Nei giorni scorsi è scomparso l'ex professore dell'Itis Giovanni Cagnoli. Pubblichiamo un ricordo di Matteo Manfredini.
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Prima dell’ora di italiano tutti sapevamo che stava per iniziare una piccola commedia. Confusi da numeri e formule delle materie tecniche, con lui arrivava un'aria tutta diversa. Storia e letteratura trovavano nuove forme e suggestioni. A volte talmente surreali che certe scene scatenavano sonore risate in classe. Eppure sono sicuro che tutti i miei compagni di 2G ITIS anche oggi si ricordano dei capponi di Renzo o del mar Mediterraneo come quel grande minestrone di popoli e culture in ebollizione all’alba della storia.
Se la confusione in aula superava un limite ben preciso venivamo richiamati all’ordine dall’urlo: “Fanciulli! Adesso basta!”. Una frase che era diventata una massima e che noi studenti associavamo subito ad una faccia: quella del Prof. Cagnoli. Spesso i suoi rimproveri avevano una prosa talmente sconclusionata da diventare paradossalmente coerenti.
Gianni non era un professore comune.
Quando non era giornata risultava difficile avvicinarlo, ma se la congiuntura era favorevole sapeva diventare affabile e incredibilmente loquace, fino a lasciarsi benevolmente prendere in giro.
Eravamo sempre in ritardo sul programma, perché le sue divagazioni (che a volte duravano ore) non potevano trovare spazio nella pianificazione ministeriale.
Eppure nelle pieghe della sua personalità si nascondeva qualcosa di unico. Forse un genio non chiaro mescolato ad un anticonformismo portato all’eccesso. Così, magari senza volerlo, ha insegnato a noi adolescenti cose più importanti di date e nomi da memorizzare.
Ci ha insegnato ad abbracciate e coltivare la nostra originalità, a non avere paura di andare contro il moralismo diffuso, ad articolare il pensiero attraverso ragionamenti che uscivano dai muri scolastici.
Le sue lezioni tenute al bar in segno di protesta, le litigate in aula con il preside, la storia spiegata attraverso i testi di vecchie canzoni celavano un messaggio profondo: quello di una scuola che oltre ad insegnare doveva coinvolgere gli studenti per educarli.
Fare il professore a Gianni piaceva, non un lavoro ma una missione che continuava anche dopo la campanella d’uscita.
Riusciva a trovare qualcosa di buono anche nei più ottusi o in chi di studiare non ne aveva proprio voglia. Premiava le risposte imprevedibili, chi sapeva osare, senza fare differenze tra prime e ultimi della classe.
Ci si incontrava spesso anche dopo le superiori.
Gianni aveva abbracciato una personale visione delle cose, un mondo dove i significati non erano sempre univoci. Un processo simile a quello che accade ai poeti e agli artisti. Era il suo rimedio personale per tenersi lontano dalle ipocrisie, dal perbenismo e dalle banalità.
Ricordo uno dei nostri ultimi caffè in un bar di Castelnovo, assieme ai suoi libri antichi (o forse semplicemente vecchi) che portava sempre con sé. Anche quella volta non perse occasione per denunciare i troppi inglesismi del mio discorso. Non mi chiedeva mai che lavoro facessi a Bruxelles, preferiva parlarmi di Lévi-Strauss, di Simenon, di Magritte attraverso forbite citazioni in francese.
Abbiamo avuto decine di professori all’ITIS. Molti dei loro volti, gesti e discorsi sono stati cancellati dallo scorrere del tempo. Ma chi ha avuto Cagnoli non ha dimenticato quel modo di spiegare che sconfinava nella recitazione.
Se n’è andato in silenzio. Senza farsi notare. L’opposto di quanto accadeva in aula durante le sue lezioni.
Matteo Manfredini
Un bell’ articolo, un bel ricordo da cui si può desumere che sia servito a qualcosa anche il prof. Cagnoli. Complimenti all’ autore.
Roberto Pastorelli
Il tuo articolo mi ha commosso.
Grazie.
Patrizia Croci
sentite condoglianze alla famiglia
Cleofe Valentini
Arrivederci prof, non la dimenticheremo.
Riposi in pace.
Alex Albertini
5 F ITI anno 2006
Alex Albertini
Un ricordo stupendo che mi rimanda con malinconia a metà anni ‘90, classe 1G ITI, dove, dopo aver fumato un caffè e bevuto una sigaretta (come amava dire Gianni) si potevano cogliere concetti come “fenomeno storico di lunga durata” e altre perle della École des Annales.
Andrea Fiocchi
Sì,Gianni abbiamo dovuto lasciarlo andare in silenzio,senza che nè io-sua sorella-nè AnnaMaria sua nipote,con la propria famiglia,potessimo essergli fisicamente vicino al momento del commiato,entrambe impossibilitate per motivi sanitari.Ed il non essergli accanto ci ha causato una grande sofferenza,che si è aggiunta al dolore della sua perdita, anche se confortate dalla bontà di coloro che sono andati a salutarlo e che ringraziamo di cuore.Ringraziamo tutte le persone che,in modi diversi,ci sono state vicine,tutto il personale di Villa delle Ginestre per le cure prestate con affetto e competenza.Grazie ai sacerdoti don Giovanni e don Alcide,al signor Poli Fiorenzo,all’amministratore di sostegno Tincani Valentina.
La nostra riconoscenza,infine,al signor Mammi che,in questa circostanza per noi di grave difficoltà,ha costituito un valido aiuto.
Appena terminerà la situazione di emergenza causata dal diffondersi del contagio Covid,faremo celebrare per Gianni una S.Messa di suffragio e ne verrà data notizia
.Mariolina Cagnoli, Annamaria con Francesco e Maria Elena.
Ma che bello questo racconto del prof.Cagnoli! Non conosco il signor Manfredini e ho solo uno sbiadito ricordo visivo del prof. Cagnoli, ma credo che un insegnante ricordato con questo sguardo tenero e illuminato non abbia vissuto invano.
Un abbraccio ai familiari, gabriella
Mi fa piacere questo bel ricordo di Matteo Manfredini. Condoglianze a Mariolina, ad Annamaria e famiglia. Dilva Attolini
Dilva Attolini