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Consorzio di Bonifica dell’Emilia Centrale: per Unimore più che soddisfacente la risorsa idrica fornita per l’irrigazione

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Qualità più che soddisfacente della risorsa idrica quella che l’Emilia Centrale fornisce per l’irrigazione. Lo stabilisce un studio condotto dal Dipartimento di Scienze della Vita dell’Università di Modena e Reggio Emilia, che ha rilasciato il Rapporto sullo stato qualitativo delle acque destinate all’irrigazione del Consorzio di Bonifica dell’Emilia Centrale.

La rete di canali ed impianti consortili preleva le acque a fini irrigui dalle tre derivazioni fluviali dal fiume Po grazie all’impianto idrovoro di Boretto (da cui viene prelevata circa il 70% della risorsa complessiva), dal fiume Secchia a Castellarano e Sassuolo (15 % circa) e dal Torrente Enza a Cerezzola (7% circa). La parte restante è prelevata da un sistema di pozzi consortili nonché dal depuratore di Mancasale, che fornisce circa 6 milioni di acqua depurata dal Gruppo IREN ed affinata, costantemente monitorata allo scopo di autorizzare la sua successiva efficace immissione nell’estesa rete irrigua del Consorzio.

Lo staff di tecnici esperti dell’Università ha operato capillarmente da ben 25 punti di prelievo ritenuti maggiormente significativi, tra cui ovviamente proprio quelli in corrispondenza delle derivazioni da Po, Secchia ed Enza e analizzando dati specifici di tre distinti prelievi.

L’esito risulta più che soddisfacente e l’analisi complessiva e dettagliata contenuta nel Report dell’Università (che il Consorzio dell’Emilia Centrale, all’insegna della sua mission di totale trasparenza verso tutti i consorziati e la cittadinanza del comprensorio, pubblica come consuetudine sul portale dell’ente), si conclude con buone classificazioni e performances della risorsa idrica  analizzata secondo i descrittori LIMeco (Livello Inquinamento Macrodescrittori per lo stato ecologico) e LIM (Livello Inquinamento tramite Macrodescrittori). In entrambe le classificazioni infatti lo stato delle acque irrigue si è dimostrato in alcuni casi addirittura elevato, in altri buono e nei restanti comunque sufficiente.

Questi dati positivi sono in linea con quelli rilevati ed analizzati ormai da una decina d’anni, fino al 2019, dall’Istituto Zanelli in collaborazione con l’agenzia regionale qualificata ARPAE. “Per cui si può affermare che le analisi effettuate in oltre un decennio – ha commentato il presidente del Consorzio dell’Emilia Centrale Marcello Bonvicini – ci restituiscono un quadro dello stato qualitativo delle acque immesse nella rete consortile assolutamente compatibile con l’utilizzo a cui la risorsa idrica è destinata, ovvero quella di consentire ininterrottamente la produzione agricola di eccellenza della nostra pianura”.

In conclusione, va comunque evidenziato che il Consorzio di Bonifica non ha alcuna competenza diretta sulla qualità delle acque che la rete consortile veicola per lo più a cielo aperto e pertanto, a differenza dei gestori delle reti acquedottistiche, non può direttamente rispondere della qualità stessa della risorsa idrica distribuita. Pur tuttavia gli amministratori del Consorzio hanno, da tempo, ritenuto opportuno affrontare la questione per migliorare il servizio rivolto alle imprese agricole così rilevanti per l’economia del nostro territorio.

Il Rapporto del Dipartimento di Scienze della Vita dell’Università di Modena e Reggio Emilia sulla qualità delle acque irrigue 2021, così come quelli degli anni precedenti come anticipato (dal 2016 al 2019) sono consultabili alla pagina web https://www.emiliacentrale.it/consorzio-trasparente/informazioni-ambientali/.

2 COMMENTS

  1. Ringraziamo il Consorzio di Bonifica dell’E.C. per aver divulgato i risultati delle analisi delle acque fatte da UniMORE e che questi dati risultano, a loro avviso, soddisfacenti. Da parte nostra non comprendiamo come si possono dichiarare soddisfacenti quando a pag. 2 si legge che in Italia non esiste una normativa prescrittiva relativa alla qualità delle acque irrigue; sorprende anche leggere che il Consorzio di Bonifica non ha alcuna competenza diretta sulla qualità delle acque distribuite; ma allora di chi è la responsabilità delle acque cedute al campo per irrigare ciò che si mangia?. Oltre a questo nelle analisi di UniMORE non sono riportati i valori delle Micro/Nano plastiche, argomento di cui si parla ovunque. Recentemente alcuni ricercatori portoghesi hanno pubblicato sulla rivista Science of The Total Environment che le microplastiche, ingerite in alte concentrazione o alta suscettibilità individuale, potrebbero causare lesioni infiammatorie, stress ossidativo, e persino cancerogenicità e mutagenicità; pur dichiarando che è ancora presto per trarre conclusioni allarmistiche; ma sapere quante ne contengono le acque del Po riteniamo dovrebbe rientrare nei principi precauzionali. Resta il fatto che l’invaso di Vetto, come da lavori sospesi conterrebbe solo 100 milioni di metri cubi di acqua ad uso plurimo, a fronte degli oltre 200 milioni che il solo impianto di Boretto solleva ogni anno, per cui la Diga di Vetto non escluderebbe l’uso delle acque del Po, potrebbe ridurle in occasioni di maggior inquinamento o nei periodi di “magra”. Si conclude dicendo che non trattenere 100 milioni di mc delle acque dell’Enza nei periodi di abbondanza, a nostro avviso è un vero “sacrilegio”, una cosa veramente inspiegabile, perchè la Diga di Vetto, come da lavori avviati, garantirebbe ottima acqua a tutti, tanta energia pulita di cui abbiamo enorme bisogno e un futuro ai paesi montani.

    Franzini Lino Presidente della Municipalità di Ramiseto

    • Firma - Franzini Lino Presidente della Municipalità di Ramiseto