Il Consorzio di Bonifica dell'Emilia Centrale è uno dei promotori del progetto di valore europeo "Life AgriCOlture", insieme al Consorzio di Burana, il Crpa e l'ente Parco Nazionale dell'Appennino tosco-emiliano. Ma in che cosa consiste nel concreto, chi coinvolge e cosa significa per il territorio? Lo abbiamo chiesto a Domenico Turazza direttore del Consorzio di Bonifica dell’Emilia Centrale.
"Si tratta di un progetto "Life" quindi finanziato direttamente dalla Commissione Europea che ha come obiettivo la tutela dell'ambiente e non solo - ha spiegato Turazza - Le finalità, fondamentalmente, riguardano la sperimentazione dell'agricoltura conservativa nel nostro Appennino. Tanti sono i soggetti partecipanti: la reale di studio e sperimentazione delle Province di Reggio Emilia, Modena ed una parte piccola, ma significativa, della Provincia di Parma. Sono state individuate 15 aziende che con dei campi prova per verificare quelle che sono le tecniche dell'agricoltura conservativa".
Il fine è quello di capire i vantaggi di questo nuovo modo di fare agricoltura sia dal punto di vista della tenuta del suolo - da non tralasciare il fatto che il nostro Appennino estremamente franoso - e dell'immagazzinamento dell'anidride carbonica, problema di livello mondiale. "Il poter conservare al suolo il carbonio - ha continuato Turazza - da un lato arricchisce il suolo, quindi la produzione, mentre dall'altra evita la dispersione della Co2. La finalità ultima dovrebbe essere quella, nel caso di buona riuscita, di individuare una sorta di governance del territorio per quanto concerne l'agricoltura; agricoltura che costituisce un elemento molto importante, sostenibile anche economicamente".
Sono tanti gli agricoltori che pur non essendo coinvolti direttamente si stanno avvicinando e interessando a "Life AgriCOlture", interesse che potrebbe far diventare presto il progetto un modello da seguire in tutto l'Appennino.