Percorrendo il sentiero del dèmone, ma in direzione opposta, si incontrano i ruderi d’un metato, poi l’incrocio del sentiero che scende alla strada asfaltata, poco prima del ponte sul Secchia.
Se, invece di scendere, si continua sul sentiero, dopo poco più di un centinaio di metri si incontra una costruzione in rovina, con una peculiarità: cingono l’ingresso due possenti pilastri, diritti, quadrangolari, alti quanto l’edificio.
Viene da chiedersi di che tipo di fabbricato si tratti. Potrebbe essere un metato, immerso in un castagneto maturo e curato, ma non avrebbe senso, così prossimo al precedente. Inoltre le sue dimensioni, piuttosto rilevanti, porterebbero ad escluderlo.
Si può ipotizzare fosse un’abitazione, forse permanente, anche se non troppo recente, facendone testo la calce rosa, caratteristica degli edifici di Sologno fino a mezzo secolo fa.
Tuttavia, da un controllo all’ufficio tecnico del comune di Villa Minozzo, l’immobile non risulta censito: è abusivo dall’inizio. E che dire dei due eccessivi pilastri frontali, posti quasi a protezione dell’ingresso? Sostenevano una tettoia?
Una piccola indagine fra i Solognesi ancor oggi proprietari di terreni in loco confermano che si tratta d’un ulteriore
metato, con i pilastri che sostenevano, appunto, una tettoia.
di Giampiero Sbrighi "La Piazza"