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A Ligonchio arte, natura e attivazione sociale con il progetto Ravin’Art

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Dell'interessante progetto al del parco della Ravinella abbiamo parlato con Airin Toscani, responsabile delle attività di educazione ambientale per bambini ed europrogettazione.

Come nasce il progetto Ravin’Art?

Il percorso nasce all’interno di un altro progetto di rete più ampio, ReinVenta, della fondazione Manodori e che include diverse realtà tra cui Ovile che è capofila del progetto, Fondazione durante e dopo di noi, l’associazione Cecciola Insieme, l’associazione Altripassi, associazione Amici dell’Atelier e noi della Legambiente Ligonchio. È un progetto di rete che si sviluppa in diverse azioni e una di questa è appunto l’azione natural art di cui siamo promotori e che ha portato alla creazione di questo percorso di arte partecipata. Noi come Legambiente Ligonchio nasciamo con una vocazione più mirata all’educazione ambientale ma negli anni abbiamo associato le attività di avvicinamento all’asino a una serie di attività didattico-artistiche mirate a creare una metafora rispetto al rallentamento e alla processualità. Da questo punto pian pianino si è sviluppata questa volontà di accostare alla natura l’arte e la partecipazione che è la nostra vocazione più sociale e che coinvolge bambini e giovani dai 14 ai 25 anni. Legambiente Ligonchio e Ostello dei Balocchi, che è il centro di educazione ambientale che gestiamo, sono partner all’interno di questo progetto e promotori dell’azione natural art e alla creazione di Ravin’Art.

Al momento quante installazioni ci sono?
Al momento ci sono 4 installazioni, 3 sono nel parco a Ravinella e poi c’è un altro intervento artistico un po’ fuori dal circuito che però è l’embrione di tutto quello che, come Legambiente, ci ha portato a sviluppare un discorso di questo tipo. Si trova al bivacco del Piano, un po’ fuori dal circuito Ravin’Art, ma incluso nel percorso come appartenenza fisiologica nel senso che è un’opera che scaturisce dalle stesse modalità partecipate e quindi l’abbiamo inserita nel circuito. È presente la segnaletica ad accompagnare i fruitori e all’interno di ogni singola didascalia ci sono dei qr code. Questi qr code rimandano al sito dove viene raccontata questa dimensione partecipata. Ad esempio all’interno del percorso c’è un’opera dell’artista Alex Urso che ha lavorato con tutti i bambini della scuola primaria del comune di Ventasso, seguendo il qr code si può andare ad una pagina del sito dove viene raccontato tutto il processo e le attività che abbiamo fatto nelle scuole e in che modo sono stati coinvolti i bambini. Stiamo già lavorando a una quinta installazione nel mese di agosto.

La parola chiave è rivalorizzare il territorio coinvolgendo la comunità. Qual è stata la risposta?
La risposta della comunità è sicuramente positiva nell’accogliere questo progetto ma la nostra idea come Legambiente è quella di lavorare  cercando di aprire la comunità. La comunità è quella che già vive a Ligonchio ma in quanto associazione operante in un territorio come il nostro siamo consapevoli che c’è il bisogno di arricchirla. Comunità può essere anche chi ha voglia di prendersi cura del nostro territorio e di fare qualcosa dal di fuori. C’è dietro anche una volontà di sensibilizzazione. Ad esempio nell’installazione che faremo ad agosto saranno coinvolti 7 ragazzi vicini alla Legambiente Ligonchio ma avremo anche dei partner stranieri che vengono da territori simili e che quindi lavorano con giovani con minori opportunità di tipo geografiche, che arrivano da zone marginali o periferiche, quindi l’idea è anche di lavorare sulla sensibilizzazione di chi partecipa alla realizzazione di queste opere oltre che sulla singola comunità più a lungo termine. Quindi il progetto nel suo complesso vuole dire una dimensione sociale consapevole delle criticità di un territorio ma anche degli spunti di valorizzazione che questo territorio può avere attraverso l’arte e la natura. L’idea di ReinVenta è proprio quella di dare degli strumenti ai partner che poi possono continuare a sviluppare in maniera autonoma e quindi a restituire questi strumenti a quella parte di comunità che ha cercato di sviluppare questi percorsi.

Il seme è stato piantato e adesso tocca a noi prendercene cura.
Esatto. Gettiamo un seme per poi continuare a coltivarlo magari anche cambiando direzione per acquistare una connotazione più legata all’educazione ambientale ma tutto quello che verrà dovrà mantenere questa anima sociale e partecipata che racconta un po’ il territorio, le problematiche ma anche nuove visioni.

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