Marco Simonazzi titolare dell’omonimo panificio e presidente Cna panificatori, ai microfoni di Radionova in occasione della fiera di San Michele, ci spiega come e perchè è cambiato il consumo del pane, anche in montagna.
Presente alla fiera, nello stand dei panificatori, afferma: “Da tanti anni organizziamo a Castelnovo questa festa che noi chiamiamo anche festa del Pane: tutti i fornai associati Cna si uniscono per far conoscere i loro prodotti, spieghiamo e facciamo vedere come lavoriamo. L’incasso viene dato in beneficenza a due associazioni della montagna che sono il Cuore della montagna e Fa.Ce. famiglie celebrolesi”.
Poi ci spiega come, secondo lui, è cambiato il consumo del pane: “La crisi, la guerra, il prezzo del grano, sono tutti fattori che incidono ma il problema è anche culturale”.
“Prima racconta - il pane era l’alimento principale sulle tavole degli italiani, adesso non è così. Oggi è molto maltrattato e questo perché c’è una mancanza di cultura alimentare: noi come Cna andiamo nelle scuole ad insegnare ai bambini cosa vuol dire pane, per fargli capire che fa parte del buon cibo. Occorre che si impari a riconoscere il gusto, a guardare i prodotti e a chiedere ad esempio, come sono fatti, quali sono gli ingredienti”.
Un’altra questione affrontata da Simonazzi riguarda il plusvalore del pane di montagna: “Il valore aggiunto è dovuto alle caratteristiche di lavorazioni e climatiche e poi ci contraddistingue il classico formato grosso. Ma se è vero che il nostro pane ha un valore aggiunto, dobbiamo tener presente che è cambiata la ‘domanda’ della popolazione. Sono cambiate le etnie. Non tutti conoscono, per esempio, il pane di Marola o quello di Valestra, e siamo noi a doverlo proporre e fargli prendere quella cultura. Per esempio io, in alcune preparazioni, mi sono adattato un po’ alla pianura offrendo prodotti più adatti al loro mondo di mangiare. Quindi noi lo proponiamo; non è facile ma ci proviamo".
Poi un accenno al caro bolletta: “Adesso incide tanto, al 30 di giugno abbiamo avuto nei forni un aumento della luce del 286% un costo insostenibile perché non posso aumentare il mio prodotto del 100%. Certo abbiamo aumentato un po’ e stiamo riducendo i nostri ricavi. Ma tutti i giorni aumenta qualcosa. Non solo il grano, il latte, non si trovano carta, sacchetti. Sicuramente c’è una speculazione, non ci dicono la verità. E mancano anche i trasportatori, sono aumentati i prezzi dei trasporti, i prezzi delle ferrovie".
E infine un accenno al difficile reperimento di personale: "Il problema è che questo lavoro viene visto come un sacrificio. Ma non più inteso come una volta che dovevi alzarti presto e fare lavori pesanti tipo prendere enormi sacchi di farina. Oggi ci sono i silos e per quanto riguarda la lavorazione grazie alle nuove tecnologie sono cambiate tante cose. Il sacrificio, oggi, è lavorare nei fine settimana. Fra i giovani prima chi lavorava si sentiva gratificato; e sembra che i nostri lavori vengono snobbati".
In ogni località dove lo si produce, il pane possiede caratteristiche proprie, non di rado peculiari dei rispettivi luoghi, spesso nel solco di tradizioni che si sono lungamente mantenute nel tempo, e tali specificità danno a questo millenario alimento anche una valenza identitaria, ed è sperabile che tale “insieme” possa continuare.
Riguardo al personale, è altresì auspicabile che la nostra società, a quei giovani che si impegnassero in questa attività, sappia far sentire loro la grande utilità del lavoro svolto, motivo a sua volta di gratificante soddisfazione, anche perché stiamo via via riscoprendo l’importanza di mestieri che, erroneamente, avevamo casomai sottovalutato.
P.B. 27.09.2022
P.B.