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Remo Cesare Fiocchi scrive “Appunti di viaggio”: un progetto letterario nato dal lockdown

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L’isolamento sociale forzato causato dalla pandemia e dal lockdown negli ultimi due anni ha avuto indubbiamente effetti collaterali negativi, ma talvolta ha avviato un processo di profonda riflessione sulla propria vita che ha stimolato la creatività. Come nel caso di Remo Cesare Fiocchi, ex insegnante ed ex-dirigente scolastico, che, “dopo aver saccheggiato Netflix” - come riportato nei giorni scorsi sul Resto del Carlino di Reggio -, ha avuto l’idea di “scrivere qualcosa” sulla propria vita. Ne sono usciti quattro volumi, progettati con accuratezza e precisione, dal contenuto alla veste grafica. “Ho colto l’occasione di questo tempo di pandemia - precisa -, un ‘tempo sospeso’, per narrare la storia della mia vita, in cui si inseriscono le vicende del mondo e di quel microcosmo che gira intorno a noi”.

Intitolati “Appunti di viaggio”, i volumi sono accompagnati ognuno da un sottotitolo specifico (“Sulle rive del sonante Dolo - Dal 1953 al 1967”, “Tra il Secchiello e la Prampola - Dal 1968 al 1981”, “Tra l’Enza e il Secchia - Dal 1982 al 1996” e “Tra il Crostolo e il Po - Dal 1997 al 2013”), variano dalle 350 alle 500 pagine, trattano dall’infanzia alla maturità affettiva e professionale dell’autore, e sono dedicati a persone per lui importanti. Vi si trova la storia di Cesare e dei luoghi in cui ha vissuto, incorniciata dalla ‘Storia’ dell’Italia e del mondo in generale, arricchita dal dialetto locale, proverbi, citazioni, poesie, immagini, canzoni del tempo e la tradizione del maggio. I primi due volumi sono stati spediti per posta, a Natale 2020, in regalo, a un centinaio di famiglie in Italia, poi nel dicembre 2021 hanno visto la luce gli altri due.

Nel lungo arco di tempo raccontato, lo scrittore si fa testimone di cambiamenti epocali, in particolare il trapasso da una realtà agro-silvo-pastorale e l’abbandono dei luoghi d’origine con il conseguente spopolamento della montagna, che ha vissuto come “traumatico”. “Ero terrorizzato - racconta -, alla fine dell’estate, quando le luci, prima tutte accese perché le persone erano tornate nelle varie borgate, iniziavano a spegnersi: ci si chiedeva quali altre luci sarebbero state spente”. 

Ho voluto mettere in fila tutta la mia vita - sottolinea Fiocchi -, riannodare dei fili che altrimenti sarebbero andati persi. L’andare in pensione mi ha permesso di avere più tempo per riscoprire delle passioni, come la lettura, la scrittura, il ballo. È un tempo che ci fa riflettere, ci fa voltare indietro, capire e anche sfruttare quello che è rimasto latente nel tempo. È un rimettere a posto tutto quanto”.