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La cerca del tartufo patrimonio immateriale dell’Unesco

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La decisione è stata comunicata ieri, giovedì 16 dicembre, a seguito del pronunciamento del Comitato intergovernativo Unesco. La "Cerca e cavatura del tartufo in Italia: conoscenze e pratiche tradizionali" è ufficialmente iscritta nella lista Unesco del Patrimonio culturale immateriale.

"Uncem esprime la soddisfazione a tutti i Comuni montani per questo risultato - afferma Marco Bussone, Presidente nazionale - Perché il tartufo è territorio e comunità. È imprese e valore. Valori dei territori rurali e montani del Paese. Dal bianco allo scorzone, dalla Langa fin giù all'Appennino, la cerca del tartufo patrimonio unesco sarà strumento per i territori nella ripartenza. Uncem lo dice guardando a tutti quei Comuni che sono paesi e città del tartufo, con i quali potremo lavorare e interagire in maniera ancor più forte dopo i risultati di oggi".

Una candidatura di carattere nazionale per l’Italia, che ha visto il coordinamento tecnico-scientifico istituzionale del Servizio II- Ufficio UNESCO del Segretariato Generale del Ministero della Cultura (MiC), il cui percorso è stato seguito e implementato dalla partecipazione diretta e costante della vasta comunità che si identifica nell’elemento, una rete interregionale nazionale composta dall’Associazione nazionale Città del tartufo, soggetti riuniti in gruppi associati nella Federazione nazionale associazioni tartufai italiana (Fnati), da altre libere Associazioni e da singoli Tartufai.

La ‘Cerca e cavatura del Tartufo in Italia’ rappresenta un patrimonio culturale immateriale di conoscenze e pratiche tramandate oralmente per secoli, che caratterizzano la vita rurale dei tartufai nei territori tartufigeni italiani. Un patrimonio incentrato sulla profonda conoscenza dell’ambiente naturale e dell’ecosistema, che enfatizza il rapporto tra uomo e animale, riunendo le competenze del tartufaio e quelle del cane con la sua capacità olfattiva, di cui l’uomo è abile addestratore e con il quale crea un rapporto simbiotico. Una tradizione antica che racconta di una pratica che accomuna tutta l’Italia, da Nord a Sud, declinata secondo l’identità culturale locale, tramandata attraverso storie, aneddoti, pratiche e proverbi che raccontano di un sapere che riunisce vita rurale e tutela del territorio.

"Siamo entusiasti di questo risultato, finalmente ce l’abbiamo fatta – ha commentato Michele Boscagli, presidente di Anct –. Otto anni di lavoro sono stati apprezzati, è stato un percorso che, grazie alle istituzioni competenti, ha dato l’opportunità a tutti i soggetti coinvolti di comprendere l’importanza di salvaguardare saperi e conoscenze della tradizione dei tartufai italiani. Un patrimonio collettivo, prezioso anche per le generazioni future, che va ben oltre il valore del prodotto in sé".

"È un obiettivo che ci eravamo posti e dopo un lungo lavoro siamo riusciti a raggiungerlo – ha precisato Fabio Cerretano a nome delle associazioni dei tartufai italiani – la Cerca e cavatura del Tartufo è un grande patrimonio culturale immateriale tramandato di generazione in generazione fatto di storia, di cultura e di tradizioni che abbraccia tutta l’Italia, da nord a sud, e ora ottiene questo prestigioso riconoscimento dall’Unesco. Un sogno che finalmente si avvera".

 

AGGIORNAMENTO ----

 

Il sindaco di Toano e il presidente dell'associazione tartufai plaudono a questo importante riconoscimento 

Ha suscitato grande emozione e soddisfazione anche sull’appennino reggiano l’inserimento della tradizionale pratica della “Cerca e cavatura del tartufo in Italia” nella lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale dell'umanità Unesco.

