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Intervista a Sergio Cardone: un nuovo “romanzo corale” nato da un sogno

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di Cecilia Tondelli

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Lo scrittore castelnovese d'adozione ci presenta il suo nuovo libro "Wilkins e Mathilda. Una rivoluzionaria favola medievale" e ci racconta i nuovi progetti dopo due anni di pandemia

Sergio chi sono i protagonisti del tuo nuovo libro?

Posso dire con buona approssimazione che i protagonisti centrali sono il giovane vigile del fuoco Wilkins di Marcantonio e la quasi coetanea Principessa Mathilda di Casesparse, non posso dimenticare che ampi spazi sono riservati alle storie dei loro genitori, così come ad altre figure che man mano appaiono andando avanti nella lettura. Mi sento di dire che, alla fine, si tratta di un romanzo corale in cui i veri protagonisti assoluti sono il regno immaginario di Casesparse e l’Utopia verso cui tende.

Il tuo nuovo libro può essere considerato un romanzo storico? A quali autori ti sei ispirato?

Certamente ci sono alcuni elementi del romanzo storico: la Grande Storia dell’Europa del Trecento si intreccia in modo attendibile con la storia narrata. Il periodo interessato va, grosso modo, dal 1340 al 1380 e i maggiori eventi di quegli anni entrano spesso prepotentemente nella storia di Casesparse e dei suoi abitanti. Gli autori che mi hanno ispirato sono molti, ma più in particolare posso citare cinque romanzi che mi sono andato a rileggere prima e durante la stesura di “Wilkins e Mathilda”: “Il nome della Rosa” e “Baudolino” di Umberto Eco, “I pilastri della terra” e “Mondo senza fine” di Follett e infine “Il barone rampante” di Italo Calvino. Oddio, non voglio dire di poter minimamente paragonare il mio romanzo a quelli, però mi è stato necessario rileggerli per provare a centrare meglio gli obbiettivi.

Il regno nel quale vivono i due protagonisti com’è fatto?

È un regno appenninico la cui ubicazione è pressappoco individuabile con i territori che, partendo dall’alta collina delle attuali province di Reggio Emilia e Modena, arrivano fino al crinale che le divide dalla Garfagnana e dalla Lunigiana. È un regno comunque immaginario, con una capitale altrettanto immaginaria, Casesparse appunto, dove, a dispetto della marginalità del territorio e del non grande numero di abitanti, vivono e agiscono personaggi davvero fuori dal comune.

Rispetto al libro precedente sei passato allo stile “favolistico”.

Be’, una ragione c’è, ed è da ricercare nel misterioso mondo dei sogni. Come ha rivelato Emanuele Ferrari nella sua bella prefazione, la storia di Wilkins e Mathilda nasce da un mio sogno. Mi capita spesso di fare dei sogni con un senso abbastanza compiuto, delle storie vere e proprie e poi pensare di poterci imbastire un racconto. Era successo in un’altra occasione almeno, col mio primo romanzo: “il bar della stazione”, cui fu attribuito un premio speciale della giuria all’ultimo “Crovi”. Stavolta si trattava di un sogno ambientato nel Medio Evo, con connotazioni in qualche modo “favolistiche” e io ho cercato di strutturarlo in un vero e proprio romanzo, ambientandolo, come ho già detto, nel 1300.

Tre libri che ci puoi consigliare che hai letto nel 2021?

Mi viene in mente “I leoni di Sicilia” di Stefania Auci, che mi è piaciuto parecchio, poi un libro di storia: “La frontiera Padana” di Mauro Poletti. Oltre a questi ho letto diversi altri libri, tipo “Le canaglie” di Angelo Carotenuto o “Da Modena a Roma passando per la vita” di Renato Borghi. Ne ho citati quattro ma spero vada bene ugualmente…

Ci puoi raccontare brevemente la trama del libro?

Riporto qui gran parte delle parole della sinossi che ho scritto per presentare il libro. Sono molte le storie, gli accadimenti che ho voluto raccontare seguendo la saga familiare dei giovani Wilkins di Marcantonio e Mathilda di Casesparse. Molte storie, alcune di piglio decisamente favolistico e altre legate al tempo in cui si svolgono i fatti narrati: la seconda metà del quattordicesimo secolo. Nel regno appenninico di Casesparse l'Utopia di un mondo libero dalle guerre e dalla miseria è un sogno che, poco alla volta, sembra trasformarsi in realtà. Comunque, a parte la trama, ho cercato di scrivere un libro che fosse anche divertente e di piacevole lettura, e spero di esserci riuscito.

Quali insegnamenti ci hanno dato, secondo te, questi due anni di pandemia?

Mah, non so se ci hanno dato insegnamenti. Una delle cose che mi hanno sempre spaventato degli esseri umani è la loro capacità di sposare un’idea, giusta o balzana che sia, e farle assumere un carattere di obbligatorietà e di regola assoluta per tutti gli altri. Io ho le mie idee, ma tendo molto a relativizzarle, o a farle apparire più nelle cose che faccio, pittura musica o narrativa che sia, in modo da suggerire una strada divergente. Se poi non ci riesco, amen. Invece quello che mi ha devastato in questo periodo è l’assolutismo settario di persone che pensano di avere in bocca il punto di vista di dio, gente che non si vergogna di mettere a rischio la vita altrui per poter sbandierare un pensiero che tutto può essere meno che scientifico. Io non sono sicuro al cento per cento dell’esattezza di quanto mi viene detto ma, non essendo un medico né tantomeno un virologo, tendo a fidarmi di chi ha studiato quella roba lì.

Cosa ti ha spinto a provare a scrivere un nuovo romanzo?

Boh? Forse uno “spingitore di scrittori medievalisti”, avrebbe detto Guzzanti nei panni dell’ineffabile Vulvia, improbabile presentatrice di Rieducational Channel in una trasmissione satirica di qualche anno fa… A parte gli scherzi, non lo so cosa spinge uno a fare certe disdicevoli cose, tipo scrivere o dipingere. Forse è perché uno si sente un po’ come Dio e gli piace creare mondi alternativi in cui perdersi e magari far perdere anche altri. O forse è solo il desiderio di fare in modo che il mondo possa ricordarsi un po’ più a lungo di te. Che so, fra cent’anni potrebbe anche succedere che a uno capiti davanti un mio romanzo e gli venga voglia di leggerlo.

Quanto è importante leggere per le nuove generazioni?

Leggere romanzi e storie è come entrare in un mondo parallelo, in un universo spesso alternativo, poter confrontare le tue idee, le tue convinzioni, la tua storia con quelle di centinaia di altre persone che non ti sarà mai dato di conoscere perché inesistenti o lontane nel tempo e nello spazio. Ho detto spesso che io tendo ad affezionarmi ai miei personaggi al punto di continuare a cercare l’immaginaria casa di Gianni Magnani, protagonista del mio penultimo romanzo, a Canali dove ne avevo deciso l’ubicazione. Mi piace quando un mio lettore mi rivela di essersi affezionato a un personaggio come succede a me.

Quali sono i tuoi progetti futuri?

Intanto vivere in buona salute quanto più a lungo possibile, poi poter continuare ancora per molto a fare le cose che faccio: il volontario AUSER, l’allenatore di calcio dei bambini del Progetto Montagna, poi dipingere, suonare la chitarra col “Cinc Cerr Cor” e infine provare a scrivere ancora molte storie. E avere sempre qualche lettore!

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