Ameya Gabriella Canovi, psicologa e PhD (dottore di ricerca), è esperta nello studio delle relazioni familiari e della dipendenza affettiva e ha una lunga esperienza di sostegno a persone imprigionate in relazioni disfunzionali.
Conduce seminari e corsi di crescita personale. Collabora con Radio Capital e con Redacon da molti anni. Per Radionova ha condotto, con successo, 35 puntate della trasmissione “10 ragazzi per me”.
Il 10 maggio uscirà il suo primo libro “Di troppo amore” con la prefazione di Selvaggia Lucarelli, edito da Sperling & Kupfer, già prenotabile, oltre che in tutte le librerie, anche in tutti i book store.
Il libro tratta la dipendenza affettiva, radice comune a tutte le dipendenze, che è una patologia non abbastanza conosciuta ma molto diffusa, soprattutto fra le donne. Il testo, corredato da una serie di schede ed esercizi, è anche un utile manuale per riconoscere e cominciare ad affrontare i propri disagi affettivi.
«Io non vivo senza te» è una frase intesa spesso come il segno di un legame intenso, un modo di dire usato per rappresentare una storia romantica. In troppi casi è invece l’espressione di una vera e propria dipendenza, di una relazione malata che rende infelici molte persone, più di frequente donne.
La dipendenza affettiva è un disturbo ancora poco conosciuto, dal quale è difficile liberarsi perché ha radici profonde nel cuore della famiglia d’origine, dove sperimentiamo le prime forme di attaccamento e impariamo, quando va tutto bene, l’amore per noi stessi. Se, invece, siamo stati bambini poco accuditi, trascurati, o addirittura abusati, o al contrario figli troppo protetti, oggetto di attenzioni eccessive, allora possiamo sviluppare rapporti nei quali il partner è vissuto come un’ancora di salvezza, qualcuno che può riparare le vecchie lacerazioni.
In questo libro Ameya Canovi riversa la sua lunga esperienza di sostegno a dipendenti affettivi raccontando le loro storie e spiegando il disagio di cui sono prigionieri, con le sue diverse manifestazioni: mendicare l’affetto o pretenderlo, manipolare o sedurre l’amato, riprodurre situazioni sentimentali tossiche, subire la frustrazione di un desiderio di fusione mai soddisfatto. Con un approccio tanto rigoroso quanto ricco di empatia, delinea inoltre un percorso di conoscenza di sé capace di disinnescare il «troppo amore», il bisogno eccessivo dell’altro, e di liberare dai rimpianti e dalle recriminazioni per ciò che non si è avuto.
I primi passi per cominciare a risanare l’amore improprio o ricevuto male che c’è alla base di questa sofferenza e a costruire nuove relazioni con responsabilità e libertà. Oltre alla psicologia, Ameya ha approfondito la pratica della meditazione e la integra nel suo lavoro. Ha seguito un’analisi junghiana per oltre dieci anni, che ora continua in supervisione a supporto della sua professione, ritenendo imprescindibile per uno psicologo aver lavorato su se stessi e continuare a farlo.
“Non possiamo accompagnare le persone nel viaggio della conoscenza di sé senza averlo fatto prima noi. Se io non avessi esplorato la mia stessa ombra non potrei stare a fianco del paziente nella conoscenza dei suoi chiaroscuri- Racconta Ameya - Ho studiato con molti terapeuti provenienti da tutto il mondo, da cui ho appreso diverse tecniche che tuttora utilizzo per me e nel mio lavoro. Proseguo la mia formazione con continui aggiornamenti: ritengo che la crescita personale, la conoscenza di sé e l’analisi introspettiva siano parte integrante dell’esistenza umana, un percorso long life learning”.
Come nasce l’idea del libro? È come lo aveva immaginato dall’inizio?
L’idea del libro nasce da un tam-tam di persone amiche, che vedendo le cose che facevo hanno iniziato a chiedermi “Perché non lo raccogli in maniera organica?”. Il libro alla fine però non è come l'avevo pensato. È molto più ampio. Mi sono accorta di avere tante cose da condividere.
Quanta Ameya e quanta dottoressa troviamo in queste pagine?
C’è sia la professionista che la persona, chi leggerà il libro se ne accorgerà e sarà spesso difficile scindere le due. Il testo si compone di quattro parti, è come se fossero quattro libri diversi. Negli anni ho accumulato tantissimo lavoro, storie, esperienze, facendone una raccolta, aggiungendo parti di me che ho voluto raccontare il fatto che conosco molto bene questo tema. Ho creato schede di auto aiuto per concretizzare i concetti e farne degli strumenti fruibili. Ho sistematizzato un insieme di tutto il materiale che ho studiato in questi anni.
Cosa si ripone e nasconde nelle pagine di un libro e che speranza c’è che il lettore trovi un piccolo segreto?
Quando scrivi un libro non lo fai per te, ma devi essere pronta a lasciarlo andare: non è più tuo e sarà quello che ogni persona ne farà. Da un lato è uno strappo importante, ma dall’altro è la bellezza di scrivere.
Quale sarà la promozione del libro?
Stiamo pensando a un “Di troppo amore Tour”. Ho una community molto affezionata, sia su Facebook sia su Instagram. La cosa bella è stata che appena hanno inserito il libro nei book store, con solo il titolo, in 24 ore le persone che mi seguono lo hanno mandato in ristampa, senza neppure aver visto la copertina.
Il 15 maggio ci sarà la prima presentazione al teatro Astoria di Fiorano, alle ore 11:00. Il 17 maggio, alle ore 18:30 saremo alla libreria Rizzoli, in galleria Vittorio Emanuele a Milano, dove interverrà anche Selvaggia Lucarelli. L’8 giugno nel Comune di Casina. Questa estate sicuramente ci sarà anche una presentazione a Courmayeur. Ho appena rinnovato il mio sito www.ditroppoamore.it, con una sezione dove aggiorneremo tutti gli appuntamenti e naturalmente anche sui miei social: Facebook: https://www.facebook.com/ditroppoamore, Instagram: #ditroppoamore.
“Di troppo amore è tutto questo. Una carta geografica per chi vuole comprendere. Una torcia nel buio per chi soffre. Una panchina al sole per chi è guarito e guarda a quello che è stato con l’espressione risolta della benevolenza”. Scrive la giornalista, opinionista, blogger, scrittrice e conduttrice radiofonica, Selvaggia Lucarelli nella sua prefazione al libro. Come nasce questa collaborazione?
Lei stava facendo un podcast sulla dipendenza affettiva, conosco molto bene questo tema è le ho fatto i complimenti. Ci siamo conosciute tramite i social. Mi ha chiamato per la puntata conclusiva, dove ho analizzato tutte le storie raccontate: il podcast ha avuto più di un milione di ascolti. Da lì è nata una collaborazione che continua su Radio Capital il martedì. Anche con Matilde D'Errico, autrice televisiva e regista che ha ideato la trasmissione Amore criminale, stiamo lavorando ad alcuni bei progetti, visto che trattiamo tematiche molto simili.