L’Arcivescovo Giacomo Morandi è da tre mesi il nuovo vescovo della Diocesi di Reggio Emilia – Guastalla e il 19 giugno 2022 ha effettuato una visita a Castelnovo ne’ Monti per celebrare la Solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo.
In tanti sono accorsi per partecipare alla Santa Messa delle ore 10:30 che l’Arcivescovo ha presieduto nel cortile della Pieve di Santa Maria Assunta. A seguire abbiamo avuto l’occasione di intervistarlo durante un conviviale rinfresco nei locali dell’Oratorio.
Ecco il testo dell’intervista nella quale gli abbiamo chiesto del futuro della Diocesi e del suo rapporto con la montagna.
Ha viaggiato molto per l'Italia durante la sua carriera ecclesiastica: come si sente, adesso, ad essere tornato in un luogo tutto sommato vicino a casa? È ancora affezionato al suo territorio natale?
È da più di trent’anni che sono sacerdote: è un ministero intenso e con diversi impegni che mi hanno portato anche ad essere lontano dalla mia Diocesi e terra a cui sono sempre stato attaccato.
Conservo un radicamento molto forte, quindi sono felice e grato al Signore di essere tornato in Emilia.
Tra il 2002 e il 2003 si è tenuto il Convegno Ecclesiale proprio qui in montagna. Pensa che sia stato utile? Lei ha già in programma qualcosa per la montagna?
I cambiamenti sono stati tanti da quando il Convegno è stato celebrato, però ci manterremo sul sentiero che è stato tracciato in quell’occasione poiché è un’ottima base. Il primo anno in una nuova Diocesi serve soprattutto come periodo di osservazione e ascolto della comunità: quando avrò inquadrato bene la situazione e conosciuto meglio il nostro territorio e le sue necessità, cominceremo a lavorare più nel concreto.
I giovani sono importanti per la Chiesa. Cosa possono fare nel loro piccolo, magari in Parrocchia o in Oratorio, per questa istituzione?
I giovani possono fare qualcosa che può sembrare scontato ma è un fondamento importante: assicurare la loro presenza. Come nella parabola del granello di senape, che viene piantato nel terreno e fermenta fino a diventare la più grande delle piante dell’orto, anche loro possono cominciare a fare grandi cose nella vita.
In montagna sono presenti numerose infrastrutture importanti come gli oratori, caratteristici dei paesi, e il Seminario di Marola. Come possono essere sfruttati e utilizzati al meglio?
Il Seminario di Marola è già operativo e spero che possa intensificare il suo ruolo di centro di spiritualità e di accoglienza. Gli Oratori di parrocchia accolgono tante iniziative e progetti che permettono di mantenere viva la fede anche in quei luoghi più distanti da un centro abitato. Essi testimoniano la volontà del popolo di Dio che abita nei paesi più piccoli di incontrare Dio e annunciare il suo Regno nei luoghi della loro quotidianità.
Silvia Miselli
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AGGIORNAMENTO
Il Vescovo ha celebrato alle 10,30 la S.Messa del Corpus Domini nel sagrato della Chiesa della Pieve per tutta la Unità Pastorale Bismantova. Ha anche provveduto al Battesimo della piccola Elettra e don Giovanni Ruozi ha approfittato della occasione per presentare il nuovo sacerdote assegnato alla Unità Pastorale: don Sergio Pellati.
Il Vescovo si è poi intrattenuto con i fedeli nell'Oratorio partecipando alla agape fraterna organizzata con quanto i fedeli stessi avevano portato da casa.
Il Vescovo ha visitato l'Oratorio e si è soffermato nella sede di Radionova lodando la attività della Novanta società cooperativa sociale che dal 1984 opera agenzia informativa del territorio montano.
Se penso ai tempi ormai lontani della mia giovinezza, e sempreché la memoria non mi tradisca, i tanti ragazzi che frequentavano allora Oratori e Parrocchie vi trovavano per solito una sommatoria di elementi e valori a mio avviso piuttosto importanti per il nostro crescere, ossia svago e socialità, da un lato – vedi il poter giocare a calcio, biliardino, ecc.., in una con lo stare insieme – congiuntamente a rispetto e disciplina, ossia le prime regole di una buona convivenza, che potevano poi sfociare in autodisciplina, ispirata anche dalla sacralità dei luoghi, che a loro volta infondevano spiritualità (casomai non subitanea, ma non di rado ritrovata nel corso della vita).
Ho talora l’impressione che, con lo scorrere del tempo, qualcosa di quel connubio e patrimonio di cose buone, e formative, sia andato un po’ disperdendosi, o si sia affievolito, per una pluralità di ragioni, non ultima quella delle molte Canoniche rimaste vuote, mentre una volta funzionavano per così dire da “presidio” territoriale, anche perché potevi trovarvi una voce amica, quasi sempre in grado di dispensare saggi consigli, e semmai aiutarti a riprendere la “retta via” se per caso l’avevi smarrita, come può succedere in certi momenti un po’ difficili e complicati del vivere, e mi auguro pertanto di poter riavvertire quella vecchia “atmosfera” anche nell’odierno contesto.
P.B. 22.06.2022
P.B.