Nel pomeriggio di mercoledì 5 gennaio, il Consiglio dei ministri si è riunito per decidere le nuove regole in vista dell'aumento dei contagi dovuti alla variante Omicron e del rientro in classe, in Emilia Romagna previsto per oggi venerdì 7 gennaio. "I provvedimenti di oggi vogliono preservare il buon funzionamento delle strutture ospedaliere e, allo stesso tempo, mantenere aperte le scuole e le attività economiche", afferma il premier Mario Draghi aprendo la seduta. "Vogliamo frenare la crescita della curva dei contagi e spingere gli italiani che ancora non si sono vaccinati a farlo. Interveniamo in particolare sulle classi di età che sono più a rischio di ospedalizzazione per ridurre la pressione sugli ospedali e salvare vite".
La misura più importante è quella riservata agli over 50, che dal 15 febbraio avranno l'obbligo di vaccinarsi per potersi recare sul luogo di lavoro, pena la sospensione dello stipendio o di qualunque "altro compenso o emolumento comunque denominato". Si riattiverà dunque lo smart working, dove possibile, per i lavoratori sprovvisti di super green pass; anche se le imprese sono autorizzate a sostituire il lavoratore non vaccinato, oltre che a multarlo se si presenta comunque sul posto di lavoro. E per gli ultra 50enni che invece non lavorano scatta comunque l'obbligo vaccinale entro il 15 giugno 2022.
Scuole
Il Consiglio ha accolto le proposte avanzate dalle Regioni riunitesi il 4 gennaio in Commissione salute in merito al rientro in sicurezza tra i banchi di scuola. Per le scuole dell'infanzia (0-6 anni) rimane l'obbligo di una quarantena di dieci giorni per tutti i bambini in caso di un positivo. Per le scuole elementari e fino alla seconda media, la quarantena scatta dopo due casi positivi e durerà 7 giorni. Mentre cambiano le disposizioni per i ragazzi e ragazze dai 13 anni in su (ovvero quelli con la percentuale di vaccinati maggiore). In terza media e nelle scuole superiori con tre casi positivi solo gli studenti non vaccinati andranno in Dad, mentre la quarantena scatterà per tutta la classe in caso di quattro o più persone risultate positive.
Green pass base e rafforzato
Cambiano le regole anche per accedere ai servizi alla persona, come parrucchieri, barbieri ed estetisti. Dal 20 gennaio e fino al 15 giugno saranno infatti accessibili solo con il green pass base o rafforzato. Inoltre, dal 1° febbraio e sempre fino al 15 giugno saranno tenuti a esibire il green pass base anche i clienti – oltre che i lavoratori – di:
- servizi bancari e finanziari;
- negozi e centri commerciali;
- uffici pubblici, Comuni, Province, Regioni;
- servizi pubblici (come Poste, Inps e Inail).
Chi non ha il green pass base (che ricordiamo si ottiene con tampone antigienico o molecolare negativo) potrà quindi accedere solo ai servizi essenziali come farmacie e supermercati.
Qui il link all'articolo del Corriere dove si ricorda cosa si può e non si può fare a seconda del tipo di green pass posseduto (se base, rafforzato o con terza dose).
Mentre le limitazioni per i non vaccinati si vanno allargando, e “inasprendo”, mi sembra essere poco o nulla considerato l’eventuale possesso degli specifici anticorpi, che non riterrei una questione secondaria o irrilevante (quantomeno a mio modesto avviso).
Circa un anno fa, un articolo di stampa stimava intorno ai due milioni quanti avevano superato l’infezione, e altrettanti venivano ipotizzati coloro che erano entrati in contatto col virus senza accorgersene, ma sviluppando comunque gli anticorpi similmente ai primi.
Mi è capitato in seguito di leggere il parere di un esperto che, nel ribadire l’importanza degli anticorpi come strumento di protezione, faceva altresì presente che la memoria immunologica può permanere anche se col tempo gli anticorpi vanno via via diminuendo.
Se quanto sopra riportato ha fondamento, e io non ho ragione di dubitarne, oggi potrebbe essere che, da allora, sia significativamente cresciuto il numero di persone, appartenenti alle due suddette categorie, che sono provviste di anticorpi o di memoria immunologica..
A fronte di ciò, se qualcuno di loro potesse giustappunto comprovare di aver maturato gli anticorpi, essendosi sottoposto ai relativi esami sierologici, e ritenesse di avvalersi di tale sua condizione, mi augurerei che ne tenessero conto le misure che si stanno adottando.
P.B. 06.01.2022
P.B.
Buongiorno,avete omesso di specificare che quanto riportate in realtà è l interpretazione di una bozza non ancora pubblicata in Gazzetta ufficiale.
Il Ministero della Salute risponde:
“Si ribadisce che l’esecuzione di test sierologici, volti a individuare la risposta anticorpale nei confronti del virus, non è raccomandata ai fini del processo decisionale vaccinale. Per tale motivo la presenza di un titolo anticorpale non può di per sé essere considerata, al momento, alternativa al completamento del ciclo vaccinale”, si legge sul documento di agosto firmato da Gianni Rezza, Direttore Generale della Prevenzione sanitaria. Da qui il consiglio: se per curiosità personale si vuole sapere qual è stata la risposta immunitaria che si faccia pure il test, ma spendere decine di euro pensando poi di non fare il richiamo vaccinale se si hanno ancora molti anticorpi è del tutto sbagliato”
(Giovanni Annigoni)
Il doveroso rispetto nei confronti delle parole del Direttore Generale della Prevenzione Sanitaria, qui riportate dal terzo commento, non impedisce che anche i “non addetti ai lavori” possano avanzare considerazioni – ovviamente opinabili, e anche smentibili – nonché porsi domande in argomento.
Se non sbaglio, dovrebbe valere anche nella fattispecie il generale principio che ai vaccini è affidato il compito di far sviluppare specifici anticorpi verso i rispettivi agenti patogeni, e viene pertanto da chiedersi per quale ragione debba ricorrere al vaccino chi fosse già provvisto di tali anticorpi.
Ancora, se “la presenza di un titolo anticorpale non può di per sé essere considerata …”, viene spontaneo domandarsi in quale altro modo si sia compreso, e verificato, che la protezione data dalla vaccinazione si indeboliva dopo un certo periodo di tempo, tanto da rinnovarla col “richiamo”.
P.B. 07.01.2022