Le difficoltà che sta attraversando la sanità a livello provinciale, la situazione dell’Ospedale Sant’Anna e della medicina del territorio in Appennino, gli investimenti per circa 16 milioni di euro previsti nei prossimi anni sul Sant’Anna e le azioni per la Medicina del territorio: questi i temi che hanno animato la discussione all' assemblea pubblica, cui hanno partecipato vertici dell’Asl e della politica locale, che si è ieri sera venerdì 6 maggio nella sala gremita dell’Oratorio Don Bosco.
I responsabili dell' Ausl hanno illustrato le difficoltà che sta attraversando la sanità a livello provinciale a seguito dei due anni di pandemia, ma ha anche rimarcato, attraverso le parole della Direttrice generale Ausl, Cristina Marchesi, che “l’ospedale Sant’Anna è sempre tenuto nella massima considerazione nei piani e programmi dell’azienda, e nessuno ha mai minimamente preso in considerazione l’idea di chiuderlo”.
La stessa Marchesi, il dottor Giorgio Mazzi, direttore sanitario Ausl, la dottoressa Sonia Gualtieri direttrice del Distretto appenninico, hanno poi illustrato gli investimenti per circa 16 milioni di euro previsti nei prossimi anni sul Sant’Anna e le azioni per la Medicina del territorio. Alla serata erano presenti anche un gran numero di medici e specialisti del Sant’Anna e del Santa Maria Nuova, tra i quali il dottor Antonio Poli Direttore dell’Ospedale castelnovese e la dottoressa Sandra Coriani direttrice delle Professioni sanitarie Ausl.
Ha introdotto la serata il sindaco di Castelnovo, Enrico Bini: “Il Covid ha evidenziato l’importanza di puntare sui servizi sanitari diffusi sul territorio – ha detto - l’Ospedale in primis perché è impensabile che l’Appennino sopravviva senza il Sant’Anna, su questo tutti noi Sindaci ci mettiamo la faccia e l’impegno quotidiano, al di là dell’estrazione politica di ciascuno di noi su questo siamo tutti allineati. Ma sono fondamentali anche gli altri servizi di Medicina del Territorio, quelli che vanno incontro al paziente vicino alla sua residenza”.
“Dopo i 2 anni di Covid – ha spiegato la Marchesi – la sanità provinciale ha delle ovvie difficoltà, legate anche alla carenza di personale (con la pandemia che ha richiesto turni supplementari, ndr) e la complessità di individuare nuovi specialisti. Sappiamo che è una situazione che interessa tutta Italia, e che ci porteremo dietro per almeno tre anni. Riguarda soprattutto anestesisti, internisti, pronto soccorso, medicina generale: ora hanno aumentato i numeri delle specializzazioni, ma ovviamente i ragazzi che stanno studiando dovranno concludere il loro percorso. Siamo però impegnati tutti i giorni a cercare soluzioni”.
La Marchesi ha aggiunto che nella rete ospedaliera provinciale “si sta andando verso una evoluzione che, con il mantenimento di tutti gli ospedali, vada verso una loro specializzazione. Guastalla, Reggio e Castelnovo Monti rimarranno comunque i tre poli con più specialità. Sono ad esempio gli unici con la Rianimazione”.
Il dottor Mazzi ha poi spiegato che “la riduzione temporanea di 10 posti nella Medicina interna del Sant’Anna è legata alla scelta personale di alcuni medici che hanno cambiato lavoro. Siamo passati da un organico di 9 medici a 6, e questo significa non riuscire a garantire tutti i posti letto. Siamo alla ricerca di giovani specialisti ma non è semplice. Ma stiamo anche sondando la possibilità di soluzioni interne all’Ausl con personale di altri ospedali, perché vorremmo fosse chiaro che Castelnovo non è una realtà separata, fa parte dell’Azienda che è costantemente attiva per supportare l’Appennino e questo ospedale. Contiamo entro l’estate di trovare una soluzione”.
