Si infiamma la questione legata al punto nascite di Castelnovo.
E mentre la politica dibatte, il Comitato Salviamo le cicogne rende pubblico il contenuto del piano di fattibilità che il presidente Bonaccini ha commissionato all’Asl, e da loro richiesto con un accesso agli atti.
In una nota il Comitato afferma - “E’ ormai chiaro che Bonaccini spera proprio nella fine del governo per salvarsi la faccia dalle promesse fatte da uomo della provvidenza sulla riapertura del punto nascita di Castelnovo ne’ Monti. Nonostante avesse strombazzato ai quattro venti durante la campagna elettorale regionale che grazie alla fattiva collaborazione col nuovo governo e col ministro Speranza tutto si fosse già risolto e il punto nascita era pronto alla riapertura, nell’ultimo mese la Regione ha fatto filtrare che ancora aspetta l’ok del governo per poter riaprire”.
“I consiglieri della maggioranza in Regione - continua - hanno perciò votato una mozione che invita il presidente Bonaccini a continuare l’interlocuzione con il ministro. Interlocuzione con chi, con un governo morto? Ma ipotizzando anche che fosse questo l’ennesimo colpo di teatro sulla scena della campagna elettorale, c’è già pronta una ulteriore scusa per non riaprire e gabbare le attese".
“Ci hanno pensato i dirigenti dell’Ausl di Reggio Emilia di nomina regionale a fargli da scudo - accusano - attraverso un piano di in-fattibilità che hanno redatto nel novembre 2021 e che finora è rimasto nascosto nei cassetti, fino a quando lo siamo andati a pescare attraverso una richiesta di accesso agli atti. In quel documento, dopo diverse pagine di ostilità alla riapertura e di premessa per la chiusura di tutti i punti nascita della provincia al di fuori del capoluogo , ecco la sorpresa: causa rischio sismico elevato il punto nascita non potrà essere riaperto prima del 2026, mentre le attività e le degenze presenti in quell’edificio dell’ospedale Sant’Anna possono continuare! Insomma l’Ausl, forte della sua consolidata esperienza a gestire le richieste, attua la linea CUP: non ci sono agende aperte, quelle aperte sono piene, se volete richiamate più avanti per mettervi in coda, sempre che riusciate a parlare con un operatore! Complimenti per la presa in giro".
La nota conclude chiamando in causa il primo cittadino di Castelnovo: “Ma tutto questo il sindaco Bini non lo sa… (?)”
Pronta la risposta del sindaco Enrico Bini: “Innanzitutto vorrei dire che mi pare quanto meno inopportuno da parte dell’Ausl che questa relazione, che come sindaci della montagna avevamo richiesto in diverse occasioni, sia consegnata prima ad un Comitato che agli amministratori del territorio. Per cui la mia risposta alla domanda delle Cicogne è: ero informato che ci siano dei lavori programmati sull’Ospedale, ma non che si pensasse di legarli alla riapertura del Punto nascite. Ritengo che la riapertura e i lavori debbano essere due percorsi separati: i lavori si faranno, ma sulla riapertura del servizio sono state fatte promesse e annunci, ribaditi in più occasioni, ai quali ora si deve dare seguito senza dover aspettare anni e anni”.
Entrando nel merito del piano di fattibilità dal comitato fanno notare che “13 pagine su 18 servono a giustificare la scelta scellerata di privare di un punto nascita il 35% della provincia reggiana, caratterizzata da lunghi e difficoltosi tempi di percorrenza e che in queste stesse pagine si prefigura già la chiusura dei prossimi punti nascita della pianura, evidenziati per essere sotto i mille parti e prossimi ai 500, a suffragare la scelta di edificare un mega partorificio nel capoluogo reggiano".
