Dopo il via libera allo stato d’emergenza per siccità per l’Emilia Romagna e l’assegnazione 10 milioni e 900 mila euro per affrontare le maggiori criticità, a fronte di un fabbisogno stimato per le sole urgenze di 13 milioni e 700 mila euro, la Regione convoca per venerdì una cabina di regia che dovrà condividere gli interventi da inserire nel piano.
Nei prossimi giorni, un’ordinanza del capo del dipartimento nazionale di Protezione civile fisserà le regole per attuare le varie azioni previste.
“Ora la Regione lavorerà altrettanto celermente per definire il piano degli interventi in stretto raccordo con i soggetti attuatori e i territori, per poi sottoporlo all’approvazione del dipartimento nazionale - afferma l’assessora regionale alla Protezione civile, Irene Priolo. Agiremo su quattro macroaree, intervenendo in tutte le province, da Piacenza a Rimini – Appennino, Po, Romagna e Ferrara – puntando per esempio, per quanto riguarda l’idropotabile, a ottimizzare le captazioni da sorgenti o pozzi che attingono in falda, oltre che a prelievi dal Po a livelli più bassi di quelli attuali”.
Per la redazione del piano, il punto di partenza sarà la ricognizione del fabbisogno svolta nelle scorse settimane, in particolare per le misure di assistenza alla popolazione e gli interventi urgenti. A questi, si aggiunge la richiesta di quasi 23 milioni di euro per interventi di riduzione del rischio residuo da attuare nel medio termine, da cui gli oltre 36 milioni complessivi inseriti nella richiesta di stato d’emergenza firmata dal presidente Stefano Bonaccini e inviata a Roma dalla Giunta regionale. Cantieri non finanziabili in questa prima fase dello stato di emergenza, per la maggior parte (16 milioni e mezzo) relativi all’idropotabile, il resto al comparto irriguo.
I fondi deliberati dal Governo garantiranno l’attuazione delle misure di assistenza alla popolazione e delle opere più urgenti. La Regione ha svolto una ricognizione delle proposte di intervento più urgenti per affrontare l’emergenza – per una stima di 13milioni e 700mila euro complessivi - formulate anche da gestori del servizio idrico, Comuni e Consorzi di Bonifica per le opere di presa sull’idropotabile. Si muoverà da qui per individuare le opere da inserire nel Piano finanziato dallo stato di emergenza nazionale.
Proprio i gestori del servizio idrico hanno indicato, nell’ambito delle segnalazioni svolte, la rigenerazione di pozzi e la realizzazione di nuovi, anche di subalveo; la sostituzione di condotte, l’installazione pompe idrovore e di sistemi di potabilizzazione mobili. Fondamentale anche la fornitura di acqua con autobotti.
L’acquedotto Cadf di Ferrara ha inserito nella ricognizione il rilievo tridimensionale dell'alveo del Po e la costruzione di una nuova opera di presa; la ri-perforazione di pozzi nel campo interno alla centrale di potabilizzazione di Ro Ferrarese e il rifacimento della condotta di interconnessione tra Serravalle e Ro Ferrarese; l’Ast di Toano il completamento dei lavori sul pozzo in alveo del Fiume Secchia (83mila).
Importanti le opere proposte dai Consorzi di Bonifica. Il Consorzio della Burana propone riparazioni e impermeabilizzazioni alla canaletta Cer per ridurre le perdite di risorsa idrica, con l’installazione di motopompe; il Consorzio della Bonifica Parmense la posa di un impianto di sollevamento mobile per attingere acqua dall’ex-Cave di Medesano e di due pompe di pressollevamento mobili per il prelievo dell’acqua dal Po. La Bonifica della Pianura di Ferrara punta sul recupero da collettore Fosse, il Consorzio di Bonifica dell'Emilia Centrale punta sull’abbassamento del canale di adduzione agli impianti sul Fiume Po a Boretto per mantenere l’afflusso idrico, oltre che all’impermeabilizzazione della sezione di deflusso di un tratto del canale demaniale d'Enza e alla realizzazione di impianti di pompaggio per il recupero delle perdite di rete.
Per quanto riguarda il Canale Emiliano-Romagnolo, la ricognizione svolta comprende la rimozione dei sedimenti presenti all'opera di presa per agevolare il flusso idrico verso le elettropompe; l’installazione di lamiere in acciaio sulle bocche di presa delle idrovore per il miglior funzionamento delle elettropompe e l’efficientamento del sistema di pompaggio.
L’Agenzia regionale per la sicurezza territoriale e la protezione civile hanno previsto la risagomatura dell'alveo del Secchia a monte della traversa di Castellarano, ove sono ubicate varie captazioni ad usi plurimi, per ottimizzare la canalizzazione dei deflussi idrici superficiali verso le opere di presa.
Di male in peggio, vedremo in quale modo lo stato di emergenza, decantato come se fosse la soluzione del problema idrico e che costa a noi cittadini italiani svariati milioni di euro, in quale modo darà l’acqua alle terre del Parmigiano Reggiano, immagino forniranno agli Agricoltori che vogliono irrigare frutteti e i prati stabili tante cassette d’acqua minerale (speriamo che almeno sia Acqua Ventasso). Ma quel che è peggio si continua a perforare pozzi per prelevare da falda, mentre l’Europa si raccomanda di non toccare le acque di falda (ma per chi si definisce ambientalista questo va bene), si adeguano gli impianti di pompaggio delle acque del Po per migliorarne l’efficienza, altri milioni di Euro di energia per il pompaggio delle acque da valle verso monte, ma di adeguare il progetto della Diga di Vetto e ripartire con i lavori nessuno ne parla, anzi si fa di peggio, ma molto di peggio, si parla di un nuovo progetto come se un progetto non ci fosse già. Cari cittadini dovrete pazientare solo qualche decennio poi l’agricoltura e i paesi montani non saranno più un problema, non esisteranno più.
Franzini Lino
Occorre trattenere le acque a monte.
La diga di Vetto, e non solo quella, è priorità.
Ma dove sta il senso di prendere le acque arrivate in pianura, mescolate con quelle del Pò, che già riceve quelle “Limpide” del Seveso, fare opere di captazione da mantenere e utilizzare energia per rimandarle a Monte.
Le falde vanno utilizzate per gli acquedotti.
Per l’irrigazione dobbiamo usare l’acqua di scorrimento superficiale trattenendo quanto più possibile quella non necessaria nei mesi invernali per utilizzarla nei mesi estivi.
Max Giberti
Trovo incomprensibile sprecare le acque dell’Enza per tanti mesi e ora piangere per la siccità; come trovo incomprensibile che i Sindaci, le Associazioni degli agricoltori e il mondo ambientale non scendono in piazza contro questo spreco di acqua pulita e di energia per pompare l’acqua dalle falde e dal Po. Di acqua ne avremo sempre più bisogno, solo i ciechi che non guardano la TV e non leggono i giornali non se ne rendono conto; ma temo che chi ci amministra rientri in queste categorie.
Davide