Riceviamo e pubblichiamo ____
L'attuale situazione di emergenza in cui versano il fiume Po, i suoi affluenti e torrenti e canali che attraversano la nostra provincia è destinata a ripetersi in futuro se non impariamo a gestire i flussi d'acqua nel corso dell’anno.
Ciò significa da una parte, mettere in opera tutte quelle azioni necessarie a contenere, qui e ora, l’emergenza; dall’altra, avviare una pianificazione che consenta di controllare i momenti siccitosi senza che questi divengano
normalità.
E’ evidente che la gestione di un fiume e/o di un bacino debbano essere seguite a livello interprovinciale, regionale e, in alcuni casi, anche interregionale, ma urge rendersi conto che la pianificazione, perché sia valida e dia dei risultati,
debba essere effettuata per tempo; non ci si può ridurre a mettere delle toppe quando ormai è troppo tardi.
Questo significa agire con responsabilità per anticipare gli eventi e non doverli subire passivamente.
Serve, quindi, un metodo nuovo, un approccio ecosocialista, che unisca un ambientalismo volto ad agire sul tema senza dover necessariamente bloccare qualunque tipo di intervento, avendo comunque un occhio particolare alla salvaguardia dell’ambiente inteso come bene comune.
Vedete, la realtà che ci circonda ci indica chiaramente che l’acqua era, è e sarà sempre più preziosa, e noi, abbiamo l’obbligo, anche morale, di garantire che tutti ne abbiano accesso, oggi come in futuro.
Certo, perché questo avvenga dobbiamo imparare a non inquinare falde e corsi d’acqua e a non dispenderne, a causa di falle nella rete di distribuzione, nemmeno una goccia.
Ma dobbiamo anche iniziare a stoccare l’acqua quando disponibile, proprio come facciamo con qualunque altro bene primario ed essenziale. Ciò significa prevedere invasi, come la diga di Vetto sull’Enza.
Mai come oggi, infatti, serve agire sul territorio, avendone cura, ovviamente, ma senza negare la necessità di una gestione più oculata delle acque, che giocoforza passa anche attraverso invasi artificiali.
In conclusione, immagazzinare l'acqua, quando questa è disponibile, ed evitare di sprecarla, nei periodi di siccità, sono la base per una programmazione territoriale coerente che salvaguardi, al contempo, ambiente e tessuto economico.
Partito socialista italiano - Federazione di Reggio Emilia
Se il Partito Socialista per Diga di Vetto intende adeguare il progetto Marcello e ripartire immediatamente con i lavori, sarà il mio partito di riferimento; ma se intende sposare l’idea di un nuovo progetto partendo da uno studio di fattibilità, di un piccolo invaso, come sembra proporre chi amministra questa Regione e altri Enti, direi che anche il Partito Socialista fa parte di chi intende avere un piccolo invaso tra 15 o 20 anni, salvo imprevisti nelle pratiche autorizzative. Si sappia che alla Diga di Vetto non fu dato un valore Provinciale o Regionale, ma fu definita “Opera di Valenza Nazionale”, in quanto in grado di fornire acqua al fiume Po nei periodi di secca e di contribuire alla riduzione della risalita del cuneo salino dal Po. Ma questo può farlo la Diga di Vetto come da progetto Marcello, non certo un invaso da 27 milioni di metri cubi, che tra alcuni decenni, causa l’inertizzazione, perderà gran parte della sua capacità idrica; Socialisti, se ci siete, battete un colpo
Franzini Lino
A titolo informativo per il sig. Franzini , gli studi di fattibilità, il progetto Marcello , gli studi idrologici, a quali anni risalgono ? Siamo certi che non siano dati di 30 o 40 anni fa che inevitabilmente alla luce delle tecnologia attuali, modelli attuali, visioni future, andamenti climatici ecc rischino di esser poco inerenti alla realtà odierna e futura delle cose ? In poche parole rischiamo di costruire ora un camion di 40 anni fa ma sarebbe più indicato un furgone moderno ?
