Una serata conoscitiva a favore dell' invaso sul grande tema della diga, nell’ipotesi di recuperare e ripartire, con tutti i necessari aggiornamenti, con l’originario 'Progetto Marcello' da 100 mln, (i lavori ebbero inizio nell'ottobre del 1988, e furono sospesi il 16 agosto del 1989 e la Regione Emilia Romagna tutt'ora non vuole ancora la ripresa dei lavori della Diga-Lago di Vetto - Quella vera è una sola). L’incontro pubblico, moderato dal socio Associazione consorzi privati irrigui e di miglioramento Umberto Beltrami, si terrà mercoledì 22 giugno, alle ore 21, nel Cortile della Rocca di Montecchio Emilia, ed è organizzato dal Comitato amici della Diga di Vetto da 100 mln di mc per fornire reali elementi di conoscenza a tutti i cittadini e agricoltori interessati.
Interverranno gli ingegneri Sergio Bandieri, condirettore dell’esecuzione del “Progetto Marcello” e Stefano Orlandini, professore ordinario di costruzioni idrauliche presso l’Università di Modena e Reggio; anche Lino Franzini e Luciano Catellani, Coordinatori del Comitato.
Umberto Beltrami spiega che “si tratta è una importante opportunità di conoscenza e di confronto su tutti questi temi. L’ipotesi di un importante invaso per gestire le acque dell’Enza è tornata prepotentemente in primo piano a seguito della grave siccità e crisi idrica che colpisce il nostro territorio e della ricerca di energie rinnovabili prodotte a costi sostenibili”.
Nel corso della serata verranno illustrati "i tanti benefici resi possibili da un medio invaso-100mln delle acque dell’Enza: usi civili e industriali; usi agricoli; produzione di energia elettrica; garanzia di un deflusso delle acque nel letto dell’Enza in ogni stagione; fruizione sportiva e turistica del lago artificiale. Una diga di medie dimensioni-100mln- garantirebbe inoltre la regimazione delle acque per evitare alluvioni disastrose come quella di Lentigione".
"Il rilancio del “Progetto Marcello” - dice Beltrami - viene proposto anche per dare una risposta all’urgenza imposta dall’attuale preoccupante siccità, la peggiore da 70 anni. Infatti, aggiornare e adeguare il progetto a suo tempo approvato e poi fermato, consentirebbe di risparmiare sette/otto anni rispetto all’ipotesi di redigere un progetto interamente nuovo, quale che sia la sua dimensione. Se si riparte dalla diga sospesa ci sarà l’acqua tra 8 anni nel 2030, se un nuovo progetto (anche per un invaso piccolo da 27 milioni come continua a proporre la regione ER) l’acqua ci sarà tra 20 anni nel 2042! Si sono già persi oltre 30anni".
"A differenza di altre province delle Regioni del Nord, che possono beneficiare di acque limpide provenienti dai laghi alpini e da innumerevoli dighe - sottolinea - quelle di Parma e Reggio Emilia possono usufruire solo di acque di falda/pozzi e di quelle del Po (fino a quando?), in quanto sui loro territori provinciali, pur gestendo il comparto agroalimentare più importante d’Italia (Parmigiano reggiano dop, Prosciutto di Parma dop, importanti vini Docg, Doc e Igt, ecc..) non dispongono di alcun invaso e/o diga ad uso irriguo".