Home Cronaca Paullo di Casina, cinghiali e lupi sono sempre più vicini alle case

Paullo di Casina, cinghiali e lupi sono sempre più vicini alle case

72
6
campo di grano devastato dai cinghiali

Un cittadino denuncia la condizione di abbandono in cui versa Paullo di Casina.

“I cinghiali e lupi sono sempre più vicini alle nostre case; ci sono carcasse spolpate e lupi che girano indisturbati”, così racconta Giancarlo Iusoli.

La presenza dei lupi e dei cinghiali nei pressi dei centri abitati è un fenomeno a cui stiamo assistendo da un po’ di tempo; cinghiali che sono portatori della peste suina africana e possono trasmettere l’infezione ai suini.

“Il fenomeno è sempre più frequente – nei giorni scorsi i cinghiali hanno completamente devastato il campo di grano. Sono anni che insieme ad un mio amico, per passione e per uso esclusivamente familare, coltiviamo grani antichi nei campi abbandonati dai contadini. Ora non c’è quasi più niente. In zona ce ne saranno almeno una quindicina”.

Questa la denuncia di Iusoli e aggiunge che il problema non è solo la presenza dei cinghiali: “Da casa mia a distanza di cento metri, vedo piccoli branchi di lupi che vanno a caccia di cinghiali. Alcuni giorni fa hanno attaccato un cinghialotto. Non possiamo più vivere con ansie e paure. I contadini sono quasi andati tutti via. Qui ormai è tutto abbandonato e anzi, per dirla tutta, c’è una vera e propria condizione di degrado”.

 

6 COMMENTS

  1. E’ vecchio di anni il tema dei danni arrecati alle coltivazioni montane dalla fauna selvatica, e si ha quasi l’impressione che si stenti a trovare una idonea risposta, o a dedicarvi quantomeno la giusta attenzione – in una con la concomitante consapevolezza che le soluzioni possono non essere semplici – talché si potrebbe anche pensare che si sia voluto far “decantare” il problema confidando in una evoluzione per così dire spontanea, nel senso che la progressiva riduzione delle aree coltivate, causa il contrarsi dell’attività agricola, potrebbe rendere più facile il proteggerle dall’azione dei selvatici, agevolando nel contempo gli eventuali indennizzi.

    Ora tuttavia, per motivi e fattori ben intuibili, pare farsi strada l’idea che la montagna dovrebbe riscoprire le sue potenzialità, sul piano agricolo, recuperando anche terreni divenuti nel frattempo incolti, e se una tale “visione” dovesse affermarsi, l’obiettivo prioritario diverrebbe di fatto quello di preservare i raccolti, prima di pensare alla ottimizzazione degli indennizzi-risarcimenti, il che potrebbe imprimere una accelerazione verso il trovar rimedio al problema in discorso, e casomai a sperimentare altre strade rispetto a quelle fin qui percorse, o perlomeno integrarle o combinarle con accorgimenti che fino ad oggi non sono stati presi in considerazione.

    P.B. 09.07.2022

    P.B.

    • Firma - P.B.
  2. Per fortuna ci sono i lupi che prendano i cinghiali regolando così la loro presenza… anch’io vivo in una zona abitata da molta fauna selvatica…ma da quando in zona si sono stabiliti i lupi ci sono il giusto numero di cinghiali e caprioli…la natura sa autoregolarsi da sempre!

    M B

    • Firma - M B
  3. Ah, che bello se i cinghiali cominciassero a grattarsi contro la carrozzeria delle auto di chi non campa di agricoltura. I rimedio esiste, l’ha trovato la regione. Risarcimenti: dopo che il danno è fatto, se uno fa i conti dei costi per richiederli, del tempo che si perde e dell’elemosina che si riceve è meglio lasciar perdere

    Davide

    • Firma - Davide
  4. Ha ragione AG: lasciamo fare alla natura, e spariamo noi dalla faccia della terra. Una volta (nel Pleistocene) c’erano anche gli elefanti e altri elementi della fauna africana: introduciamo anche quelli così acceleriamo i tempi.

    Solstizio

    • Firma - Solstizio
  5. Si parla di abbandono della montagna , i giovani lasciano e se ne vanno , saldo demografico in calo….il vero indiscusso motore dell economia montanara è sempre stato lo sviluppo agricolo e l’allevamento del bestiame dedicato alla produzione del parmigiano in primis, ma anche dell’l’ottimo pecorino che si produceva nelle parti alte dei crinali. Non proteggere questo settore aumenta sicuramente l’ esodo verso zone , dove almeno chi lavora ha una certezza di reddito. Nel dopoguerra , con meno cacciatori , meno inquinamento , traffico etc , tutta questa fauna non c’era . Gli avvistamenti in massa degli ungulati , sono cominciati negli anni 80 , se si parla di bilanciamento naturale , quello vero era nel passato. Al momento tutte le specie protette sono diventate ” invasive ” e infestano i territori dalle montagne alle periferie delle città. Istrici che in passato non si erano mai viste , cinghiali numerosi come i tifosi allo stadio e adesso non per ultimi , arrivano gli sciacalli dai balcani. Portano molte malattie non esclusa la rabbia dalla quale ormai da decenni eravamo scevri. Chi sta dietro una tastiera e non ha mai fatto più di un km fuori da una macchina , quelli per cui una puntura di tafano rappresenta un incubo…sono i primi a schierarsi sempre dalla parte dei presunti animaletti dei boschi. Chi suda , coltiva , alleva , munge , spala letame e non ultimo paga le tasse , se si lamenta per effettivi danni ricevuti da Bambi , Pumba , lupo Alberto e winni pooh , viene condannato come un eretico. Nessuno ama le stragi , ma una riduzione del selvatico è , non sarebbe , è priorità per salvaguardare quello che resta del nostro mondo agricolo.

    giubba

    • Firma - giubba