Stefano
Egr. Sig. Stefano, considerando le sue considerazioni giustamente fondate, ci tengo a dare a Lei e ai vari lettori di Redacon alcuni chiarimenti. Adeguando il progetto Marcello non si costruisce una diga o un “Camion” di 40 anni fa, ma un camion di oggi. E’ indubbio che il progetto va adeguato, nel 2014 le normative Italiane sulle dighe sono variate, chiunque costruisca una diga deve attenersi a queste normative, qualsiasi diga si costruisca. Sono normative che interessano principalmente tutte le sicurezze; dagli allarmi, alle apparecchiature, alla sismica, alla piena trimillenaria, ecc. Ma non incidono su uno sbarramento in materiali sciolti come è il Progetto Marcello della diga di Vetto, una diga in materiali sciolti era così al tempo di Diocleziano, imperatore Romano, quando costruiva dighe in Mesopotamia, Siria e Spagna, è così oggi, e sarà così tra mille anni, è una montagna di inerti, che oggi più di ieri sono selezionati. Oggi noi non abbiamo bisogno di un “furgone”, abbiamo bisogno di un “autotreno”. Un furgone, o piccola diga, come dice Lei, con la forte inertizzazione della decina di torrenti che confluiscono nell’Enza prima di Vetto, in pochi decenni questa piccola diga perderebbe quasi completamente la sua capacità idrica, si spenderebbero centinaia di milioni di euro per non avere nulla. Mi fermo qui, non posso dilungarmi oltre, ma spero di averle fatto comprendere come stanno le cose.
Davide
Bene , ho avuto le risposte che cercavo , in merito alle norme di sicurezza non vi era dubbio che andassero adeguate , il mio era più un dubbio in merito aggla questione idrogeologica ed idrologica .
Stefano
A me sembra che sia abbastanza improprio l’accostamento fatto da Stefano tra un camion di 40 anni fa e un furgone moderno, perché al di là degli aspetti tecnologici la potenzialità dei due mezzi, quanto a merce trasportata, resta comunque piuttosto diversa, e se trasferiamo il concetto sulla Diga mi pare che oggi sia giustappunto la capienza dell’invaso a dividere le opinioni (tra quanti lo vedono ora con favore, ivi compreso chi in precedenza si dichiarava contrario).
Quanto ai socialisti, dopo l’immeritata fine del vecchio PSI, all’epoca di Tangentopoli, i suoi appartenenti non presero tutti eguale strada, sul piano politico, ma ho motivo di ritenere che qualunque sia stata allora – e lo sia tuttora – la rispettiva collocazione politica, abbiano conservato il pragmatismo che, in una con realistica concretezza, ispirò tante scelte di quel partito negli anni in cui si trovò ad avere la guida del Paese, o a ricoprire comunque ruoli decisionali.
P.B. 07.07.2022
P.B.
L’ accostamento ovviamente abbastanza improprio era più per cercar di soffermare l’ attenzione sulla congruità delle dimensioni dell’ invaso rispetto alla portata attuale e futura del fiume , considerando che ormai da non pochi anni i livelli medi di altri invasi sono piuttosto bassi e raramente sfiorano livelli oltre l’ 80% escludendo forse quelli alpini.
Stefano
Ritengo che dare una corretta informazione sia fondamentale; i cittadini non possono conoscere certi dati, pertanto si esprimono in base a ciò che ascoltano dai vari mass media. Volevo tranquillizzare Stefano, e lo può verificare personalmente, che l’Enza a Vetto mantiene portata anche nei mesi estivi. Questo è dovuto al grande Bacino imbrifero dell’Enza pari a 280 km quadrati, consideri che a Vetto l’Enza raccoglie le acque piovane di oltre il 40% dell’intero Bacino imbrifero dell’Enza. Tenga conto che dalla sola centrale Enel Grenn Power di Selvanizza escono tutti gli anni oltre 100 milioni di metri cubi di acqua (dati Enel). Lo studio di Impatto Ambientale ha verificato che nella Stretta di Vetto transitano ogni anno non meno di 293 milioni di metri cubi di acqua, pertanto l’Enza ha la capacità di riempimento della Diga di Vetto come da progetto Marcello di tre volte, cosa di cui non ci sarà mai bisogno.
Franzini Lino