A Roma ha partecipato all’evento anche Lino Costi, toanese, presidente dell’associazione tartufai reggiani e coordinatore delle associazioni tartufai dell’Emilia Romagna, che rimarca l’importanza del riconoscimento e anche le ricadute per l'appennino reggiano. “È molto importante sottolineare che l’inserimento nel patrimonio Unesco non è del tartufo in quanto prodotto, ma in modo più ampio proprio l’attività di cerca e cavatura del tartufo. Un’attività dietro alla quale sta un mondo fatto di saperi e conoscenze antiche, tramandate spesso di padre in figlio. E che anche per i nostri territori ha rappresentato una grande opportunità: fin dal primo dopoguerra, e anche negli anni ’70, ’80 e successivamente, la cerca del tartufo è sempre stata un’attività in grado di portare risorse a tante famiglie e aiutarne il sostentamento. Un’attività divenuta patrimonio culturale Unesco proprio perché raggruppa tutta questa bella e affascinante tradizione, per questo giovedì a Roma abbiamo provato un grande orgoglio e anche una certa commozione. Del resto per arrivare a questo riconoscimento è stato necessario un iter davvero lungo. I primi a credere nella candidatura Unesco e ad avviare il percorso, nel 2013, ben 8 anni fa, sono stati i promotori dell’associazione nazionale città del tartufo, di cui è membro anche il comune di Viano, che si è impegnato fortemente per questo risultato. È stato necessario uno sforzo notevole, al quale hanno contribuito anche le nostre associazioni e, tramite queste, tutto il territorio appenninico”.

Parlando di questa tradizione sul territorio dell’appennino reggiano e più in generale tosco-emiliano, Costi prosegue: “Siamo un territorio di elezione: in Emilia-Romagna sono presenti tutte e 9 le specie commercializzabili in Italia, ed è la regione con il più alto numero di tartufai abilitati. Il 40% del prodotto lordo legato ai tartufi passa dall’Emilia-Romagna. E anche giovedì a Roma, i tartufi che sono stati donati alla sottosegretaria Borgonzoni e agli altri presenti venivano dalla nostra regione. Ci sono aree come la Valle del Secchia e la Valle del Tresinaro che offrono prodotti di grande qualità, e oltre al Comune di Viano anche il Comune di Toano è molto attivo nella loro valorizzazione, con l’annuale Festa del tartufo”. Conclude Lino Costi: “Questo riconoscimento sarà importante anche per tutelare l’attuale status giuridico che norma l’attività di cerca e cavatura: in Italia deve restare possibile andare nei boschi e nei campi non coltivati a cercare il tartufo. Non in tutti gli Stati è così, ma dobbiamo difendere questa tradizione perché in tutto il mondo, se si parla di tartufi, il primo Stato a cui si collega questo straordinario prodotto d’eccellenza è l’Italia. Un prodotto apprezzato e ricercato veramente ovunque, lo esportiamo in 72 paesi. Vorrei sottolineare che ci sono finalmente in cantiere importanti azioni di valorizzazione, già finanziate, anche da parte dell’assessorato all’agricoltura della Regione, che ha iniziato questo percorso con l’assessore Alessio Mammi che ne ha subito capito il valore: l’ho sentito dopo l’ufficializzazione del riconoscimento ed era davvero molto contento, così come anche i sindaci di Viano e Toano”.

Soddisfazione che viene espressa appunto dal sindaco di Toano, Vincenzo Volpi: “C’è grande orgoglio nell’apprendere questa importantissima notizia: l’attività di ricerca dei tartufi è una tradizione radicata nel nostro territorio dove ha numerosi appassionati. Un’attività che valorizza il nostro ambiente, ma anche la nostra gastronomia tipica. Da anni la Fiera del tartufo di Cavola rappresenta un appuntamento molto partecipato, anche oltre i confini provinciali, a dimostrazione di come questa attività possa avere anche un richiamo turistico importante. Ringrazio Lino per il suo impegno costante”.