La Rete per l’Emergenza Climatica e Ambientale Emilia-Romagna e Legambiente Emilia-Romagna hanno presentato il percorso finalizzato all’approvazione di 4 proposte di legge regionale di iniziativa popolare.
Le 4 proposte di legge affrontano i temi della crisi climatica e ambientale e della gestione dei beni comuni, intervenendo su argomenti cruciali come l’energia, l’uso del territorio e le modalità di gestione dei servizi pubblici di acqua e rifiuti.
Queste, in sintesi, i contenuti principali dei quattro testi:
- avviare in modo netto la transizione energetica, con la finalità di ridurre i consumi del patrimonio edilizio, spingere con forza la produzione di energia da fonti rinnovabili e costruire un modello distribuito e democratico della stessa;
- arrestare il consumo di suolo che ancora prosegue nella nostra regione, con l’intento di arrivare da subito ad arrestarlo favorendo il riuso e la rigenerazione urbana;
- ridare centralità al ruolo dei Comuni e incentivare la ripubblicizzazione dei servizi che li gestiscono;
- individuare percorsi chiari per ridurre la produzione di rifiuti, diminuire i rifiuti non riciclati e costruire un sistema di economia circolare realmente basato sul riciclo.
I testi - depositati all’Ufficio di presidenza della Regione lo scorso 10 gennaio, ognuno con le prime 300 firme necessarie ad avviare l’iter - ora sono all’esame di ammissibilità da parte della Consulta statutaria regionale, che ha tempo fino al 20 febbraio per pronunciarsi nel merito.
Una volta espletato questo passaggio inizierà la raccolta vera e propria delle firme con i banchetti nelle strade e nelle piazze, che partirà indicativamente dalla metà del mese di marzo con l’obiettivo minimo di raccogliere almeno le 5000 firme di cittadini. Alla conclusione della fase di raccolta seguirà la discussione delle leggi di iniziativa popolare in Consiglio Regionale.
Con le quattro proposte di legge i soggetti promotori intendono introdurre nell’ordinamento regionale strumenti concreti per affrontare la transizione ecologica, la difesa dei beni comuni, il contrasto al cambiamento climatico e alla devastazione ambientale, la tutela della salute dei cittadini e la promozione del lavoro di qualità, reclamando un cambiamento strutturale del modello sociale e produttivo dominante nella nostra regione.
«Una scelta necessaria - evidenziano Legambiente e Reca - in quanto le scelte che sta compiendo l’amministrazione regionale vanno in un’altra direzione rispetto a quanto indicato nelle leggi e vanno profondamente modificate. Infatti, nonostante i propositi contenuti nel Patto per il Lavoro e il Clima definito alla fine del 2020, le politiche regionali sono orientate da una logica per cui l’unico aspetto importante è la crescita quantitativa del PIL, senza verificare cosa ciò comporti per il benessere dei cittadini e per la salvaguardia delle risorse naturali ed ambientali. Si continua a pensare a uno sviluppo fondato sulle grandi opere, a partire da quelle autostradali, riproponendo un modello di mobilità basato sui veicoli privati e ignorando ciò che questa scelta comporta in termini di consumo di suolo; si prosegue con le privatizzazione di servizi pubblici, come quello idrico e della gestione dei rifiuti, che garantiscono la gestione di beni comuni fondamentali, e si ripropone un’idea di produzione e distribuzione che ha come conseguenza quella di privilegiare le fonti fossili rispetto a quelle rinnovabili.»
«Per l’insieme di queste ragioni, le nostre 4 proposte di legge intendono proporre una discussione a tutta la società e la politica regionale affinché si arrivi ad un reale cambio di passo: la crisi ecologica, economica e sociale è ormai da tempo sotto gli occhi di tutti. - concludono le due realtà ambientaliste - Abbiamo scelto uno strumento, quello delle proposte di legge di iniziativa popolare, che parte dal coinvolgimento delle persone e che costituisce un esercizio importante di democrazia: solo attraverso la partecipazione dei cittadini si possono invertire le tendenze in corso e produrre scelte positive per la società regionale.»