Continuano le indagini sulla morte di Giuseppe Pedrazzini.
Ieri nella proprietà sotto sequestro c’erano i carabinieri subacquei ad esaminare il pozzo artesiano situato all'interno della sua abitazione a Cerrè Marabino, dove lo scorso 11 maggio è stato rinvenuto il corpo dell’anziano, grazie all’impegno dell’unità cinofila. Le ricerche sono iniziate dopo che uno dei nipoti del 77enne ha informato i carabinieri della sua scomparsa e della difficoltà a reperire informazioni dai suoi conviventi.
La moglie, la figlia e il genero, fermati giovedì e accusati di omicidio, sequestro di persona e soppressione di cadavere, sono stati scarcerati ieri perché, al momento, secondo il gip del tribunale di Reggio Emilia sembra non esserci alcun elemento per sostenere che i tre indagati lo abbiano rapito e ucciso.
Fatte queste considerazioni, ai tre è stato applicato l’obbligo di dimora con firma in relazione all’ipotesi di soppressione di cadavere: i coniugi andranno a Taranto dove hanno la residenza mentre la donna andrà a stare in un’altra abitazione, sempre a Toano; il figlio della coppia resta invece affidato ai servizi sociali.
Il pm titolare dell’inchiesta ipotizza anche il reato di truffa, sostenendo che i tre avrebbero continuato a ritirare la pensione d’anzianità e invalidità dal conto corrente di Giuseppe, cointestato con la figlia
Restano ancora tanti dubbi; tante domande in attesa di risposte che potrebbero arrivare dai risultati dell’autopsia e dall’analisi di telefonini e computer sequestrati agli indagati.