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Da oggi anche in Italia la pillola anti-Covid per curare pazienti non gravi

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Nella seduta del 22 dicembre l'Agenzia italiana del farmaco ha approvato il commercio e la somministrazione a pazienti non gravi della pillola antivirale contro il Covid, chiamata molnupiravir. Questa permette di curare i positivi direttamente a casa con un trattamento di cinque giorni, per prevenire le ospedalizzazioni.

Da oggi il farmaco viene distribuito alle Regioni e per la sua prescrizione è previsto l’utilizzo di un Registro di monitoraggio che sarà presto accessibile online sul sito della stessa Aifa. Lo potranno ricevere pazienti Covid-19 non ricoverati con recente insorgenza della malattia da lieve a moderata, ma con condizioni cliniche che rappresentano specifici fattori di rischio per lo sviluppo della malattia grave. Molnupiravir è un antivirale orale che deve essere assunto in caso di positività al Covid entro 5 giorni dall’insorgenza dei sintomi, due volte al giorno per cinque giorni.

Non può essere prescritto per autodiagnosi dei sintomi, ma segue la stessa procedura degli anticorpi monoclonali: saranno i medici di medicina generale e gli ospedali a prescriverla ai pazienti selezionati. A ogni Regione spetta invece decidere come distribuire la vendita: presumibilmente, all’inizio il farmaco sarà presente nelle farmacie ospedaliere, in seguito anche nelle farmacie autorizzate.

La tecnologia di questo antivirale funziona nel produrre alterazioni del materiale genetico (Rna) del virus durante la replicazione in modo da renderlo incapace di moltiplicarsi. Secondo i produttori (il colosso farmaceutico americano Merck Sharp & Dohme in partnership con Ridgeback Biotherapeutics) la pillola non colpisce la proteina spike del Covid, per questo la sua efficacia sarebbe garantita a prescindere dalle varianti presenti e future. Uno dei maggiori problemi relativi a questo farmaco, però,  è quello di riuscire a somministrarlo in tempo. La pillola deve infatti essere assunta entro 5 giorni dall’insorgenza dei sintomi, ma arrivare a intercettare la malattia così rapidamente non è scontato. Non è detto che un paziente all’esordio dei sintomi (comuni a molte altre malattie virali) venga subito sottoposto a tampone, specie in un momento come questo dove i tamponi processati continuano ad aumentare.

Il farmaco però non sostituisce la vaccinazione, semmai la affianca nei casi di persone che non rispondono bene all'immunizzazione. Questo perché non solo il farmaco ha una bassa efficacia nel prevenire le ospedalizzazioni (circa il 30%), ma anche perché la sua durata ha un azione limitata di un paio di giorni.

La pillola della società statunitense Merck è il primo farmaco in pillole indicato per la cura dell’infezione da coronavirus a essere registrato. Ma a marzo dovrebbe prendere il via la distribuzione del secondo antivirale autorizzato dall’Agenzia Europea del Farmaco (EMA), il Paxlovid brevettato da Pfizer, che agisce e si prende in modo simile alla pillola Merck ma, secondo i test più recenti effettuati dall’azienda, ha un’efficacia dell’89%.