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Il 18 marzo Massimo Zamboni presenta “La mia patria attuale”

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Con uno spettacolo prodotto da Alessandro “Asso” Stefana, Massimo Zamboni solcherà il palco del Teatro Metropolis di Bibbiano il 18 del mese corrente con replica il giorno successivo.

La video installazione “Archivio sovversivi” di Piegiorgio Casotti e dello stesso Zamboni saranno visitabili il 19 marzo dalle ore 18 sino alla fine del concerto.

Lo spettacolo in programma nei prossimi giorni, il primo in terra reggiana del 2022, fornisce l’occasione per dialogare con l’artista che così esordisce: “Patria non è parola leggera. Contiene in sé anche il mascheramento delle diseguaglianze, l’esercizio della violenza in difesa di interessi personali o di casta. Ma Patria è ciò che abbiamo, che siamo, presenza immateriale che giustifica l’essenza profonda dei popoli. Perché allora è così difficile pronunciare questa parola per la lingua italiana? A questa domanda sono dedicate le dieci canzoni dell’album.”

Che percorso prevede il tour che avete in programma?

“L’obiettivo è quello di portare in pubblico i pensieri che gravitano attorno all’album: una serie di canzoni e letture che hanno a che fare con il significato della parola Patria. Come ci poniamo noi di fronte a questa parola, così difficile da pronunciare? E’ un percorso all’interno di un Paese in grandissima difficoltà che però è abitato anche da un gran numero di persone che continuano, che resistono, che difendono i loro territori, la loro intelligenza, il loro talento. E’ un cammino entusiasmante di conoscenza reciproca”.

Qual è la canzone bandiera dell’album?

“Sicuramente quella che ne porta il nome cioè “La mia patria attuale” e che ne è anche il manifesto.

C’è ne è un’altra che amo particolarmente che è “Fermamente collettivamente”. Sono tutte canzoni che hanno un linguaggio poco attuale, che definisco di “stretta inattualità”. Ricerco parole che non abbiano a che fare con le cronache quotidiane, che dissipano il loro valore rapidamente: così come nascono, muoiono. Io ricerco parole che abbiano una lunga vita dietro di se, che abbiano un’etimologia forte, che siano in un percorso, in movimento da tempo. I due pezzi citati sono un buon esempio di questo stile”.

Arrivano prima testi o prima musica?

“Dipende, non c’è una regola, a volte sono in macchina e mi viene in mente il testo, mi fermo e lo scrivo, o registro sul telefono la bozza di una melodia. Altre volte il tutto parte da un giro di chitarra poi sento che arrivano le parole. Non c’è una regola così come non c’è un momento preciso della giornata nel quale mi concentro nella scrittura a causa della tumultuosità e sregolatezza della vita quotidiana dove ogni occupazione ruba tempo alle altre. Alterno: passo dai lavori agricoli alle canzoni o al buttar giù qualche riga per un nuovo libro”.

Cosa ti aspetti da questa tua nuova produzione da presentare al pubblico ora per fortuna di nuovo dal vivo?

“L’album è stato accolto molto bene. Scrivere e suonare non lo fai solo per te stesso, hai bisogno del confronto con gli altri, di verificare i tuoi pensieri con le persone. Essere mutilati di un pubblico è molto difficile. Già dalle prime uscite ho potuto riscontare come sia aumentata la concentrazione, la voglia di esserci, così come la profondità richiesta ai pensieri. Ogni occasione non deve essere sprecata in alcun modo ma al contrario valorizzata”.

Come si sono mostrati gli spettatori?

E’ cresciuto molto anche il pubblico che non si accontenta più di parole facili e di intrattenimento ma ha bisogno, in un momento come questo, di aggrapparsi a parole e musiche che abbiano un senso più forte. Da questo punto di vista il concerto di gennaio è stato molto appagante. Il pubblico non è stato solo caldo… direi torrido”.

Per quest’opera di sei avvalso di importanti collaborazioni, vero?

Sul palco con me ci sono diversi musicisti reggiani di caratura elevata con i quali lavoro da anni: Gigi Cavalli Cocchi, Erik Montanari, Simone Filippi, Cristiano Roversi oltre ad una serie di ospiti che a seconda delle occasioni possono essere o non essere con noi.

Quanto del tuo passato artistico sta in questo album? Quanta contaminazione vi si può trovare?

“Tanto, perché l’approccio alla scrittura e alla musica che adotto sono sempre le medesime. Allo stesso tempo ho praticamente smesso di suonare la chitarra e mi sono dedicato alla voce. Sentivo che per parlare di Italia c’era la necessità di trovare una cifra “letteralmente italiana” arrivando quindi al cantautorato che è la modalità più frequente di scambio musicale nel nostro Paese. Questo mi ha disinteressato alla chitarra, nel senso che ho composto le musiche che poi, nella maggioranza dei casi, hanno suonato altri eccellenti musicisti.

