Simona Morani torna con un nuovo romanzo, ‘Sopra ogni cosa’: storia di emigrazione, amore e amicizia.
Giornalista culturale, insegnante di italiano, interprete e redattrice per il cinema e la tv e anche scrittrice. Simona Morani, classe 1982, è originaria di Canossa ma vive a Monaco di Baviera da oltre tredici anni. Insegna italiano agli adulti stranieri ed è autrice, redattrice e interprete libera professionista.
La incontriamo alla vigilia dell’uscita del romanzo.
Simona, diciamolo subito: tra pochi giorni il tuo romanzo sarà in libreria. Parlaci di questo nuovo lavoro
La storia si svolge in un arco temporale di una quindicina d’anni, l’evoluzione di una giovane donna di provincia che parte per la Germania alla ricerca del suo posto nel mondo. È anche, e soprattutto, una storia di amicizia e amore sullo sfondo di un’Europa che cambia.
È un romanzo autobiografico?
Sicuramente ci sono elementi che conosco bene, come diversi luoghi geografici, ma non lo definirei autobiografico. Migliaia di giovani hanno fatto esperienze simili, è uno spaccato della mia generazione.
Cosa puoi dirci dei personaggi?
Alina, nata in un piccolo paese dell’Appennino, vuole uscire dall’orizzonte ristretto della vita di provincia ed emanciparsi da due genitori che fanno fatica a comprenderla; Noah, ha lasciato la Siria a causa del padre, un uomo rigido e ambizioso, che gli ha imposto un destino da medico. Quando si incontrano per la prima volta sono due giovani studenti universitari alla ricerca della propria identità in una cittadina tedesca poco conosciuta, Saarbrücken (città in cui ho frequentato l’anno di Erasmus). Nonostante le differenze dei loro mondi, Noah e Alina condividono la stessa sensibilità e ben presto tra loro nasce un’amicizia viscerale, con tutte le potenzialità per diventare qualcosa di più. Ma gli ostacoli nelle loro vite li portano ad allontanarsi fino a metterli di fronte a scelte cruciali.
‘Sopra ogni cosa’ è un progetto che parte da lontano…
Ho lavorato a questo progetto per tanto tempo, direi oltre tre anni, ed è davvero una soddisfazione immensa poter vedere i risultati. In questo libro c'è tutta la mia esperienza di espatriata, ho cercato di rappresentare i diversi tipi di emigrazione che ho avuto il privilegio di conoscere attraverso le testimonianze di conoscenti, amici, amori e colleghi. Noi della generazione denominata "Millennials" siamo cresciuti con il sogno dell'Europa unita, ma siamo riusciti davvero a realizzarlo? Attraverso due protagonisti provenienti da due mondi molto diversi, il libro racconta una generazione piena di sogni e disillusioni, successi e sconfitte dall’inizio degli anni 2000 ad oggi.
Parliamo della copertina, è molto bella
Grazie, in realtà la vicenda della copertina è particolare. Per i miei libri precedenti è stata una scelta immediata e veloce, da parte della casa editrice. In questo caso ne abbiamo valutate molte insieme, prima di arrivare a questa. Siamo partiti da immagini di coppie, ma alla fine abbiamo optato per quella di una ragazza con la valigia, in un viaggio metaforico verso il suo futuro.
Solo un anno fa presentavi "Il bosco di Bruno”, un libro per ragazzi…
Sì, in questo libro il giovane protagonista ama trascorrere il tempo libero sulla collina di fronte alla sua fattoria. La storia si svolge nel 1945, durante gli ultimi mesi della Resistenza e il protagonista è un bambino costretto a condividere il suo nascondiglio con un misterioso visitatore notturno. Per il contesto storico mi sono lasciata ispirare dagli episodi vissuti da mio nonno e dai racconti di altri partigiani che ho avuto il piacere di incontrare
Simona, ti dividi tra Canossa e Monaco di Baviera. Come è nata l’idea di trasferirti?
Dal punto di vista culturale, mi sono sempre sentita stretta e il desiderio di libertà durante l’adolescenza e gli anni dell’università è stato molto forte. Poi ho iniziato a viaggiare, ho fatto esperienze di studio e lavoro in Gran Bretagna, Germania, Spagna, Stati Uniti e di nuovo in Germania. Adesso che sono più adulta, la vita di provincia continua a starmi stretta ma sono più consapevole dei vantaggi che offre e, soprattutto, so che non devo per forza scegliere un unico luogo in cui vivere: oggi si può viaggiare, si può stare in contatto con persone da ogni parte del mondo. Anche in un piccolo paese, se si vuole, è possibile essere cosmopoliti.
Cosa dovrebbe fare oggi un giovane appena termina gli studi?
Penso che sia molto importante interrogarsi già durante gli ultimi anni delle scuole superiori su cosa si vuole fare nella vita, ascoltarsi, scoprire le proprie aspirazioni. Non dico di avere fretta, ma nemmeno di cincischiare rimandando a lungo domande fondamentali come: che persona voglio essere? Quali sono i miei punti di forza e cosa voglio creare da qui ai prossimi anni?
Con poche parole descrivici come i tedeschi ‘vivono la cultura’
A Monaco di Baviera la cultura è ‘un’impresa’, un lavoro vero e proprio, non soltanto un passatempo o una passione secondaria. Un artista qui è riconosciuto come tale e viene retribuito per il prodotto culturale che offre. Questo non significa che chiunque abbia estro creativo riesca a vivere economicamente di quello, ma riceve più possibilità di costruirsi un suo percorso artistico professionale.
In Italia?
Purtroppo si fa più fatica, spesso la cultura non è presa con la serietà che merita e si ha di frequente la sensazione che produrre arte sia un vezzo simpatico ma facoltativo. Due piccoli esempi divertenti? Quando in Italia dico che scrivo libri, mi è capitato diverse volte che qualcuno mi rispondesse “Dai, fico, me ne regali una copia?” oppure che commentasse: “Ah, be’, sarei capace anch’io solo che non ho tempo da perdere”. Questo fa sorridere perché dimostra quanto queste persone non comprendano il lavoro e l’impegno che c’è dietro la scrittura. In Germania frasi del genere non le ho sentite. Chissà, magari qualcuno le pensa, ma in generale c’è un altro tipo di approccio nei confronti della professione culturale.