Mazzi ha poi ripercorso le specializzazioni che oggi caratterizzano il Sant’Anna e ne rappresentano punti di eccellenza: la cardiologia e in particolare la riabilitazione cardiologica, l’attività chirurgica che sta riprendendo gradualmente i volumi pre-Covid, l’ortopedia che dopo la riorganizzazione insieme a Scandiano sta aumentando gli interventi in modo consistente, con la capacità di diventare più attrattiva anche per giovani professionisti (ne sono arrivati due nell’ultimo anno, e da pochi giorni anche un giovane chirurgo), l’urologia che potrà contare su una ulteriore sala per gli interventi da maggio, l’otochirurgia per la quale è centro di riferimento provinciale, la chirurgia flebologica che assolve il 50% dell’attività provinciale e gli altri servizi attivi nel nosocomio appenninico.
“C’è però un fabbisogno di medici di Pronto Soccorso, e questo è un tema di livello provinciale, visto che su una necessità che sarebbe di 94 medici, attualmente ce ne sono 63”.
Sono poi stati evidenziati gli investimenti in programma: per l’Ospedale circa 3 milioni per la riqualificazione del Pronto soccorso, 7,3 milioni per l’adeguamento sismico “che – ha spiegato Mazzi – comporterà anche qualche disagio e possibili spostamenti temporanei di reparti ma alla fine ci darà un ospedale assolutamente sicuro”, 1,7 milioni circa per nuove dotazioni tecnologiche (nuova risonanza magnetica, mammografo, diagnostica, radiologica direct e altri dispositivi) con fondi del Pnrr.
La dottoressa Gualtieri ha infine fornito i numeri della medicina del territorio: “Stiamo riprendendo a pieno regime i servizi per la salute della donna e lo spazio giovani, per il quale c’è una forte necessità visti gli strascichi della pandemia sulla fascia adolescenziale. Anche noi registriamo difficoltà nel coprire la necessità di medici di base, abbiamo attualmente 9 posti non coperti su 17, e questo ha portato a riduzioni della continuità assistenziale: abbiamo cercato di garantire la guardia medica nei comuni più disagiati geograficamente, Ventasso e Villa Minozzo, mentre a Casina abbiamo dovuto mantenerla solo nel fine settimana”.
La dottoressa Marchesi ha illustrato anche altri investimenti di medicina territoriale previsti nell’ambito del Pnrr: tre nuove Case di Comunità a Castelnovo, Villa Minozzo e Carpineti, il nuovo Ospedale di Comunità (OSCO) e la Centrale Operativa Territoriale (COT) a Castelnovo. La Direttrice Generale ha anche specificato che nessuno di questi servizi si sovrappone o in qualche modo inciderà sull’attività del Sant’Anna, sono realtà di prima assistenza per chi non può essere seguito a domicilio ma non richiede un ricovero.
Dalla platea tante domande e richieste di chiarimenti: sulle modalità di individuazione dei professionisti, sulla possibilità di incentivare i medici per richiamarli e tenerli a lavorare in montagna, la richiesta di continuare a organizzare momenti di incontro con la comunità per mantenerla informata sull’andamento dei servizi, sulla possibilità di guardare all’esperienza di altre Ausl fuori Regione, in particolare in Toscana (proposta avanzata da Nadia Vassallo dell’Associazione Salviamo le Cicogne), sulla riduzione complessiva dei posti letto che negli ultimi anni ha interessato in generale il Sant’Anna al di là di questa riduzione temporanea. Su quest’ultimo aspetto la Marchesi ha spiegato che è una tendenza generale quella di puntare a ridurre l’ospedalizzazione per favorire ad esempio i decorsi post operatori presso la propria abitazione.
“Credo sia stata una serata positiva e importante – conclude il sindaco Bini – e abbiamo avuto disponibilità da parte di Ausl di organizzarne altre per continuare a tenere la popolazione informata: la stessa Azienda infatti si è resa conto che spesso timori e dubbi sulla tenuta dei servizi sono dovuti ad una comunicazione non diretta e poco chiara, che lascia spazio a voci e chiacchiere che non aiutano”.