Quanto di futuro c’è in questo nuovo album?

In quest’opera si trova tanto futuro. Credo che in qualche modo sia iniziata per me una  nuova vita. Ho voglia di pensieri più larghi, meno spaventati e meno veementi anche se il quotidiano porta per natura all’impeto che può esser fatto di rabbia o di passione. Ho voglia di allargare lo sguardo e di approfondirlo: questo mi porta più verso la voce che verso la musica. Allo stesso tempo so perfettamente quanto la composizione musicale sia un pilastro fondamentale per il cantare”.

Che ruolo ha avuto, se lo ha avuto, il territorio nell’album?

“La scelta dei luoghi è stata molto ponderata. Abbiamo girato un video nelle cave di Baiso poste proprio di fronte a casa mia: un posto assolutamente magico. Un altro filmato, realizzato sempre con Piergiorgio Casotti a Melpignano nel Salento, è quello che accompagna la canzone “Gli altri e il mare”. E’ stato girato sulla costa. Avevo voglia di affrontare il nostro Paese partendo dalle sue coste, che sono il suo lato più esposto. Costituiscono l’entrata nel nostro Paese e questo mi è sembrato l’ingresso migliore per condurre gli ascoltatori in viaggio assieme a noi. L’Emilia, che è sempre in sottofondo ad ogni brano, si scopre in particolare nella canzone “Il modo emiliano di portare il pianto”. Parlando di Patria occorre riconoscere che quella che ciascuno di noi sente come propria in fin dei conti è sempre la regione di appartenenza, quella di nascita. In questo senso noi siamo una nazione ancora poco risolta. Persistono tanti aspetti regionali che si continuano a sentire in modo sostanzioso. Questo però non significa che non sia necessario fare i conti anche con la Patria più grande, quella che ci identifica come italiani”.

Che pensiero vuoi che rimanga agli ascoltatori dei tuoi brani?

Vorrei sottolineare l’importanza della ricerca di un’identità collettiva. I miei libri, i miei album sono rivolti ad un “noi” con cui guardarsi negli occhi, in maniera adulta. Lo scopo non è quello di divertire: ci sono già tantissimi altri che lo fanno. Credo sia importante sapere che esiste anche la possibilità di scambiarsi parole profonde, non consuete ed impegnative, soprattutto che non devono essere portate in solitudine. Sento la necessità della condivisione per sostenere insieme il peso di alcuni vocaboli, in particolare quelli sulla terra d’origine di ognuno di noi.

Quali sono le tappe future?

“Stiamo allestendo una serie di appuntamenti alcuni promozionali, altri saranno invece concerti veri e propri. Nell’estate si concentrerà tutto il lavoro portato avanti nei mesi precedenti. Risulterà come sempre impegnativo riuscire a destreggiarsi tra le numerose date fissate”.

Starete solo in Italia?

“Faremo un tour in nord Europa in autunno. Ma non sarà un tour musicale. Non mi interessa andare a suonare per un pubblico belga, francese, tedesco o olandese. Sento la distanza di quello che sto raccontando, sento la differente modalità musicale che sta attorno a queste canzoni. Quelli sono luoghi dove avrebbe più senso suonare canzoni dei Cccp o dei Csi.  Vorrei invece incontrare gli italiani all’estero, parlando loro e con loro di patria. Vorrei confrontare questa parola con quello che credo sia il loro pensiero costante: la distanza e la vicinanza a questa Patria che li ha in qualche modo obbligati ad andarsene e con cui continuano a fare i conti in positivo e in negativo. L’idea è quella di andare proprio nei luoghi delle emigrazioni italiane. Cosa che invece c’è andando dai nostri fratelli all’estero. Luoghi dove ha una senso porre domande come: che cosa è la mia patria attuale? che cosa significa? qual è la mia nazione? Può anche far piacere l’applauso di un pubblico tedesco, ma non è quello che cerco.

Prevendite online: https://bit.ly/TMetropolis

Prevendite fisiche presso

  • Arci Reggio Emilia, Viale Ramazzini, 72 (RE) - dalle 10 alle 12.30 e dalle 14 alle 16
  • Biblioteca Comunale Di Bibbiano, P.zza Damiano Chiesa, 1 - dalle 15 alle 19 lun/ven, sab dalle 9 alle 13

Per informazioni

[email protected]

tel. 0522 392137 (ArciRE – orari d’ufficio)

cel. 351 5485230 (dalle ore 10 alle 15)