Domenica 1 maggio Castelnovo sarà all’insegna di una donna che è diventata simbolo di impegno, coraggio, dedizione ai valori di libertà e solidarietà: la partigiana Giacomina Castagnetti. Verrà infatti presentato un nuovo libro sulla sua storia e sulla sua esperienza, nell’ambito di una giornata dedicata alle donne partigiane.
Il programma prevede alle ore 9.45 il concentramento in via Roma, davanti al monumento alla Donna Partigiana, opera di Giorgio Benevelli, collocata nel parco pubblico presso il palazzo Ducale. Alle 10.15 partirà il corteo accompagnato dalla banda di Felina che, alle 10.45, arriverà davanti al teatro Bismantova.
Proprio nel teatro, nel 1944, furono tenuti imprigionati numerosi montanari prima di essere avviati alla deportazione. Alle 11, in teatro, sarà presentato il libro “Giacomina. Dalla Resistenza alla diretta online”, di Lorena Carrara ed Elisabetta Salvini (Panozzo Editore, 2022).
Un libro appena uscito che, come è possibile comprendere anche dal titolo, racconta come l’impegno di Giacomina non sia mai venuto meno, ma si sia anzi evoluto per continuare a tramandare, anche alle giovani generazioni, la memoria di quello che è stato, di alcune delle pagine peggiori della storia italiana ed europea, nella speranza che attraverso la loro conoscenza si eviti di ripercorrerle. Giacomina dialogherà con le autrici del libro.
Sono previsti anche i saluti istituzionali e dei rappresentanti dei sindacati. L’evento infatti è proposto da Cgil, Cisl e Uil della zona montana, in collaborazione con Istoreco, Auser, Spi-Cgil e il comune di Castelnovo Monti.
Giacomina Castagnetti nasce a Roncolo di Quattro Castella l’11 novembre del 1925. Orfana di padre, cresce in una famiglia antifascista: uno dei fratelli verrà arrestato per la sua propaganda contro la guerra coloniale in Etiopia (1935-1936). A partire dal 1940, con l’entrata dell’Italia nella Seconda Guerra Mondiale, Giacomina inizia a raccogliere contributi nella zona di Quattro Castella per il “Soccorso Rosso”, la rete di aiuto clandestina comunista che durante il regime fascista sosteneva gli antifascisti perseguitati.
Dopo l’8 settembre 1943 e l’Armistizio, entra nella Resistenza, nei Gruppi di Difesa della Donna, organizzazione femminile creata dal Comitato di Liberazione Nazionale (Cln), ed opererà nella zona di San Martino in Rio (RE) fino alla Liberazione del 24 aprile 1945. Attualmente Giacomina risiede a Castelnovo Monti.
Così di recente ha raccontato le sue emozioni in occasione di quel 24 aprile 1945: “Ero a casa, perché i nostri capi ci avevano detto di non esporci molto: c’era l’esercito tedesco da tre giorni in rotta da Bologna. È una cosa orribile vedere un esercito in rotta, passavano i tedeschi con quelle carrette e i cavalli, con feriti, con gente che si lamentava, e io avevo la casa proprio sulla strada che era diventata una strada militare. La via Emilia non era più servibile, bombardavano tutto quello che si muoveva, e quindi i tedeschi avevano percorso vie secondarie, e quella che passava davanti a casa mia era quasi parallela alla via Emilia.
Avevano lanciato dei fumogeni che mantenevano un’atmosfera di nebbia della pianura a una certa altezza, ma io li vedevo comunque perché mi passavano proprio davanti. Ho sentito un cavallo che era arrivato sotto al portico e c’era un ragazzino molto giovane, tedesco, che era sul cavallo ma non aveva la sella, e mi ha chiesto un bicchiere d’acqua.
Mio fratello non voleva che uscissi, perché abbiamo visto che era un soldato. Io sono andata fuori lo stesso, e gli ho dato quello che mi aveva chiesto, un bicchiere d’acqua. Vi assicuro che in quel momento non ho provato né odio né risentimento. Eravamo due ragazzi, che condividevano l’unico desiderio che la guerra finisse. Dopo l’acqua lui è fuggito a gran velocità e urlava: “Americani! Americani!”. Mi voleva avvertire che stavano arrivando perché lui non sapeva che io ero stata una partigiana e che aspettavo proprio gli americani. Quando ho visto quel carro armato con la stella bianca e non la svastica sono andata in casa e ho aperto tutte le finestre, spalancate, perché per me l’aria voleva dire libertà”.