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Don Paul Poku invita i fedeli a “correre verso il mistero salvifico della Pasqua”

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Siamo finalmente giunti a celebrare la Pasqua, la più importante delle feste cristiane, in cui ricordiamo la risurrezione di Gesù come evento che non solo dà un senso a tutta la sua vita terrena, ma anche alla nostra vita di fede. Nella prima lettura sentiamo infatti Pietro che riassume i principali avvenimenti del ministero di Gesù (dal battesimo in poi). Ciò che però caratterizza l’intervento di Pietro è la missione di testimonianza condivisa da tutti i discepoli. Nelle parole dell’apostolo Cristo risorto è kèrigma, annuncio di salvezza; la resurrezione di Gesù è un fatto che chiama alla testimonianza, che deve avvenire non solo con le parole ma innanzitutto con la nostra vita. Ma qual è lo scopo della testimonianza? Ce lo spiega Paolo nella seconda lettura: gli uomini devono ritornare a volgersi alle cose di lassù per riunirsi alla gloria di Cristo; la testimonianza della resurrezione è dunque un cammino poter stare con Gesù per sempre.
Veniamo infine al brano evangelico della risurrezione raccontato da Giovanni, che differisce da quello degli altri Vangeli; l’autore infatti, che probabilmente conosceva i sinottici, scrive il suo Vangelo mettendo in rilievo il senso teologico degli avvenimenti. In particolare il brano di questa solennità è incentrato sul verbo “vedere”, che compare tre volte in tre accezioni diverse: Giovanni vuole spiegarci come si può visualizzare la risurrezione di Cristo nella nostra vita per aumentare la nostra fede.
Il brano inizia con Maria di Magdala che va al sepolcro «il primo giorno della settimana». La nota temporale sottolinea come la Maddalena rispetti il riposo del sabato, ma richiama anche il primo giorno della creazione del mondo, quando Dio creò la luce dalle tenebre. Si noti che Maria si muove «di mattino, quando era ancora buio», un’eco delle tenebre totali (in ebraico: tohu wabohu) che in principio ricoprivano la terra (cfr. Gn 1, 1-2). Il buio è pure un simbolo delle tenebre dentro il cuore dell’uomo che fatica a capire il mistero di Dio, che ha bisogno della luce della grazia per avere la fede (cfr. Gv 3, 2: anche Nicodemo si reca da Gesù di notte). Tramite il parallelo con la prima delle creature di Dio, Giovanni ci fa capire che con la sua resurrezione Cristo è la luce che rinnova tutte le cose.
Giunta al sepolcro, Maria «vide che la pietra era stata tolta». Veniamo qui al primo uso del verbo “vedere”, reso nel testo originale dal verbo greco “blepo” (βλέπω), che indica una visione semplice, materiale, priva di riflessione, che conduce la donna alla conclusione più immediata: «Hanno portato via il signore dal sepolcro». Maria corre ad avvertire Pietro e un discepolo senza nome (che, come in tutti i casi in cui il personaggio è anonimo, può rappresentare anche noi stessi), che si precipitano al sepolcro. Il discepolo senza nome arriva prima, ma per rispetto verso Pietro, il prescelto dal Signore, aspetta che sia lui ad entrare per primo e, mostrando umiltà verso ciò che è sacro, si china all’ingresso del sepolcro.
Entrato, Pietro «osservò i teli posati là e il sudario»; in questo caso il verbo “vedere” (o meglio “osservare”), traduce il greco “theoreo” (θεωρέω), che indica la visione scientifica, riflessiva (da cui deriva il termine “teoria”). Tramite quello sguardo, Pietro ha visto i teli e il sudario posati là, senza che nessuno li abbia toccati, prove che il corpo di Gesù non è stato rimosso da qualcuno. Dopo di lui entra anche l’altro discepolo a vedere, azione per la quale Giovanni usa “horao” (ὁράω), che indica la visione spirituale, lo sguardo di fede che supera il pensiero e raggiunge il mistero profondo: ecco perché di lui si dice che «vide e credette». Solo con questo sguardo possiamo capire che la risurrezione di Cristo è la luce di Dio che ha vinto sulle tenebre della morte, la verità che ha vinto sulla menzogna. Dio, attraverso Cristo risorto, ha rinnovato tutte le cose; per mezzo di lui abbiamo la gioia e la speranza di vivere la nostra vita senza paura ma con l’amore e la speranza d’incontrare Cristo risorto. Come Maria di Magdala e come i due apostoli, corriamo anche noi verso il mistero salvifico della Pasqua, per far sì che la nostra vita sia inondata dalla luce divina che tutto rinnova!
Buona Pasqua!