Sulla strada che porta da Costa de Grassi a Talada, incontriamo una Maestà, questa non è di quelle centenarie che di solito si trovano nelle nostre strade di montagna, questa è abbastanza recente e mi incuriosisce.
Mi raccontano che qualche anno fa un signore, nativo di Collagna, ma ora residente a Talada, fece un viaggio a Medjugorje, luogo di preghiera e di riconciliazione, in questo luogo poi molte persone vedono di nuovo accendersi la fiamma della fede.
Torniamo a questo signore, non so dirvi in che modo ci è arrivato, se solo o con altri credenti. Posso però dirvi che una volta arrivato là è rimasto colpito “dentro” da qualcosa, forse lui aveva qualcosa da chiedere alla Madonna o forse lei glielo aveva già concesso. Queste sono cose che accadono solo a qualcuno, ma sono talmente personali che non si sbandierano ai sette venti.
Una volta tornato a casa decise di erigere una cappellina alla Madonna, forse quando era là gliel’aveva promessa e una sera appena calato il buio si mise all’opera e prima che fosse giorno la Maestà era ultimata. Tornò a casa senza farsi notare da qualcuno.
Durante il giorno, però, ripassò a vedere la sua opera, no, non gli piaceva per niente e la notte seguente la demolì completamente, facendo scomparire tutte le macerie.
Un signore anziano che era passato da lì e l’aveva vista, il giorno dopo era tornato e aveva percorso la strada su e giù più di una volta, ma della Maestà non c’era più traccia allora si disse: “Forse me la sono sognata, sto proprio invecchiando, vedo le Madonne anche dove non ci sono”.
Passò qualche tempo e sempre di notte, per la seconda volta, la Maestà venne ricostruita, un po’ più elegante di quella che aveva fatto prima, questo operaio credente l’osservò attentamente e rimase soddisfatto della sua opera.
I passanti si fermavano a guardarla, le macchine rallentavano e mettevano la retromarcia per poterla ammirare, qualche bambino portava un mazzolino di fiori, ma la cosa più importante era che ognuno si faceva il segno della croce e mormorava velocemente una preghiera.
A Talada intanto era stata indetta la festa della “Maestà della casa vecchia” che si tiene nei primi giorni di agosto e la gente generosa e credente della nostra montagna vi affluisce per ascoltare la messa, durante la quale vengono nominati uno per uno tutte le persone della parrocchia che ci hanno lasciato per un mondo veramente migliore.
Monsignor Giovanni Costi, canonico della cattedrale, responsabile del centro diocesano studi storici, studioso della storia della chiesa in particolare di quella reggiana e guastallese e un mucchio di altri titoli e riconoscimenti (che a nominarli tutti non basta una sola pagina), si ritrova anche compaesano di quelli di Talada, avendo abitato in quel paese, da bambino, arrivato dalla lontana Libia dove era nato. Ultimamente ha anche presentato un libro scritto da lui “Talada terra di San Michele nel millenario”. Bene questo monsignore ogni tanto si diletta a scrivere poesie in dialetto, consultando per questa lingua don Alcide Mariotti, anche lui nativo di quel paese e ora nostro “benemerito” sacerdote e montanaro molto più nostrano. Scusate, ma due parole le devo dire anche per lui, sempre disponibile con un’umiltà incredibile, confessore insostituibile, quando entra in confessionale piegato su se stesso come Cristo durante la flagellazione, non alza gli occhi per indagare, non fa domande, ascolta e dopo ti incoraggia nel modo più giusto e più discreto.
Ora torniamo al monsignore che ha scritto una poesia-preghiera su questa Maestà ed è anche sua intenzione di farla musicare. Questi due sacerdoti che stanno avanzando verso la novantina sfruttando ancora la loro intelligenza, la loro voglia di fare, la loro disponibilità sono un bell’esempio da imitare, specialmente per noi anziani, che molto spesso ci facciamo travolgere dall’egoismo, pensiamo e parliamo solo dei nostri malesseri, della nostra salute e di tutti i mali che ci circondano, come se al mondo non ci fosse più nient’altro di interessante da fare.
Elda Zannini
Questa è la poesia – preghiera di Monsignor Costi:
MADUNINA D’LA CA’ VECIA
Madunina d’la cà vècia
dua a tira al vént ed l’Arp
Quand infȇuria la tempesta
Cun insém un gran scunquass
Tin a bada qui ca passa
Ch’i s’in van ed scià e d’là
Manda giù na bendisiùn
Achsì jiarivne seen a cà
Guarda la genta d’la muntagna
Homie, dön e “risciulìn”
Fa che in tucc sempre agh’armagna
Pas e amur ‘d Gesȇu Bambin
Fa che in tucc sempre agh’armagna
Pas e amur ‘d Gesȇu Bambin.
La poesia è già stata musicata dal sottoscritto su richiesta di Mons. Giovanni Costi lo scorso febbraio.
Magister
Ho avuto la fortuna di potermi confessare sia con Don Alcide che con Don Giovanni ed è stata sempre una Grazia: ci si accosta mesti e timorosi e si esce rinfrancati e consapevoli della grandezza del Signore.
Molto bella la poesia !
Ivano Pioppi