Sulle problematiche relative alla chiusura della SS 63, è intervenuto anche Claudio Bucci, referente Fnp Cisl per la montagna: “Non c’è alcun dubbio che la SS 63 necessiti di ristrutturazioni e varianti in diversi punti critici – afferma - così come non credo sfugga a nessuno che intervenire alle porte della città, a Vezzano, tra il Bocco e La Bettola o ad Ardaceda, sia nell’interesse di tutti i montanari e non solo, ovunque essi abitino”.
Secondo Bucci ci sono problematiche legate anche, per esempio, al tratto da Castelnovo ne’ Monti al Cerreto: “Le progettualità dovrebbero riguardare l’intera tratta -continua - poi certo si può discutere di priorità, di ricerca fondi e così via. Ho più volte, e da tantissimi anni, sollevato questo tema, il che mi esime dal dettagliare le esigenze nel tratto più alto della SS. 63, ma non mi esime dal denunciare come la Provincia in primis si dimentichi sistematicamente di qualsiasi progettualità verso il nostro crinale”.
“Certo - conclude - sono consapevole che tali progetti spetterebbero ad Anas, titolare della statale, ma se si conviene da parte della Provincia di presentare ad Anas dei progetti, perché fermarsi a Castelnovo ne’ Monti? Così come peraltro nel riconoscere il meritorio intervento diretto della Provincia nella variante del Ponterosso sotto Castelnovo, ci sia una latitanza sia nel completamento della Fondovalle della Val Lucola sotto Ramiseto che della Val Secchia oltre il ponte del Pianello”.
La montagna finisce a Castelnovo. Da anni. Ed è cosi anche a causa della visione miope e vecchia ferma agli anni 80 della classe politica montanara che ha sempre considerato castelnovo il fulcro di tutto e che ha sempre visto il crinale come destinato a morire, teoria che però non sembrerebbe azzeccata soprattutto alla luce dei cambiamenti in atto negli ultimi anni.
GAL