Al centro delle letture di questa domenica vi è il celebre passo del vangelo di Luca che vede come protagoniste le sorelle Marta e Maria, che ospitano Gesù. Secondo una diffusa interpretazione teologica, le loro figure rappresentano la contrapposizione tra la vita contemplativa e la vita attiva (con la predominanza della prima sulla seconda); ma vedremo che questa non è l’unica interpretazione possibile.
Anche la prima lettura si occupa del tema dell’ospitalità, presentandoci l’incontro di Abramo con i tre messaggeri di Dio presso le querce di Mamre. Questo brano è importante perché ci mostra il senso cristiano del valore dell’ospitalità: l’ospitante non è colui che dà, ma alla fine è colui che riceve (infatti Abramo riceve la promessa di un figlio, dono ben più grande di tutti i beni che aveva preparato per gli angeli di Dio). L’insegnamento che possiamo cogliere è che chi dà accoglienza accetta Dio nella sua casa: se vogliamo essere anche noi ospiti di Dio dobbiamo per primi aprire le porte a Lui.
Nella seconda lettura Paolo sfiora lo spinoso tema della teologia della sofferenza. È sempre difficile capire il senso del dolore, specialmente confrontandolo con l’amore infinito che Dio prova per ciascun essere. Ma Paolo ci insegna che attraverso il dolore l’uomo può ricordare la sua impotenza e il suo bisogno dell’amore di Dio: anche la sofferenza quindi, per quanto negativa, può aiutarci a camminare nella fede. Del resto, tutti noi siamo stati salvati attraverso la croce, simbolo massimo del dolore e del sacrificio di Cristo per noi. Tuttavia, la sofferenza resterà per noi un mistero estremamente difficile da comprendere.
Veniamo infine al vangelo, abbandonando per un momento la sua famosa interpretazione citata prima per addentrarci passo dopo passo nel testo. Gesù è in viaggio con i suoi discepoli quando entra (lui solo) in un villaggio, stranamente innominato. Nel linguaggio biblico il villaggio è il luogo dove le tradizioni vengono difese strenuamente da ogni possibile novità; eppure una prima novità emerge subito: entrato nel villaggio, Gesù viene accolto non da un uomo ma da una donna, Marta. Il gesto assume un valore ancora più simbolico se consideriamo l’etimologia del nome “Marta”, che significa proprio “signora”, “padrona”: Marta, pur essendo donna, sembra proprio avere le carte in regola per ospitare il Signore.
Una volta in casa, mentre la padrona si affanna per servire l’ospite, la sorella minore, Maria, si siede ai piedi del Maestro. Anche questo gesto è rivoluzionario, perché simboleggia l’essere discepoli di un maestro, privilegio che a quell’epoca non era concesso alle donne ma era riservato solo agli uomini. Permettendo a Maria di sedersi ai suoi piedi, Gesù lascia intendere chiaramente che anche le donne possono diventare discepole dei suo Vangelo e seguirlo per la salvezza. A seguito della lamentela della sorella maggiore, Gesù la chiama due volte («Marta, Marta»), una chiamata che nell’antico testamento simboleggia la vocazione: Gesù sta invitando Marta a farsi sua discepola come la sorella. Il suo servizio infatti deve guidarla verso il discepolato, altrimenti resterebbe solo fine a sé stesso. Questo è un grande insegnamento anche per noi: tutti i servizi che facciamo devono portarci a seguire Cristo, se vogliamo che siano delle autentiche grazie per la nostra vita.
Buona domenica
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