In questa solennità dell’Ascensione di Gesù la liturgia abbandona il Vangelo di Giovanni per tornare ad offrirci brani dal Vangelo di Luca. Questa scelta denota un cambio di passo: lasciati i brani che spiegavano il senso della resurrezione di Cristo, ora il nostro cammino di fede procede verso una nuova tappa. La partenza di Gesù fa infatti entrare in gioco un nuovo protagonista: lo Spirito Santo. Ma è davvero un protagonista così nuovo? In realtà all’interno della Sacra Scrittura lo Spirito è sempre intimamente legato alle altre due persone della Trinità, tanto che laddove una di esse è nominata le altre due sono implicitamente presenti.
L’episodio dell’ascensione è raccontato con diverse sfumature nella prima lettura e nel vangelo; leggendo i due brani vediamo come Gesù spieghi con poche parole il senso della sua missione sulla terra. La resurrezione avvenuta il terzo giorno dopo la sua morte (al compimento del tempo stabilito) era finalizzata al passaggio dalla stagione della morte alla stagione della vita per l’umanità. Questa seconda epoca è inaugurata dalla chiamata alla conversione e al perdono dei peccati, frutti della Pasqua mediante i quali possiamo essere purificati. Essi sono fondamentali: se non ci lasciamo convertire e non chiediamo il perdono, non possiamo dire di celebrare la Pasqua in modo adeguato. Solo con un cuore puro, infatti, possiamo partecipare all’estremo sacrificio che Gesù ha compiuto. Come ci spiega la seconda lettura, egli è il sommo sacerdote che ha officiato un rito di purificazione per tutti noi; allo stesso tempo egli è anche l’Agnello, che ha versato il suo sangue in un sacrificio maggiore di quello celebrato dai sacerdoti del passato («ora, una volta sola, nella pienezza dei tempi, egli è apparso per annullare il peccato mediante il sacrificio di se stesso»). Questo sacrificio ha come conseguenza il mandato di evangelizzazione dei discepoli, chiamati ad annunciare l’amore di Dio per il suo popolo a tutti i confini della terra partendo da Gerusalemme, dove erano probabilmente più restii a riconoscere la supremazia del sacrificio di Cristo su quello officiato nel Tempio.
Il compito è arduo e in un primo momento i discepoli sono tentati di restare con lo sguardo fisso al cielo per cercare di capire quando Gesù sarebbe ritornato. Ma Gesù non li lascia soli: donerà loro lo Spirito Santo, «colui che il Padre mio ha promesso» che agirà su di loro rendendoli strumenti di Dio per la testimonianza della buona novella. Tutti noi dobbiamo pregare sempre per avere il dono dello Spirito Santo, perché senza di esso non possiamo definirci autentici cristiani.
L’annuncio del perdono dei peccati deve essere il nostro obiettivo principale. Uno solo è infatti il peccato che nemmeno lo Spirito può perdonare: non credere che Dio, nel suo amore infinito, possa perdonarci. Rimaniamo nell’amore di Cristo e gioiamo tutti insieme per la salvezza dei nostri fratelli!
Buona domenica