Riceviamo e pubblichiamo
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Mai come in questi ultimi mesi la sanità pubblica locale e quindi regionale sta scivolando verso un baratro sempre più profondo. Il motto che era diventato un mantra "andrà tutto bene" seguito da "ne usciremo migliori" non ha trovato riscontro. Quello che si palesa è un futuro grigio e sempre più incerto. Dopo quasi due anni e mezzo di pandemia chi doveva gestire ed organizzare una sanità migliore brancola alla disperata ricerca di soluzioni. Gli infermieri ed il personale ausiliario si sono dimostrati flessibili ad adattarsi nei momenti più intensi della pandemia ad ogni soluzione per garantire la tutela della salute ai cittadini. Oggi, invece, siamo preoccupati per le ipotesi di lavoro che udiamo tutti i giorni e che prevedono anche turni di 12 ore, l'estensione delle ore di lavoro settimanali a 44, la richiesta assurda di condurre uno stile di vita extra lavorativa quasi "monacale" per non correre il rischio che una eventuale malattia comprometta la continuità assistenziale.
Si assiste intanto ad una fuoriuscita degli infermieri dalla sanità pubblica, chi si indirizza verso il privato, chi invece ormai esausto, cambia completamente lavoro. Si perdura ciecamente nella sospensione di colleghi guariti, non ci sono assunzioni fresche per garantire il numero idoneo di personale nei servizi; se coloro deputati alla gestione ed organizzazione ritengono che 12 ore di lavoro possano assicurare la lucidità e prontezza fisica e psichica dei colleghi, beh, qualcosa non quadra.
Senza contare che un infermiere esausto può essere più soggetto ad errori compromettendo la sicurezza del paziente e rispondendone poi in prima persona.
Gli infermieri sono persone , e non automi, hanno diritto ad una vita extra lavorativa come ogni cittadino. Chi dirige l'azienda deve denunciare quale è il punto critico, mancano i fondi? E se si perché? Come sono stati gestiti? Assistere al rimpallo di responsabilità tra azienda e regione (stessa famiglia) e regione e Stato non è più ammissibile. Ora si spera nel Pnrr che ricordiamolo è un prestito, ed è prevalentemente rivolto all'edilizia sanitaria, i vari DM che si susseguono con ciclicità imbarazzante, prevedono Case della Salute con caratteristiche ben precise, e se non vogliamo cattedrali nel deserto, si deve investire prima di tutto nel personale. Sono anni che denunciamo le sempre più gravi difficoltà causate dai continui tagli alla sanità pubblica, ora viene presentato il conto, ed il "privato" è sempre disponibile.
Nursind segreteria provinciale Parma e Reggio Emilia