Paolo Bargiacchi, amministratore “storico” dell’Appennino reggiano, compaesano del cardiologo Umberto Guiducci, ha tracciato, in occasione della festa della Croce verde di Villa Minozzo, durante la quale l’Amministrazione comunale ha fra l’altro dedicato al celebre medico gli impianti sportivi del capoluogo, un toccante ricordo, con alcuni aspetti inediti, o poco conosciuti, della figura dell’amico scomparso alcuni mesi fa. Si riporta di seguito il testo del suo intervento.
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Posso sbagliarmi, ma non credo, che l’aver associato due eminenti figure di Villa Minozzo, in occasione della festa della Croce verde e dei suoi volontari, sia stato semplicemente un caso o una fortuita coincidenza.
Entrambi i personaggi, infatti (l’uno, purtroppo, non più tra noi), hanno fatto “palpitare i cuori” di noi villaminozzesi, e non solo. L’uno, il dottor Umberto Guiducci, appunto, per soddisfare esigenze sanitarie e per preservarci dalle diffuse e invalidanti malattie cardiache e l’altro, l’olimpionico Giuliano Razzoli, per riscaldare i nostri cuori con i sentimenti di gioia e di sofferenza che hanno accompagnato le imprese del campione tra gli insidiosi paletti dello slalom speciale.
Abbiamo vissuto con lo sciatore Razzoli momenti di grande entusiasmo, seppur intervallati, talora, da cocenti patemi d’animo, quando questo o quel paletto ne interrompeva la brillante prestazione.
Allo stesso modo abbiamo gioito ed esultato per aver conosciuto e fruito delle cure di un eccellentissimo professionista, medico cardiologo che, villaminozzese purosangue e, nel limite del possibile, partecipe della vita della nostra comunità, si è distinto nella nostra provincia, ma anche nella nostra regione e nella più ampia comunità scientifica tutta, per l’innovazione e lo sviluppo della terapia cardiaca.
Posso sbagliarmi ancora una volta, ma mi risulta che il professor Guiducci sia stato promotore e antesignano in Italia della tecnica di movimentazione del muscolo cardiaco attraverso la deambulazione praticata con costanza, con metodo e con dovuta gradualità.
Non solo, ma Umberto Guiducci è stato caposcuola e maestro di quell’importante ed apprezzato gruppo di cardiologi (fra cui il figlio Vincenzo) che opera tuttora nella rete provinciale dei nostri ospedali e che assiste con passione e impegno tutti coloro che, dilettanti o professionisti, svolgono attività sportive ai vari livelli.
Ricordo che, quando ero amministratore dell’Usl 13 di Castelnovo ne’ Monti, ed eravamo impegnati a sostenere e sviluppare l’attività sanitaria ospedaliera e territoriale, il dottor Guiducci era il nostro riferimento, il nostro faro, colui che ci offriva idee e suggerimenti di politica sanitaria, senza mai dimenticare la necessità di operare in concreto per offrire migliori servizi alla montagna.
E’ stato lui ad inventare il servizio cardiologico nel piccolo e periferico ospedale montano, allora da poco diventato pubblico, e ad inserirlo nella più vasta rete cardiologica provinciale, e non solo, facendolo diventare un’eccellenza.
Riuscì nell’impresa, che ancor oggi ci sembra storica, di staccare dal Santa Maria Nuova alcuni medici che, pagati dallo stesso ospedale provinciale, iniziarono ad operare nel nosocomio castelnovese, che da allora si è sempre vantato come fiore all’occhiello della riabilitazione cardiologica, con percorsi vita guidati ed assistiti da professionisti per i cardiopatici di tutta la provincia, e non solo.
Ricordo bene che, nonostante gravosi impegni al Servizio sanitario nazionale, ogni giovedì ed ogni domenica pomeriggio, dopo l’immancabile giro in bicicletta, alla mattina, con gli affezionati amici, Umberto Guiducci passava dalla cardiologia a dare direttive, a controllare i pazienti ricoverati, ad assicurarsi che tutto funzionasse a puntino.
Ma non solo. Quella direttiva di politica sanitaria ospedaliera che prevedeva per la nostra provincia tre poli principali, sedi di maggiori servizi, di cui uno in montagna, è stata pensata, inventata, sostenuta, spiegata dal dottor Guiducci. Quell’indirizzo, poi ripreso dal dottor Riboldi, purtroppo non ancora attuato, è tutt’oggi oggetto di trattazione, discussione nelle sedi provinciali e regionali in cui si “scrive” la politica sanitaria.
Grazie quindi alla Croce Verde e ai suoi straordinari volontari adibiti ai servizi (mai fermi e paghi di quanto fatto, ma sempre a pensare al prossimo intervento), al Comune e a quanti hanno promosso la manifestazione. I nostri festeggiati, celebrati, i nostri eroi (sia detto senza retorica), lo meritano ampiamente. A loro il nostro applauso e commosso ricordo. Ai familiari e agli amici un caloroso abbraccio.
Paolo Bargiacchi
Nel punto di queste righe in cui Paolo Bargiacchi si ricorda nelle vesti di amministratore dell’USL 13 di Castelnovo Monti – per dirci della preziosa collaborazione che venne allora dal dott. Umberto Guiducci – suppongo si riferisca agli anni in cui l’organizzazione sanitaria della montagna era retta dal Comitato di Gestione, un organismo collegiale nel quale, salvo errori di memoria, erano rappresentate tutte le forze politiche, di maggioranza e minoranza, presenti nel nostro comprensorio.
Sempre se la memoria non mi tradisce, il nostro Ospedale era per così dire in “espansione”, o comunque in condizioni tali da non destare alcuna preoccupazione riguardo al suo futuro, un aspetto affatto insignificante che ritengo valga la pena di menzionare, e rimarcare, così come mi sembra opportuno richiamare ancora una volta l’idea o intuizione dei tre poli ospedalieri provinciali, tradotta poi nel cosiddetto PAL, la cui attuazione avrebbe dato solide prospettive all’Ospedale montano.
P.B. 03.09.2022