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Giornata nazionale della bandiera: il discorso del presidente della provincia Giorgio Zanni

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Un saluto a tutte le autorità civili, religiose e militari. 7 gennaio 1797 - 225' anniversario della nascita del Tricolore.

Giorgio Zanni

 Nato a Reggio Emilia dalla Repubblica Cispadana, un Tricolore che si ispirava quello francese, figlio dei ideali e dei moti scaturiti dalla rivoluzione francese e dalla cultura illuministica, fatta di scienza, ricerca, evoluzione ed emancipazione personale e collettiva.

Un simbolo che nasce dalla convinzione che i saperi, lo studio, il ragionamento ed il metodo scientifico siano i più potenti strumenti al servizio del progresso, alla base di una nazione. Ma che nasce anche da un concetto di rivoluzione che trova compimento in un miglioramento delle condizioni di vita, proprie e della società in cui si vive, solo quando coinvolge nel suo pensiero e nella sua azione un popolo intero.

Oggi è l’anniversario in cui venne forgiato il simbolo più rappresentativo della nostra Repubblica. E quindi quale occasione migliore per provare nuovamente ad interpretarne il significato? A ricordarci cosa rappresenta e cosa invece non vogliamo che rappresenti la nostra Bandiera.

Un Tricolore che è cultura. Guardo questo splendido teatro, uno dei simboli per eccellenza della cultura e dell’arte del capoluogo e di tutta la nostra provincia e penso a come spesso tra i primi atti di un popolo che si libera dalla tirannia e dall’oppressione, vi sia nella storia proprio la costruzione di luoghi collettivi per liberare la cultura ed elevare il pensiero. E penso allora, ai tanti operatori della cultura come ai tanti teatri che animano la nostra provincia, ad esempio, il teatro Pedrazzoli di Fabbrico, nella nostra bassa. Costruito nel dopoguerra dagli stessi cittadini e cittadine che, finito il duro lavoro nei campi o nelle fabbriche, si rimboccavano nuovamente le maniche per erigere uno spazio in cui essere liberi di pensare, dopo i più lunghi ed opprimenti vent'anni: quelli del pensiero unico. O alla biblioteca di casa Cervi, tutt'oggi esistente, ed iniziata, appunto, dai  sette fratelli Cervi, su cui coltivarono innanzitutto il loro sapere e dai cui frutti nacque la lotta di Resistenza.

Avevano ben chiaro che un popolo è reso schiavo quando gli si precludono strumenti per apprendere, conoscere, evadere, sognare. La cultura dunque è libertà, è capacità di proiettarsi in avanti, in un altro tempo che non sia l’oggi, in un’esperienza di vita che non sia la propria.

È quell’elemento che permette di costruire un futuro diverso, e possibilmente migliore, da quello dei nostri padri. È cultura anche la costruzione di un pensiero politico forte, aggregante, coinvolgente; elemento di cui troppo spesso abbiamo sentito la mancanza in questo Paese. È anche per questo che una bandiera Tricolore accoglie chi entra dalle porte questo teatro, come chi varca ogni giorno la soglia di ogni scuola.

La scuola, dunque, il luogo in cui si coltivano le generazioni future e il loro senso critico. Il contesto in cui imparare la convivenza e la condivisione, in cui esplorare le proprie radici culturali e da lì iniziare a disegnare il proprio futuro. Non smettiamo di investire in educazione, cultura e sostegno sociale e psicologico, perché se è vero che vivremo le conseguenze del long covid sanitario, altrettanto vero è che ci attende un conto salato rispetto ad un long covid sociale, in particolar modo tra le generazioni di giovani ed adolescenti. Nel ringraziare ancora una volta docenti, personale scolastico e dirigenti per il grande lavoro, la capacità costante di reinventarsi e mettersi in discussione in questi due anni di pandemia, ci appelliamo allo Stato affinché in questo momento complesso e in quelli altrettanto complessi che seguiranno, la scuola e la crescita dei giovani rimangano priorità centrali dell'agire del Governo.

 Un Tricolore che è lavoro. È il modo attraverso il quale, come scolpito già dai primissimi articoli della nostra Costituzione, ogni cittadino e cittadina può e deve contribuire al progresso materiale e spirituale della società. È Tricolore il lavoro quando è strumento di riscatto e di crescita, personale e professionale, ma anche e soprattutto collettiva.  

Lavoro, è dove si riconosce l’importanza e la centralità del dialogo tra imprese, parti sociali e sindacali, dove lo scontro sociale si trasformi in ricerca costante di punti di equilibrio utili alla creazione di un benessere sempre più diffuso e meno diseguale, che contribuisca cioè a creare un futuro migliore partendo dalle categorie più fragili della nostra società. Non è invece Tricolore il lavoro che ricorre allo sfruttamento, alla precarietà per interesse economico, al caporalato, al lavoro nero. Non lo è quando l'essere donna diviene ostacolo alla progressione di carriera o discriminante salariale. È lontano altresì dallo spirito del 1797 chi cerca continuamente di appropriarsi di simboli legati alla Patria per alimentare disinformazione scientemente costruita, cavalcare le paure e compiere atti di violenza come è stato l'assalto alla sede nazionale della CGIL, casa per eccellenza del lavoro e di tutti i lavoratori.

 Un attacco ai sindacati, tutti. Un attacco al lavoro. Un attacco fascista. E per quanto ci riguarda, qui a Reggio Emilia, culla dell'antifascismo e della Resistenza, terra dei fratelli Cervi, di Quarto Camurri, di Don Pasquino Borghi (tra i tanti), un attacco alla Democrazia. Un attacco al Tricolore.

