Il caldo record di questi giorni ha mostrato il suo lato più duro. Ieri 3 luglio un ampio seracco di ghiaccio si è staccato nei pressi di Punta Rocca sulla Marmolada portando via con sé i turisti che stavano salendo sulla cima della vetta più alta delle Dolomiti. Il bilancio parziale è tragico: 7 morti, 8 feriti di cui due gravi e 13 dispersi per i quali le speranze di sopravvivenza sono molto basse. Ieri il record di temperature, 10 gradi in vetta, ha reso difficili le operazioni di soccorso a causa del rischio di nuovi crolli mentre oggi la pioggia ha costretto i soccorsi a sospendere le ricerche.
Luca Pezzi, responsabile della stazione Monte Cusna del soccorso alpino, ci ha fornito un quadro della situazione.
“Il problema di questo distacco è nato dal surriscaldamento globale che conosciamo bene e che è in atto ormai da tempo, in particolare in questo periodo questo caldo anomalo a tutte le quote ha creato una fusione del ghiaccio come non si era mai vista. Il ghiaccio sciogliendosi è penetrato in profondità ed ha staccato questa calotta glaciale creando uno scivolo che è esploso disintegrandosi per tutta la dorsale del ghiacciaio. Quel ghiacciaio l’ho frequentato tantissime volte e mai mi sarei aspettato una cosa del genere, in altri posti sì ma in Marmolada è stato un fulmine a ciel sereno. I distacchi ci sono ormai da anni, lo vediamo con gli occhi e lo tocchiamo con mano come il ghiacciaio stia pian piano scomparendo però un distacco così grosso su un ghiacciaio terminale come la Marmolada, il processo di scioglimento va avanti ormai da trent’anni, credo che proprio nessuno potesse prevederlo.
Siamo davanti a una fatalità o mancanza di prudenza?
Quando si va in montagna si va in un ambiente potenzialmente a rischio sempre e in qualsiasi condizioni per una serie di motivi, alta quota e ghiacciai sono ulteriormente rischiosi ma queste cose sono assolutamente imprevedibili. Una delle regole non scritte è quella di partire presto la mattina e rientrare prima di pranzo perché il pomeriggio le temperature salgono o ci sono temporali ma non mi sento di condannare chi saliva o scendeva a quell’ora perché di fatto magari scendevano le cordate che avevano conquistato la vetta al mattino e salivano le cordate che andavano a dormire a rifugio di Punta Penia. Una situazione del genere poi è del tutto ingestibile, quando il ghiaccio si stacca prende una velocità di 300 km/h, sono frigoriferi di ghiaccio e roccia che vengono giù a una velocità impossibile e non lasciano scampo, l’unica cosa che si può fare è accovacciarsi sperando di non essere travolto.
In Appennino non abbiamo ghiacciai ma anche qui si registrano alte temperature e nei prossimi mesi in tanti si dedicheranno a trekking e camminate, consigli per vivere al meglio e in piena sicurezza le escursioni?
Abbiamo assistito a una riscoperta dell’Appennino anche in seguito al covid, si è ripopolato, ma purtroppo c’è tanta gente che non lo conosce e non ha la consapevolezza di quelli che sono i rischi e lo affronta con leggerezza. Anche le temperature che aumentano sempre di più sono un rischio per chi pratica escursionismo: insolazione, colpo di calore, arresto cardiaco, ci sono tutta una serie di patologie legate alle alte temperature per le quali interveniamo spesso. Fondamentale approcciarsi alla montagna sempre ben equipaggiati e con l’abbigliamento adeguato, idratarsi in continuazione con acqua esali, evitare le ore più calde, programmare le gite e conoscere i sentieri che si sceglie di percorrere ma soprattutto non strafare e scegliere una gita al di sotto di quelle che si credono le proprie capacità.
C è un business dietro queste escursioni, inutile negarlo.Ora si dice che era imprevedibile, comunque Messner che un profano non è ha detto che non bisogna passare vicino ai ghiacciai in queste condizioni climatiche.
Andrea
Credo che i cambiamenti climatici faranno questo ed altro, ne abbiamo avuti esempi a non finire, compreso la tempesta tropicale che ha distrutto pinete e abetaie del Trentino, ma pensare che un evento di questo tipo fosse prevedibile è voler cercare un colpevole ad ogni costo. Ci sono eventi come l’eruzione dei vulcani che danno segni premonitori ma il distacco di questa parte di ghiacciaio non aveva mai dato alcun segnale. Dove i ghiacciai presentano segnali di distacco i sentieri degli escursionisti sono tenuti a debita distanza, come avviene sul sentiero del ghiacciaio dal rifugio Coston al rifugio Milano ai piedi del Gran Zebrù in Val Solda in Alto Adige
Franzini Lino
Al di là delle singole circostanze, e della rispettiva gravità o drammaticità, allorché succedono evenienze di questo genere sentiamo spesso parlare, da un lato, di imprudenza, o scarsa cautela, oppure, dall’altro, di mancate iniziative o prescrizioni, a titolo preventivo, da parte delle “autorità” competenti o preposte, vedi ad esempio la segnalazione di potenziali rischi ovvero la sospensione di determinate attività o l’interdire l’accesso in determinati ambiti territoriali.
Ogni opinione in proposito è ovviamente legittima, ma chi conta e punta sull’intervento preventivo delle “autorità” dovrebbe anche aver presente che il “principio di prevenzione” può semmai comportare non poche limitazioni o restrizioni prudenziali, salvo poi dispiacersene, ritenendole casomai eccessive o ingiustificate, qualora i previsti e temuti eventi non avessero fortunatamente a verificarsi (ma d’altronde è molto più facile ragionare a posteriori, col senno del poi).
Andrebbe inoltre considerato che vi sono pure fenomeni e casistiche imprevedibili, una eventualità cui si fa cenno anche in queste righe, e talora sopravvengono coincidenze avverse e inimmaginabili, è può entrare altresì in gioco la fatalità, pur se non da tutti accettata forse perché in molti di noi è invalsa l’abitudine, o la tendenza, a voler sempre individuare un “colpevole”, il che ci porta di riflesso ad escludere che qualcosa possa accadere in modo accidentale e fortuito.
P.B. 08.07.2022
P.B.