Il capogruppo di Rete Civica - Progetto Emilia-Romagna, Marco Mastacchi, ha presentato alla presidente dell’Assemblea legislativa Emma Petitti e alla Giunta regionale una risoluzione che chiede alla Giunta di valutare "opportunamente la realizzazione della diga di Vetto come un invaso da 100 milioni di metri cubi, secondo il vecchio progetto".
“Circa due settimane fa - si legge nella nota stampa - in Conferenza Stato Regioni è stato approvato lo schema di decreto per la progettazione di infrastrutture idriche che, una volta concluso l’iter burocratico sigillato dalla firma del ministro per le Infrastrutture Enrico Giovannini e avallato dai vertici della Regione Emilia-Romagna, consegnerà all’Autorità distrettuale di bacino del Po 9,5 milioni di euro, di cui 3,5 milioni già destinati alla realizzazione della diga di Vetto”.
Nella nota si specifica che questi 3,5 milioni di euro verranno utilizzati per lo studio di fattibilità tecnico-economica e la prima progettazione di un invaso sull’Enza. Ciò significa come minimo altri tre anni solo per lo studio di fattibilità e altri sette per la nuova progettazione con l’ennesimo spreco di risorse pubbliche e come se i progetti storici non fossero mai esistiti.
“Siamo purtroppo in clamoroso ritardo - continua - sulle opere finalizzate alla preservazione idrica che ci avrebbero consentito di affrontare meglio l’attuale, e senza precedenti, emergenza siccità, anche se prevedibile visti gli andamenti climatici degli ultimi due decenni. Vista la gravità della situazione che si è creata abbiamo assoluto bisogno di nuovi invasi e occorre giungere, in tempi rapidi, alla realizzazione di opere necessarie ad affrontare i cambiamenti climatici in atto, considerato che sono a rischio l'approvvigionamento idrico e la tenuta del sistema agroalimentare”.
Per Mastacchi occorre, come richiesto a gran voce anche dalle associazioni di categoria, realizzare interventi strutturali, come nuovi invasi, capaci di stoccare grandi quantità di acqua accessibile ai nostri agricoltori in periodi complessi, viste le innumerevoli estati siccitose che si susseguono.
In quest’ottica e riguardo all’invaso sul fiume Enza, “le aumentate esigenze di preservazione idrica a fronte dell'emergenza dell'ultimo periodo, portano a interrogarsi circa l'adeguatezza di un progetto, analizzato quando il contesto era differente, per un invaso da 27 milioni di metri cubi e non sia invece il momento di riprendere in mano il vecchio progetto della diga di Vetto, che prevedeva un invaso da 100 milioni di metri cubi. Un nuovo studio significherebbe realizzare la diga fra 20 anni, mentre l’adeguamento del vecchio progetto possibile in base alle leggi del 2014, ridurrebbe notevolmente i tempi e si avrebbe l’impianto operativo in pochi anni”.
Nella nota si sottolinea che “una società di ingegneria che sta progettando dighe a livello mondiale, ha messo nero su bianco che il vecchio progetto è perfettamente adeguabile alle normative vigenti e che la capacità idrica dell’Enza è in grado di riempire quasi tre volte all’anno la diga”.
Il consigliere Mastacchi chiede al presidente e alla Giunta regionale “di impegnarsi, lasciando da parte l’ostracismo verso gli invasi in montagna di medie e grandi dimensioni da parte di alcuni, a valutare opportunamente la realizzazione della diga a Vetto come un invaso da 100 milioni di metri cubi secondo il vecchio progetto, considerato urgente già nel 1987 dall’allora ministro dell’agricoltura, per garantire nel tempo acqua ed energia pulite ai terreni agricoli e alle famiglie di Reggio e Parma, eliminare pericoli di alluvioni a valle, creare un’oasi faunistica di grande valore ambientale e, non ultimo, portare lavoro e turismo tutto l’anno, assicurando un futuro ai paesi montani delle due province”.
Mastacchi ieri, 16 agosto, nel giorno che ricorre l’anniversario della sospensione dei lavori della Diga di Vetto, avvenuta nel 1989, ha partecipato alla manifestazione promossa al ‘taglione’. Con lui, tra gli altri, anche i consiglieri regionali Gabriele Delmonte e Maura Catellani, il presidente del Comitato Pro Diga, Lino Franzini e il sindaco di Ventasso, Enrico Ferretti.
Ringrazio il Consigliere Mastacchi per la Risoluzione presentata in Regione; ma mi chiedo da dove provengono le persone che parlano di Studio di fattibilità di una diga sull’Enza da 25 o da 50 milioni di metri cubi come qualcuno propone e con chi pensano di avere a che fare. Si sappia che un invaso da 25 o 50 milioni di metri cubi è realizzabile solo nella Stretta di Vetto, studi fatti dal Consorzio di Bonifica ex Bentivoglio negli anni ’80 lo confermano. Alla Stretta delle Gazze è fattibile solo un invaso da 18/20 milioni di metri cubi, alle Gazze furono fatte anche alcune trivellazioni. Una decina di anni fa una ditta Emiliana, di cui non faccio il nome, ma ho la relazione tecnica, fece una proposta di fare una diga alla Stretta delle Gazze alta più di 90 metri, peccato che non tenne conto che tra le Gazze e Selvanizza c’è un dislivello di soli 50 metri; poi portare le acque sotto Taviano non credo sia il caso. Pertanto è chiaro che una diga da 25/50 milioni (con o senza laminazione?), come qualcuno propone, è fattibile solo nella Stretta di Vetto. Ma se parliamo della Stretta di Vetto come si può parlare di Studi di Fattibilità quando abbiamo già un progetto approvato, appaltato e iniziato?, non ho parole, mi fermo qui.
Franzini Lino
Interessarsi alla diga di Vetto credo sia tempo sprecato, il no a questa diga è un no ideologico e partitico, pertanto è inutile parlarne, contro i no ideologici o di partito non si combatte. Ma in questa telenovela il mio pensiero va al silenzio assordante dei Sindaci della Val d’Enza, a partire da quello di Vetto fino a quello di Brescello, il loro è un silenzio che dovrebbe far meditare molto (se c’è ancora chi medita), sto pensando se questi Sindaci pensano al bene della montagna, a quello degli agricoltori, alle necessità energetiche, ad evitare danni da esondazioni, ecc. o se per caso ubbidiscono ad ordini che arrivano dall’alto?. So che a pensar male si sbaglia ma a volte ci si becca
Sergio