 Incontreremo sempre chi cerca di celare i propri interessi di parte dietro ai colori unitari della nostra bandiera, sta a noi non farci ingannare, guardarci intorno e cercare chi porta autentico il vessillo ed i valori fondativi che oggi celebriamo.

Un Tricolore che è cura e sanità. Se c'è un ambito dove i valori illuministi dello studio e ricerca, saperi e cultura, lavoro e miglioramento delle condizioni di vita dei nostri concittadini - e dunque dell'intera società – paiono rasentare una perfetta sintesi, quello è la sanità. Verrebbe quindi quasi automatico pensare che: sanità è Tricolore. E invece no, in un momento ancora e quanto mai complesso come questo, dobbiamo ribadire con forza come la pandemia abbia riposto al centro dell'attenzione l'imprescindibilità – oltre che la non scontata conquista - di un sistema sanitario pubblico e universale. E non semplicemente di “un sistema sanitario”.

Abbiamo ancora negli occhi le proteste di sedicenti patrioti che inveivano contro green pass e vaccini. E sebbene il diritto di manifestare debba essere sempre garantito, com’è stato anche in mezzo alle restrizioni sanitarie più dure, non crediamo ci sia più spazio per l'egoismo a cui troppo spesso abbiamo assistito in questi lunghi mesi. Quello delle ritrosie, delle ignoranze, delle speculazioni politiche e della disonestà intellettuale. Un atteggiamento che ostacola tutto il sistema sanitario e perciò tutti noi. E allora, ringraziando, ancora una volta, per l'instancabile ed estenuante servizio che stanno svolgendo medici, infermieri e professionisti sanitari, nel ricordare come in questo momento, in tutto il Paese, migliaia di nostri concittadini siano giustamente preoccupati e in attesa di prestazioni sanitarie che faticano ad essere regolarmente programmate proprio a fronte dell'emergenza sanitaria in atto.

Allo Stato, e a tutte le forze politiche, chiediamo di continuare ad avere coraggio nelle scelte che devono necessariamente condurci al più presto alla fine di questa pandemia, all'inizio di una nuova normalità ed accanto a questo, vogliamo rinnovare e porgere il nostro pieno servizio e la ferma volontà di enti locali per costruire insieme, anche grazie alle preziose risorse del PNRR, la nuova sanità pubblica del futuro.

Quella degli ospedali, certamente, ma anche e soprattutto quella territoriale, della telemedicina, delle case di comunità e degli ospedali di comunità. La pandemia ha accelerato e reso ancor più visibili criticità e lacune - non in ultima la drammatica carenza di medici, infermieri e professionisti sanitari - oggi anche grazie alle preziose risorse del PNRR, dobbiamo cogliere con grande velocità e altrettanto pragmatismo questa decisiva sfida rifondativa: nelle strutture, nella tecnologia, nella programmazione del personale.  

Possiamo farlo, dobbiamo farlo. Vogliamo farlo, insieme!

Un Tricolore che è solidarietà. Perché dopo anni di esaltazione sfrenata dell’individualismo, gli ultimi mesi ci hanno posto davanti agli occhi come il destino di ognuno sia indissolubilmente legato a quello dell’altro. Se la malattia è un fatto personale, l’epidemia è presto divenuta un fatto sociale condiviso. Ed è forse questa la consapevolezza più difficile da maturare. Il vaccino, come il distanziamento e le mascherine, sono atti di tutela non soltanto verso sé stessi, ma anche verso gli altri. Sono forme tanto fondamentali quanto basilari di consapevolezza del vivere civico e della solidarietà. Ecco, il Tricolore è anche solidarietà. È la consapevolezza che, come dice Papa Francesco, “Nessuno si salva da solo”, che un popolo è tanto più forte quanto più è disposto a tendersi la mano proprio nei momenti di difficoltà.

 “Gli altri siamo noi”, anzi, diventiamo noi quando compiamo scelte personali migliori per tutti e non soltanto per noi stessi. È quel principio che trova nell’associazionismo e nel volontariato la sua articolazione pratica. Che vede migliaia di persone in tutt’Italia che senza alcuna pretesa di extra profitto oltre alla riconoscenza e alla gratitudine, dedicano ore e in alcuni casi vite intere a essere d’aiuto agli altri.

 Nel salutare e ringraziare tutti gli ospiti di oggi, un saluto particolare mi sia concesso ai colleghi sindaci, a loro il mio personale ringraziamento per quanto fatto a servizio delle nostre comunità e di tutta la comunità provinciale soprattutto in questi ultimi 23 mesi. Insieme abbiamo costruito un allineamento istituzionale decisivo e prezioso, per la pandemia ma non soltanto, tutt'altro che scontato e che va ben al di là delle differenti provenienze politiche. Non è finita, lo sappiamo bene, e tanto ci sarà da fare nella fase di ricostruzione post pandemica.

 Ma non saremo soli. Al nostro fianco le tante anime che contraddistinguono le nostre comunità, che  ci camminano a fianco servendo il Paese, consentendoci di raggiungere traguardi altrimenti, da soli, non raggiungibili. La fascia Tricolore attraversa il petto, e sta vicino al cuore. È un monito quotidiano per ogni sindaco, un orgoglio, un faro che ne guida l’azione. Non perdiamo tempo: abbiamo insieme un futuro da costruire.

Un futuro che è già cominciato: avanti, insieme!

 W l'Italia. W la Repubblica. W il Tricolore!

 

Giorgio Zanni - Presidente della Provincia di Reggio Emilia