"Per quanto riguarda poi l’alto rischio sismico, “rileviamo che ciò esiste su due edifici che sono tutt’ora operativi e non vuoti e transennati. Riteniamo offensivo che venga affermato che si usi proprio l’assenza del punto nascita e del reparto di ginecologia per fare la rotazione dei reparti durante i lavori di ristrutturazione e che occorra aspettare la costruzione dell’ospedale di Comunità per vuotare il reparto ora occupato dal consultorio, Nel calcar la mano, il documento però dimostra che l’Ausl sta tenendo aperto i punti nascita della pianura con organico sanitario inferiore agli standard di sicurezza previsti dalla legge. Ciò presuppone che detti punti nascita non sono a norma, non sono stati chiusi come prevede la legge e neanche è stato chiesto parere ministeriale. Ovvero: la Regione ha deciso di agire in proprio, mentre per Castelnovo si rifà al Ministero. E ciò dimostra quanto siano strumentali le giustificazioni addotte per la chiusura del punto nascita di Castelnovo. Inoltre Scandiano, che doveva tornare entro due anni dal 2017 a norma per numero di parti e standard di sicurezza, non lo è mai tornato e non ci risulta che verso di esso ci sia stata analoga delibera di chiusura da parte della Regione. Il potenziamento degli specialisti a Castelnovo per assistere la gravidanza è solo una proforma, tant’è che è stato inibito l’uso del tracciato, ed è considerato sempre un errore, con tanto di disposizione del direttore, se una gravida si presenta all’ospedale di Castelnovo Monti Conveniamo sulla precisazione che occorre un riconoscimento economico per gli operatori sanitari che presteranno servizio a Castelnovo e anche sulla necessità di avere rotazione del personale, pur stabilendo la tempistica, per evitare che sia una turnazione settimanale che non consente l’instaurarsi della necessaria relazione medico-gravida. Nel merito della boutade dell’alto rischio sismico rileviamo che ciò esiste su due edifici che sono tutt’ora operativi e non vuoti e transennati. Riteniamo offensivo che venga affermato che si usi proprio l’assenza del punto nascita e del reparto di ginecologia per fare la rotazione dei reparti durante i lavori di ristrutturazione e che occorra aspettare la costruzione dell' ospedale di Comunità per vuotare il reparto ora occupato dal consultorio".
Alle promesse di Bonaccioni non ho mai creduto, quindi: il documento è scaricabile da internet? È pubblico?
MA
Non ho mai creduto che ci fosse e che ci sia la possibilita’ di riaprire il punto nascite di Castelnovo Monti. La scarsita’ di medici in ogni specilizzazione non lo consente. Punto. Ci vorrebbe un po’ di onesta intelletuale nell’ammeterlo. I problemi e’ che la mancanza di medici, che si sente soprattutto nella nostrra provinzia, rende inutilizzabili anche altri reparti dove i soli infermieri e O.S possono fare poco. Azzerare i vertici dell’Ausl sarebbe il minimo da fare e sperare poi di sostituirli con dei professionisti capaci.
Saluti.
Gian
Con la frase “mancano i medici” (colpiti da una forma virale professionale?) si riescono a giustificar le peggiori cose.
Di fatto crescono con la vigorosità dei funghi i servizi privati di medicina, la Regione attua con loro accordi, mentre nell’ospedale pubblico calano ogni giorno reparti e servizi. Buon ultimo il caso di Novellara che riapre l’ospedale con una succursale di Villa Verde.
Ma lasciando perdere questi luoghi comuni, la domanda vera è: con il covid hanno chiuso anche tutti gli altri punti nascita ed hanno riaperto solo quello di Montecchio, ebbene che cosa stanno facendo gli 8 ostetrici, i 9 pediatri/neonatologi, i 6 anestesisti di Scandiano e Montecchio?
Vogliono finalmente ufficializzare che Scandiano non riaprirà più, perché non ha né numero di parti, né giustificazioni logistiche, né rispetto degli standard di sicurezza, ma è solo una morte lenta e silenziosa per non disturbare uno dei più grossi bacini elettorali di un partito?
Vogliono dire che le risorse esistenti nel miglior punto nascita, quello di Castelnovo, sono state smembrate e mandate a rimpolpare gli altri punti nascita?
Si può finalmente dire che il piano dell’Ausl ha già messo nel mirino tutti gli altri punti nascita che non siano nel capoluogo per essere accentrati sul megapartorificio di Reggio?
Ebbene a questa logica così avanzata che sembra l’industrializzazione dell’ottocento, occorre dire che tutto ciò non ha senso per parti naturali e che soprattutto in montagna dove le distanze sono considerevoli, quel che è prioritario è ricevere assistenza in loco. L’assistenza di prossimità, è questa.
Gianni Marconi
Penso che non frega niente a nessuno dei punti nascita: né ai politici né ai montanari. Le elezioni di settembre lo dimostreranno in quanto i voti li prenderanno sempre quelli li. Provare per credere.
Cristian
Non dico quello che penso, perche’ andrei oltre … Dopo tutte le chiacchere in clima di “promessa elettorale”, salta fuori che ora l’ospedale non e’ sicuro per motivi di rischio sismico? Da quando esiste questo problema? Perche’ non e’ stato portato all’opinione dei cittadini prima, con buona pace per tutti? Ha ragione il Sig. Gianni; basta illudere il popolo ed e’ piu’ onesto dire che il punto nascite non riaprera’ piu’. Punto e basta!
Enrico Ferretti 1960
nella recente ristrutturazione sono stati svolti anche lavori di adeguamento sismico, percio che non si raccontino balle.
anonimo