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Riflessioni della classe 5 G del Cattaneo dall’Aglio in occasione della giornata della memoria

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Lunedì scorso la classe 5G, indirizzo tecnico, dell'istituto superiore Cattaneo Dall'Aglio, ha avuto l'opportunità di partecipare durante la diretta del mattino alla trasmissione "Buongiorno Reggio" in merito al progetto "Pietre d'inciampo", sviluppato all’interno delle iniziative e commemorazioni volte a mantenere vivo il ricordo dei deportati civili durante la seconda Guerra mondiale.

Così ne raccontano i ragazzi e le ragazze della classe 5G, insieme alla loro docente Gemma Bonicelli.

"L'obiettivo del percorso è raccogliere le informazioni da incidere sulla pietra posata davanti all'ultima casa dove i ricordati hanno vissuto da uomini liberi.  A differenza delle grandi commemorazioni sulle stragi o su personaggi diventati famosi, il nostro laboratorio si concentra su una parte della memoria difficile da scovare e da riportare alla luce. Quest'anno la cerimonia della posa relativa alle pietre in nome di Dante Adamo Gilioli e Florindo Farioli, alla quale parteciperemo, è prevista per la prossima primavera.

Ciò ci interessa da vicino dato che molti cittadini delle nostre zone sono stati deportati nei campi di lavoro e prigionia. Il percorso che seguiamo da due anni ci ha permesso di approfondire come il periodo della seconda Guerra mondiale, in particolare i rastrellamenti effettuati nella nostra regione, sia stato un momento di ingiustizia, di crudeltà verso le popolazioni innocenti. Attraverso l’analisi di documenti, spesso in tedesco o recuperati dall’archivio dell’anagrafe comunale, siamo venuti a conoscenza di alcune vittime dei nostri territori. Tramite la traduzione e l'interpretazione dei pochi dati a disposizione, abbiamo ripercorso la vita di innocenti che a quei tempi risiedevano a Villa Minozzo, privati inizialmente della loro casa e della famiglia, poi della loro stessa vita. La scarsità di informazioni disponibili e la difficoltà nel reperirle ci ha portati a riflettere sulla poca importanza attribuita alla vita di queste persone da parte dei nazifascisti. E' fondamentale la possibilità di ascoltare i ricordi dei famigliari dei civili assassinati e la loro presenza nel momento della posa della pietra. Lo scorso anno ci siamo occupati di raccogliere informazioni su Gazzotti Amedeo e abbiamo analizzato diversi documenti in merito".

La famiglia è venuta a conoscenza della morte di Amedeo solamente il 27 aprile 1950 (mentre risulta sepolto a Kahla il 15/01/1945), con la trascrizione da parte del sindaco di Villa Minozzo degli atti di morte relativi ai deportati italiani, andati persi durante il secondo conflitto mondiale.

La dimostrazione di riconoscenza dei famigliari per il lavoro di ricerca dell'istituto ha reso gli studenti consapevoli e orgogliosi della fatica richiesta perché, nonostante i pochi mezzi a disposizione, sono riusciti a contribuire a rendere onore alla memoria di un dimenticato della grande storia, riportando alla luce vicende che nessuno avrebbe avuto l’opportunità di conoscere.

"Quest’anno il lavoro di ricerca storica si è focalizzato su due deportati originari del comune di Villa Minozzo, Dante Adamo Gilioli e Florindo Farioli, persone che hanno dovuto subire l'esperienza di essere deportati, maltrattati quali vittime della potenza nazista e fascista, costretti a rinunciare per sempre ad una vita “normale”. L’esperienza laboratoriale in corso ci ha portati ad adottare una pietra preesistente per riflettere ed apprezzare maggiormente ciò che in passato ha segnato profondamente il nostro territorio, rispolverando la memoria di un gesto, la posa, che una volta compiuto non deve ritenersi concluso.  Le storie di queste persone devono essere riportate alla luce: è un nostro dovere e una nostra responsabilità per far sì che la loro sofferenza non sia stata vana. Le pietre posate servono a tenere a mente quanto il nostro territorio sia pieno di cicatrici che ci aiutano a ricordare il passato, comprenderlo, rispettarlo e far sì che qualsiasi tentativo di imitarlo venga fermato sul nascere. Le storie che abbiamo ricostruito sono significative in quanto rispecchiano con estrema fedeltà la realtà che ha coinvolto gran parte della popolazione in montagna: da una vita contadina alla deportazione, dai lavori forzati alla morte.  Ciò che ci colpisce di queste pietre è che non vengono posate per elogiare qualcuno di famoso ma semplici civili: Amedeo e Pietro erano contadini, mentre Dante Adamo un mezzadro. Questi ultimi sono accumunati da un triste destino: terminare la propria vita sfruttati nelle gallerie di Kahla, come schiavi della macchina bellica nazista. Considerando che moltissimi deportati sono stati sepolti in fosse comuni e ritenuti morti per "deperimento organico" in una data indicativa, interpretiamo le Pietre d’inciampo non come un semplice ornamento ma come un monito. Crediamo che ancora oggi sia faticoso comprendere come esseri umani siano arrivati ad esprimere tanto odio nei confronti di altri esseri umani, in nome di nazionalismo e razzismo, per questo il rispetto nei confronti della storia che ci ha segnato, pensiamo sia fondamentale. Siamo convinti che trovare una spiegazione a tutto ciò che è accaduto sia importante, ma è sicuramente più importante mantenere in vita la memoria, non dimenticare mai ciò che è stato e restituire un nome alle vittime di tante atrocità, per impedire che una tragedia simile possa riaccadere. Come è inciso in una tabella di ottone affissa al muro che costeggia le gallerie di Kahla, “Perdonare ma non Dimenticare”, frase simbolica ma densa di significato che dovrebbe accompagnarci sempre."

“Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può tornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurale: anche le nostre”.

(Primo Levi)