Questa è un’altra di quelle cose che per molto tempo ha scandito le nostre abitudini, l’edicola Marazzi chiude. Si chiude quell’angolo che rallegrava la piazza da anni coi colori delle riviste attaccate al graticcio fuori dalla porta, la vetrina zeppa di libri coi loro titoli in bellavista e le notizie più interessanti per noi montanari sui quotidiani, appese fuori contornate dal pennarello rosso, ma più che altro mancherà il buongiorno e il sorriso di Enrico che abbiamo visto crescere lì dentro.
Ora però vi voglio raccontare, come io ho conosciuto la prima volta questa rivendita di giornali, parlo di circa un’ottantina di anni fa.
Era prima della guerra e mia madre si recava al mercato e mi portava con sé. Aveva una dozzina di uova e per prima cosa doveva venderle poi avrebbe fatto un giro per il mercato, che penso si svolgesse per la maggior parte su per “via della Scimmia”. Per arrivarci prima, avevamo preso la via dell’oratorio di Santa Maria Maddalena. Arrivate appena sotto a al voltone dove esisteva anche un “vespasiano”, mia madre si fermò a salutare una signora, esile e non molto alta vestita di scuro, un piccolo fazzoletto le copriva la testa trattenuto da un nodo sotto al mento e dal di dietro le usciva una treccia. Quel che a me rimase molto impresso però, era che questa signora lì sotto la volta dove c’era anche la porticina che portava in casa di Bagaràn, su una sedia aveva messo un mucchio di giornali e uno lo teneva in mano e lo alzava per farlo vedere. Poi la mamma mi spiegò:
“L’è la Marasina, la muiera ed Mario ed Maràss…”
Traduco: “E’ la Marazzina la moglie di Mario Marazzi, abita qui vicino dalle parti del Vaticano, però il lunedì i giornali li vende lì sotto riparata dalle intemperie, mentre suo marito fa il giro del paese per portarli a casa dei clienti”. (Loro avevano due figli Muzio e Menenio, ma più tardi adottarono l’Erminia che veniva dalla Gatta e forse era rimasta orfana, questi però sono ricordi lontani e forse imprecisi, ma io l’Erminia la ricordo dentro l’edicola, alta, magra, coi capelli neri, corti e ricci).
Vi dirò che poi sempre sotto la volta, ma dalla parte opposta c’era anche il piccolo banco di frutta e verdura, della Rosa “‘d Magàra”.
Torniamo a noi che intanto eravamo uscite dal voltone, dove proprio all’inizio della piazzetta che allora dicevamo di Daloli, perché lì si trovava il suo bar, in un angolo trovavamo l’ovaiolo che avrebbe comprato le nostre uova, aveva anche una gabbia con dentro dei polli. Lui veniva da Brancilia e penso che fosse proprio lui il famoso Giroldi che poi per anni ha fatto questo lavoro, prima col carretto poi col camioncino. Poi passò qualche anno, anni brutti, indimenticabili, anni di guerra.
Appena nel dopoguerra, mio padre si trasferì con la bottega da falegname di fianco all’oratorio e io scoprii che sotto la volta era rimasto solo il “pisciatoio”. Le signore che avevo visto lì si erano trasferite in piazza Peretti, la Rosa “‘d Magàra”, aveva aperto un bel negozietto, di frutta e verdura dove ora c’è il bar “Gregory” e c’è rimasta parecchi anni con la figlia Afra.
Invece Marazzi aveva aperto una piccola edicola “un gioiellino” nella stessa piazza, poi col tempo passata sotto la gestione del conosciutissimo figlio Muzio, è stata trasferita dove l’avete sempre vista e frequentata anche voi.
Muzio sposato con l’indimenticabile Nanda che era subito diventata sua collaboratrice, lo trovavi in ogni angolo del paese con un fascio di giornali sotto al braccio e uno in mano e a intervalli sentivi la sua voce… “giornali…giornali!” Non urlava come gli strilloni, lui aveva un timbro di voce potente, ma allo stesso modo armoniosa che la sentivi con piacere era come un avviso, se avevi bisogno del giornale o di scambiare due parole lui c’era. Per anni ha fatto questo lavoro in modo metodico, prima a piedi poi in bicicletta, non per niente negli anni ottanta è stato insignito del il titolo di “Cavaliere del lavoro”.
A fine anni cinquanta noi ragazze, ogni settimana andavamo all’edicola e consigliate dalla brava Nanda compravamo settimanali come Sogno, Gioia, Grand Hotel o fotoromanzi, oppure Burda che ti insegnava a confezionare vestitini e Mani di Fata che ti insegnava a ricamare il corredo. Poi negli anni sessanta c’è stata l’invasione dei fumetti per bambini e lì subentrarono i nostri figli, Topolino, il Corriere dei piccoli, Il Vittorioso, Tex Willer e tantissimi altri che ora non mi sovvengono.
Intanto dentro quell’edicola cresceva Enrico che piano piano ha preso il posto del padre quando questo se n’è andato, noi ci siamo abituati a lui. Enrico non è l’unico figlio di Muzio, c’è anche una sorella Agnese, che fin che gli studi glielo permettevano, ogni tanto la trovavamo al fianco della madre a servire i clienti o a riordinare e non voglio scordarmi di “Croiz” il cognato che molto spesso ultimamente lo trovavamo a dargli una mano.
Ora voglio mandare un pensiero ad Enrico e augurargli una pronta guarigione.
Elda Zannini
Gentilissima signora Zannini grazie mille per l’articolo che ha scritto; poiché sono un amico di Enrico mi associo agli auguri. Tornando allo scritto è un meraviglioso quadro del passato che però non va assolutamente dimenticato. Grazie ancora e complimenti.
Luciano Montermini (Carpineti ).
Luciano Montermini
Ve che qualcuno se n’è accorto e ne scrive. O meglio, ce ne siamo accorti tutti ma sitto. Cedesi attività c’è scritto, ma a chi. Ho i miei dubbi che qualcuno prenderà il suo posto, un’ altra storica attività che chiude. Io sono uno di quelli che ha cominciato con Topolino, Enrico, grazie per quello che sei e hai fatto e, in gamba
Davide
Un bellissimo quadro del paese di una volta e di figure indimenticabili. Bravissima Elda!
Angela Pietranera
Grazie signora Zannini per questa bellissima testimonianza sulla storia degli zii Muzio Marazzi e Fernanda (Nanda) Caselli. Mi sono commosso nel leggere queste righe. Ho un bellissimo ricordo dell’edicola: un “tempio” del sapere e dell’informazione, ma soprattutto un ritrovo di tutta la comunità castelnovina e non solo. Andare da Muzio e la Nanda e da Enrico poi, era tappa obbligata quando si veniva a Castelnovo ed entrati in negozio la prima cosa che si avvertiva era la voce della zia Nanda: non la si vedeva mai fisicamente perché sempre china dietro al bancone a spacchettare giornali e riviste e imballare i resi. Poi eccola spuntare e dopo due o tre “sbofonchiate” ti accoglieva con il sorriso ed una battuta pronta: mi chiedeva dei miei e come stavano i suoi compaesani cereliani per i quali aveva sempre un pensiero, poi arrivava Muzio fischiettando dal suo giro quotidiano di giornali a domicilio ( ospedale soprattutto) e qui si iniziava a parlare di enigmistica dove il Marazzi era un portento, specie sui rebus dove sulla Settimana Enigmistica che proprio in questi giorni compie 90 anni, te li risolveva in 2 minuti. La zia aveva conosciuto Muzio perché da ragazza poco più di ventenne era stata mandata dai nonni come commessa dai Capanni e dopo pochi anni di fidanzamento si sposarono a Cerrè Marabino il 30 agosto del 1951. Una vita spesa a servizio della comunità, lavoro svolto con dedizione ed enorme sacrificio, dedizione che è proseguita con Enrico con la sua passione per i libri per i quali aveva una preparazione formidabile e ti sapeva consigliare la lettura adatta per i tuoi gusti raccontandoti ma senza “spoilerare” come era questo o quell’altro romanzo o saggio: preparazione da far invidia a ben più noti librai delle città. Ora quando si tornerà in Piazza sicuramente non si potrà far a meno di buttare l’occhio là in fondo all’angolo e a malincuore vedere il negozio chiuso. Il mio augurio è che magari a breve, qualche giovane volenteroso possa riaprire proseguendo così quello che Muzio Nanda ed Enrico hanno intrapreso fino ad ora. Un augurio ad Enrico di pronta guarigione! Andrew Caselli
Magister
Leggendo il racconto sono tornata indietro negli anni. Non sono nata a Castelnovo ma vi risiedo da 62 anni quindi queste figure me le ricordo quasi tutte. La Wilma Daloli, figura minuta nel suo bar in piazza Unità. Non ricordo la Rosa “d Magàra” ma l’Afra si, “l’Afra d Magàra”. E l’Erminia l’ho conosciuta molto bene. Quando passava con Irio suo marito, lei dal passo lungo e svelto sempre avanti e lui con passo calmo e fermo un poco più indietro. Oggi ho imparato dell’adozione….non l’ho mai saputo. Muzio e la Nanda. Condivido in pieno le belle parole scritte da Andrew e ne sono orgogliosa perchè un ceppo di questi Caselli fanno parte anche della mia famiglia. Due persone squisite, grandi lavoratori con una simpatia unica. Li ricordo con affetto.
Auguro buona vita ed un meritato riposo ad Enrico, dopo tante levatacce mattutine.
Grazie signora Elda per questi suoi scritti che io leggo tutto d’un fiato non una volta sola ma ripasso.
Paola Bizzarri
Paola Bizzarri
Ringrazio tutti anche a nome della famiglia Marazzi così gentile da procurare le foto introvabili.
EldaZannini
Un riconoscente saluto ad Enrico per la sua cordialità e competenza: frequentando Castelnovo da cinquant’anni, ho avuto modo di apprezzarne la professionalità e mi associo agli auguri per il futuro.
Grazie ad Elda per il bel racconto.
Ivano Pioppi