovviamente no. La montagna è fatta di lavoro, tenuta e tutela del territorio, servizi e – è un sogno? – connettività. Solo con questa alchimia la gente può scegliere di vivere e fare famiglia qui.

Ma in Italia a differenza della recente modifica della carta costituzionale sul principio di insularità (art 119 La Repubblica riconosce le peculiarità delle Isole e promuove le misure necessarie a rimuovere gli svantaggi derivanti dall’insularità), le montagne restano “isole” a parte.

Tutto è in mano alle capacità degli amministratori, di enti e Parchi, di strappare più o meno risorse per i loro territori. Nel panorama nazionale è troppo inascoltata, e meriterebbe assai più attenzione, la voce di Uncem, l’Unione nazionale dei Comuni, comunità e enti montani: le loro periodiche newsletter e segnalazioni avrebbero meritato almeno un briciolo d’attenzione da parte dei candidati. Tra questi ultimi alcuni, almeno, lodevoli nel salire quassù a chiedere il voto.

Paiono lontani i tempi nei quali, con l’onorevole Leana Pignedoli, ultima montanara eletta a Roma, si provava almeno a fare squadra tra i parlamentari della montagna italiana. L’Appennino e le Alpi nel dibattito politico ci sono entrati davvero poco. A urne chiuse la montagna reggiana è entrata nello scenario politico, come ricostruito ieri dagli intervistati di Redacon, con un voto che vorrebbe discontinuità. Ma come si può cambiare qualcosa che nel dibattito proprio non c’è?

1 COMMENT

  1. Nel ricordare i tempi passati andava a mio avviso menzionato anche un Parlamentare montano che, se non erro, rivestiva contestualmente anche la carica di Sindaco di uno dei nostri Comuni, e delle cui opere vediamo ancora evidenti tracce. Egli apparteneva, è vero, alla stagione della Prima Repubblica, che più d’uno continua ancora a criticare, ma che andrebbe invece parecchio rivalutata, a mio vedere almeno, e durante la quale, da che io rammenti, non era inconsueto il doppio incarico, di Parlamentare e di Primo cittadino, in Comuni medio piccoli come sono per solito quelli montani, il che metteva un filo diretto tra i problemi del territorio e il legislatore nazionale (connessione piuttosto utile, specie per le zone periferiche e disagiate).
    Si fa riferimento a Pasquale Marconi che fu anche sindaco di Vetto (n.d.r.)

    P.B. 28.09.2022

    NdA – Se paiono lontani i tempi dell’elezione dell’ultima montanara in Parlamento, quelli dell’elezione di Marconi lo sono (purtroppo) ancora di più. (G.A.)

    • Firma - P.B.