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Roberto Mercati, artista poliedrico

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E' ancora possibile, superati ormai gli anni venti del XXI secolo, intendere e vivere l'arte come irrinunciabile tensione alla bellezza, partecipazione alla creazione universale, sintesi indissolubile di riflessione e pratica?

Beh, ad ascoltare e osservare Roberto parrebbe proprio di sì.

Insegnante, musicista, performer capace di esprimersi attraverso la sand art come nel confezionamento di pupazzi di gommapiuma - e capace di molto di più - Mercati, nato e tuttora residente nel borgo rurale di Savognatica, ha scelto di rendere la sua curiosità onnivora il perno della propria vita, professionale e umana.

Curiosità che si sposa a quell'impulso creativo che ha collocato alla base delle sue molteplici attività professionali.

Un artista anacronistico, per certi aspetti, per due motivi. Anzi tre, a ben vedere. Il primo è l'eclettismo, ovvero la capacità di mettersi in gioco e di imparare ciò che ancora non si conosce e che perciò attrae, nei più svariati campi della conoscenza, come, nel suo caso, la psicologia o la linguistica.

In secondo luogo, la vocazione artigianale delle sue espressioni artistiche, in un mondo dell'arte (e non solo) che spesso attribuisce alla smaterializzazione e alla separazione tra gesto e pensiero un altissimo valore sociale.

Infine, ma forse il più rilevante e basilare tra tutti gli aspetti, la sua sincera umiltà, che lo porta ad essere sempre attivo nella ricerca personale, ma al tempo stesso portato a supportare l'apprendimento e la crescita altrui.

Un approccio didattico e di studio che non risulta mai serioso o distaccato, ma che, al contrario, si fonda sul coinvolgimento e la motivazione. Insomma, per dirla con il pedagogista Donald Winnicott: “È nel giocare e soltanto mentre gioca che l’individuo, bambino o adulto, è in grado di essere creativo e di fare uso dell’intera personalità, ed è solo nell'essere creativo che l’individuo scopre il sé.”

Roberto, dalla sua casa protetta dall'ombra del Castello di Carpineti, ci rammenta, in fondo, che “Per vivere una vita creativa, dobbiamo perdere la nostra paura di essere in errore” (J.C. Pearce). Tradotto? Tutti possiamo provare a scoprire chi davvero siamo e tentare di raggiungere, pur tra difficoltà e sfide complesse,  ciò che siamo nel profondo, nel corso di un viaggio lungo tutto una vita. Il che rende possibile, se non necessario, vivere l'arte come quotidiana tensione alla armonia e al bello, soprattutto di questi tempi.

 

La video intervista a Roberto Mercati: